Una buona notizia investe il settore dell’edilizia in legno: anche il legname di faggio è ora riconosciuto ufficialmente come materiale adatto all’utilizzo nelle costruzioni. Una certificazione che rappresenta uno step verso una maggiore autonomia dell’Italia nell’approvvigionamento di legname, che ad oggi è importato dall’estero per l’80%, anche perché insieme al castagno è la specie arborea più diffusa in Italia, con oltre un milione di ettari di superficie.
Un settore, quello dell’edilizia in legno, che ha raggiunto nel 2020, nonostante la pandemia, un fatturato totale di 1,39 miliardi di euro, con l’Italia che si posiziona quarta in Europa per edifici costruiti in questo materiale. A fare da traino, secondo il sesto Rapporto Edilizia in Legno del centro studi di FederlegnoArredo di fine 2021, è l’edilizia privata.
Milano, Torino, Firenze e le maggiori città del Nord e Centro Italia presentano, ormai, numerosi esempi di come l’ingegneria in legno si sviluppi in altezza. Per la prima volta, rispetto al 2019, si registra infatti un aumento delle unità abitative all’interno della medesima realizzazione pari a un +20 per cento.
Se il volume delle costruzioni nel 2020 in Europa ha registrato un decremento del 7,8%, l’outlook per il 2021 stima un +4,1%, per il 2022 un +3,4% e per il 2023 un +2,4 per cento.
Durante la pandemia, a causa del blocco di una parte della filiera, è venuto a mancare il 25% di materia prima globale. Lo shock, secondo Alessandro Calcaterra, presidente di Fedecomlegno, associazione di FederlegnoArredo che rappresenta le aziende importatrici di legname, “verrà riassorbito ma non in tempi brevi“.
Intanto, nel settore edilizio è al centro di accese discussioni l’esclusione il legno strutturale per le costruzioni dal fondo di compensazione, di 100 milioni di euro, per il caro materie prime.