Magazzini e stock, rapporti privilegiati e fiduciari con i fornitori, forte attenzione alla comunicazione istituzionale: queste alcune delle leve che hanno permesso alle aziende di affrontare un periodo complesso, ma tutt’altro che negativo.
Come si riversa sulle aziende la complessità del periodo storico in cui i listini sono aumentati a dismisura e gli approvvigionamenti sembrano ancora complessi da gestire? In che modo la sostenibilità influenza e migliora i processi produttivi?
Anticipare e diversificare la chiave risolutiva della situazione
La distribuzione eterogenea degli impianti di produzione a livello globale si è rivelata decisiva per superare l’iniziale fase di difficoltà dello scorso anno. “La nostra supply chain – dichiara Pierluigi Sgarabotto, managing director Duravit Italia – ha fatto in modo che l’azienda potesse gestire il momento peggiore della pandemia, ovvero il periodo di chiusure generali delle produzioni. Si iniziò con la Cina, e in quel momento abbiamo deciso di trasferire i volumi produttivi negli stabilimenti di altri Paesi, sopperendo al picco della domanda. Quando poi è stato il turno dell’Europa, in Medio Oriente la situazione iniziava ad essere contenuta e abbiamo riaperto, alternando di fatto gli stabilimenti attivi”. Una scelta fatta molto prima dell’arrivo della pandemia, in ottica di minimizzare i costi e l’impatto ambientale del trasporto. “Il nostro magazzino centralizzato di Achern – continua – molto vicino alla sede Duravit, è sufficientemente ampio da poter coprire tutte le necessità dei mercati europei. Per questo motivo non abbiamo avuto gravi ritardi nella produzione o nelle consegne. Eravamo coscienti del fatto che ci sarebbero stati cambi repentini nel mercato, dunque abbiamo giocato d’anticipo e cercato di stockare il più possibile nella nostra logistica centralizzata in Germania. Stesso discorso vale per la parte di produzione realizzata in Egitto, che ha una forte competenza nelle lavorazioni con materiali acrilici: siamo riusciti a creare uno stock in grado di sopperire alle mancanze in altri Paesi durante il picco della pandemia”. Unica ‘falla’ nel sistema bel oliato di Duravit ha interessato prodotti in cui vengono utilizzati microchip, come saune e idromassaggi, in cui la componente elettronica viene acquistata dall’azienda. “Per il resto, abbiamo assorbito al meglio ogni ordine, perché riusciamo a gestire internamente il processo dalla materia prima al prodotto finito”. Il tema dei rincari ha colpito tutti, e Sgarabotto ha un punto di vista chiaro, in primis partendo dalla Cina, Paese che non è stato molto “fair dal punto di vista del trading globale. C’è stata – spiega – una sorta di gara tra Cina e Usa per accaparrarsi a qualsiasi costo la materia prima, ed è grazie a questo che oggi si pena per il loro reperimento. In generale, tutti i governi occidentali hanno compreso che l’impatto economico dovuto alla pandemia è stato sopravvalutato. Abbiamo sofferto molto di più durante la crisi petrolifera; in questi due anni i governi hanno sovrastimato l’impatto economico e messo a disposizione un ammontare di risorse e investimenti forse eccessivi; ciò si è riversato sui mercati e ha dato vita a fenomeni speculativi. Il 2022 andrà meglio, anche se per riallineare i margini dei nostri prodotti dovremo applicare degli aumenti, che variano dal 3% al 5%”. Un rincaro, certo, ma calmierato dalla programmazione fatta a monte dall’azienda: “il mondo ceramico vive principalmente di caolino e argilla; grazie agli acquisti fatti in precedenza siamo riusciti a contenere gli aumenti”.
Rassicurare i clienti e i fornitori comunicando in trasparenza
L’effervescenza di mercato ha portato grande entusiasmo in azienda. “Non si assisteva ad una situazione così favorevole da molti anni”. Parole di Barbara Novellini, presidente dell’azienda, che da un lato è ovviamente contenta dell’andamento commerciale del momento, ma allo stesso tempo pone molta attenzione al tema del mantenimento della marginalità sulle vendite. “Speculazione e aumento della domanda hanno visto un’impennata commerciale importante, così come una spinta inflattiva repentina, che forse non si vedeva dall’inizio degli anni 2000”. Ciò che ha permesso all’azienda di monitorare costantemente gli effetti di questo impatto sulle proprie marginalità, prendendo decisioni talvolta non facili, è la disponibilità di prodotto a magazzino. “Far riferimento alle scorte è una soluzione valida se si parla di un breve periodo di contenimento – spiega – ma se l’onda si protrae oltre un trimestre, servono altre soluzioni. Se non ho modo di far fronte alle marginalità, rinunciandovi, la controparte è l’aumento dei listini. Su alcune categorie di prodotto la Novellini è leader di mercato sia in Italia che in Francia, Belgio e Germania, dunque le nostre decisioni sono sempre attese. Il rischio è che i competitor non seguano il trend, e che quindi si diventi meno competitivi in termini di pricing”. L’azienda ha trovato molta comprensione tra fornitori e clienti, e grazie alla comunicazione istituzionale adottata ha anticipato al meglio le sue azioni; “questo ci ha aiutato a trasmettere ai clienti, soprattutto quelli internazionali, cosa stessimo vivendo durante il picco pandemico, anche in rapporto agli impegni assunti con loro. La rassicurazione è stata la chiave”. Motivare l’aumento dei prezzi e mostrare estrema trasparenza hanno reso l’azienda ancora più vicina ai partner, che hanno compreso aumenti e ritardi di consegna a partire dal secondo trimestre. “Abbiamo iniziato a soffrire di indisponibilità delle materie prime, con conseguenti ritardi nella consegna dei prodotti. Il nostro modello di business è verticalizzato, grazie a questo siamo riusciti a ‘tener a bada’ questa problematica il più possibile. Inoltre – continua la Novellini – per alcune categorie di prodotto come i box doccia, non abbiamo alcun tipo di problema relativo alla customer satisfaction, poichè sono sempre disponibili a magazzino, mentre abbiamo sofferto nel settore wellness: l’offerta delle nostre piscine, ad esempio, è aumentata, ma i micro-componenti che arrivano dagli Stati Uniti hanno fatto registrare ritardi, in media, di un paio di settimane”. Il modello di business dell’azienda include anche estrema attenzione verso un ciclo di vita del prodotto virtuoso e la sostenibilità, tema di estrema importanza per Novellini. “Tutto il nostro processo è pensato nel rispetto dell’ecosistema in cui viene prodotto. L’80% dell’alluminio che utilizziamo, per fare un esempio, viene da rottami, e solo il 20% viene acquistato grezzo. Con una fusione secondaria si estrude e ogni passaggio viene svolto nello stesso sito produttivo, azzerando trasporti e scarti, perchè questi vengono poi inseriti nuovamente in un diverso circolo produttivo. Un esempio lampante per comprendere come, a cascata, tutta la nostra produzione sia pensata per un modello produttivo sostenibile”.
Gessi, benessere a tutto tondo
Come tutti in sofferenza per l’aumento dei prezzi delle materie prime, Gessi sta rispettando e onorando tutti i contratti e gli accordi presi, “per un discorso di eticità nei confronti dei fornitori”, spiega Giovanni De Filippo, responsabile Marketing e Comunicazione. “Per far ciò, stiamo ammortizzando l’aumento dei costi. Nonostante le difficoltà del periodo, l’azienda gode di canali e rapporti privilegiati, costruiti su basi solide che si sono rafforzate decennio dopo decennio. Per questo motivo, ad oggi godiamo di canali preferenziali e una speciale attenzione da parte dei fornitori”. L’eticità abbraccia l’intera filosofia alla base dell’azienda, che si definisce “Private Wellness Company”: un progetto più esteso e ampio rispetto al solo benessere personale e domestico, che incorpora concetti di qualità e bellezza dei suoi prodotti. “Poniamo una speciale attenzione sociale ed etica sull’ambiente, la collettività, il territorio, il luogo dove i prodotti vengono realizzati, ovvero il Parco Gessi, eco-architettura industriale che incontra tecnologia, avanguardia impiantistica e design”. Per sviluppare e divulgare questa filosofia, l’azienda ha fondato la sua forza sulla partecipazione, sullo scambio intellettuale con antropologi, specialisti di economia sostenibile, studiosi dei significati psicologici ed emotivi degli ambienti. “Gessi coltiva e incoraggia da sempre un’ idea di sostenibilità come impegno di protezione e promozione non solo dell’ambiente fisico, naturale e domestico – puntualizza De Filippo – ma anche delle loro dimensioni psicologiche e culturali, come individui e famiglie; e quindi si preoccupa tanto della cura del corpo e del benessere quanto della coltivazione dell’equilibrio e della crescita mentale attraverso il sostegno di iniziative benefiche e meritorie nei campi dello sport, del volontariato, della ricerca, della cultura. Ritenendo in particolare fondamentale il valore della bellezza e delle emozioni come fonte di benessere, valore che Gessi ha posto al centro della propria mission, l’azienda da un lato crea prodotti sostenibili nella loro essenza e nel processo, dall’altro divulga e incarna – in tutte le proprie manifestazioni – dalla fabbrica nel Parco Gessi, agli showroom nel mondo, dalle parole alle immagini alle innovazioni proposte nei modi di vivere i propri spazi più privati, una filosofia del ben-essere (come opposto al ben-avere) moltiplicando al contempo il proprio impegno a sostegno dell’arte, del sapere e della cultura. Tra le più recenti iniziative, il sostegno fornito a diversi piccoli autori per realizzare le loro pubblicazioni e per ultimo alla riapertura del Teatro degli Arcimboldi di Milano, dopo più di un anno di chiusura forzata, con il contributo al rifacimento dei camerini e del foyer”.