Il Superbonus 110% si è rivelato un’ottima opportunità per la filiera immobiliare, facendo registrare nel trimestre luglio-settembre 2020 la nascita di 4.971 nuove imprese edili e consentendo, così, al sistema imprenditoriale italiano di tenere le posizioni, aumentando di quasi 24mila unità rispetto al trimestre precedente (dati Unioncamere-InfoCamere).
Non solo, il superbonus si è rivelato un valido alleato anche nella transizione ‘green’ grazie a un sistema di agevolazioni sulle spese sostenute per una serie di interventi volti al miglioramento dell’efficienza energetica e messa in sicurezza degli edifici, tanto da trovare il sostegno del mondo del crowdfunding energetico: una forma di finanziamento dal basso nel settore delle energie green e rinnovabili per la realizzazione di progetti sostenibili e di transizione energetica, al fine di ridurre la dipendenza dalle fonti fossili e contribuire allo sviluppo di infrastrutture e tecnologie innovative.
Ora, però, la burocrazia rischia di bloccarlo. I cantieri aperti, infatti, sono ancora pochi nonostante il superbonus preveda la possibilità di cedere il credito di imposta all’impresa che esegue i lavori o alla banca che partecipa all’operazione. Le imprese del settore chiedono il prolungamento della misura di almeno cinque anni oltre la sua data di scadenza prevista per fine giugno 2022, così da evitare che a tanti sia precluso l’accesso ai benefici e di scongiurare un aumento dei prezzi per gli interventi di riqualificazione.
Un ulteriore ostacolo risiede nel fatto che pochi Comuni sono in grado di fornire i documenti necessari in breve tempo e che, spesso, questi documenti sono difformi rispetto alla documentazione catastale. Alle banche è, poi, richiesto di snellire e velocizzare le procedure per la cessione del credito d’imposta una volta ottenuta la documentazione necessaria a procedere.
Infine, rispetto alla domanda in crescita, sono scarsi sul mercato i professionisti (ingegneri, geometri, architetti) a cui affidare lo sviluppo delle pratiche, che necessita una integrazione delle competenze che richiede la figura del general contractor.
Potenzialmente in Italia sono 1,2 milioni i condomini candidati alla ristrutturazione. Ma per ottenere l’agevolazione è necessario dimostrare, con verifiche e relativa documentazione, la piena conformità alle normative urbanistiche e che almeno il 25% delle parti comuni sia coibentato.