Le nuove figure professionali del design non dovranno avere soltanto delle competenze tecniche di rilievo. Ma anche (e soprattutto) un’attitudine critica verso la contemporaneità e i suoi innumerevoli problemi.
Crisi climatica e sociale, sviluppo dell’intelligenza artificiale, ciclo di vita del prodotto e gestione responsabile delle risorse non sono solo alcuni tra i molti temi di recente attualità. Tematiche come queste saranno – o sono già – problemi a cui le figure professionali del design di domani dovranno essere in grado di far fronte. Ma questa volta non si tratta semplicemente di proporre soluzioni adatte a esigenze contingenti, quanto piuttosto sia di sfruttare in modo ottimale le nuove tecnologie emergenti – in particolare le potenzialità dell’IA – sia di anticipare le criticità future, come nel caso della sostenibilità. Quest’ultimo tema è particolarmente evidente nell’ambito del design di prodotto. Il ciclo di vita di un oggetto non può essere affrontato indipendentemente o successivamente alla sua concezione. La sostenibilità di un prodotto il più delle volte coincide infatti con la sua disassemblabilità, ovvero la sua capacità di essere scomposto in parti successivamente riutilizzabili. Una caratteristica che nasce prima del prodotto stesso ed è dunque compito del designer tenerne conto. Allo stesso modo l’IA non dovrà essere un semplice – quanto superfluo – accessorio degli interni del futuro se non addirittura un pericoloso competitor dei professionisti di settore, ma uno strumento per creare nuovi spazi sia da un punto di vista progettuale sia come parte integrante di luoghi funzionali e innovativi.
Per affrontare queste sfide sono necessarie non solo competenze tecniche ma anche soft skills che possono essere trasmesse solo da esperienze dirette e da un approccio concreto ai problemi. Le figure professionali del design non dovranno essere tanto caratterizzate da conoscenze settoriali o da percorsi formativi eccessivamente specifici, quanto piuttosto saper portare con sé un bagaglio di esperienze e di abilità personali uniche che possano davvero fare la differenza una volta che si operi concretamente sul campo. Per avvicinarci a questo mondo complesso e in continua trasformazione, abbiamo selezionato alcuni dei corsi più all’avanguardia proposti da diverse scuole di design.
‘Design for commons’ 10 nuovi bienni Postgraduate Ied
L’offerta di Ied, Istituto Europeo di Design, copre aree tematiche diverse con un approccio trasversale. In particolare i corsi di area postgraduate – come ad esempio Design for urban environment a Barcellona, Design for public spaces a Roma o come quelli dedicati agli spazi commerciali – mirano a fornire gli strumenti con cui affrontare le esigenze più attuali. Così come i corsi Cultural heritage & exhibition a Milano e Textile design all’Accademia Aldo Galli di Como non dimenticano l’importanza di preservare il patrimonio culturale e immateriale che caratterizza la nostra identità. “Un’offerta formativa valida non si preoccupa solo di rispondere a ciò che richiede il mercato del lavoro, ma piuttosto di anticipare le necessità del futuro” – commenta Riccardo Balbo, direttore accademico del gruppo Ied. “Quello di cui hanno bisogno i futuri designer non sono soltanto capacità tecniche iperspecialistiche, quanto piuttosto di sviluppare una forte capacità critica che li renda in grado di essere versatili da un punto di vista professionale. Il vero tema d’attualità – sia esso declinato attraverso l’IA, la sostenibilità o la progettazione di spazi destinati a una fruizione di massa – è definire il centro gravitazionale del miglioramento del pianeta”. Può sembrare un obiettivo ambizioso ma in fondo è proprio l’operare per uno scopo ciò che caratterizza la visione del designer e nessuna macchina potrà mai fare altrettanto. “Dall’anno accademico 24/25 abbiamo deciso di istituire un ciclo 10 di Lauree Magistrali (DASL) dal titolo ‘Design X Commons’. Se parliamo di Interior Design, la sede di Torino approfondirà il tema delle Ecologie dell’abitare contemporaneo, a Milano delle Spatial Narratives for Gathering Cultures. Sentiamo l’esigenza non tanto di creare nuove figure professionali quanto proporre un arricchimento che metta al centro il bene comune. Il commoning è un atto progettuale: produrre, gestire, condividere e distribuire risorse comuni”.
Nexter, IA e gaming: la proposta di Istituto Marangoni
Il design non si esaurisce solo nella progettazione di interni o di prodotto, oggi occupa un ruolo sempre più rilevante anche il design della comunicazione. Tra i master più all’avanguardia proposti da Istituto Marangoni vi è Digital art direction. L’obiettivo è quello di formare una nuova figura professionale: il cosiddetto “nexter”. Un art director della comunicazione, capace di ideare e gestire progetti integrati a più livelli. “Questa figura – puntualizza Sergio Nava, director of education della scuola di design – dovrà essere in grado di padroneggiare le tecnologie in maniera performante per veicolare contenuti di qualità. L’IA è uno strumento dalle grandi potenzialità e il designer deve averne il controllo soprattutto in fase di ideazione dei progetti. Le tecnologie emergenti non dovrebbero essere semplicemente “integrate” nei progetti, ma piuttosto costituire un punto di partenza da cui sviluppare e generare innovazione. Passo ulteriore nella creazione di esperienze immersive grazie agli strumenti di ultima generazione è la proposta del master in Gaming & Virtual Reality. Il gioco e la realtà virtuale diventano un mezzo di marketing per rendere l’esperienza di un brand (ma anche di una mostra o un evento) un’esperienza significativa per gli utenti finali. Altra caratteristica dei corsi Marangoni è la presenza dei mentors. “Riteniamo che potersi confrontare con affermate figure professionali del settore sia qualcosa di imprescindibile” aggiunge Nava. “Poter collaborare con professionisti e aziende dà la possibilità ai nostri studenti di mettere in pratica in modo concreto le materie di studio e di sviluppare un’expertise unica”. E i numeri offrono un riscontro estremamente positivo. “Per l’anno accademico 22/23 – dichiara Anna Rogg, senior manager del career service – a sei mesi dalla conclusione degli studi più dell’80% ha trovato uno stage e altre forme di collaborazione. Mentre per il 21/22, il placement totale è stato di oltre il 95%. Collaboriamo con le storiche aziende del settore design, da Cassina a Molteni, Cappellini e Flos. Il legame con il mondo della moda e del lusso è molto forte, per cui i nostri studenti lavorano in realtà come Fendi Casa, Versace Home, Trussardi Casa ed Elie Saab Maison”.
Iuav: come gestire le crisi della post globalizzazione
“Ci troviamo a vivere in un mondo caratterizzato da crisi permanenti e da un’instabilità complessiva” dichiara Alberto Bassi, coordinatore del corso di laurea magistrale in Design del prodotto, della comunicazione e degli interni. “Anche il mondo del design deve assumere una dimensione critica e proporre soluzioni concrete a esigenze reali. Rispetto al passato sono cambiati sia i valori condivisi sia il nostro rapporto con gli spazi e gli oggetti. In particolare ci rendiamo conto che questi ultimi hanno grandi potenzialità in termini di creatività ma sono pessimi da un punto di vista di ciclo di vita. Progettare oggetti concretamente sostenibili sarà uno dei principali compiti dei designer di domani. Così come in un mondo dove – parafrasando Anderson – non esiste un mercato di massa ma una massa di mercati, si rivelano necessarie delle competenze trasversali per poter offrire alle aziende un approccio e delle abilità che non siano solo tecniche ma anche intellettuali”.
La proposta del corso di laurea magistrale in Design dell’università Iuav di Venezia si divide dunque in tre curricula: design del prodotto, design della comunicazione e design degli interni. Tutti i percorsi mirano a formare progettisti dotati di una professionalità ampia e capaci di orientarsi in contesti in continuo e veloce cambiamento. Un livello più elevato di specializzazione professionale è offerto da tre master. Uno dedicato a Contract design strategy for public interiors e che si occupa di formare professionisti con competenze progettuali di product, visual e project management, in grado di operare tecnicamente nel mercato del contract con competenze che vanno trasversalmente dalla progettazione alla comunicazione d’interni. Si tratta di figure capaci di promuovere strategia e identità, e di progettare, gestire e visualizzare progetti contemporanei di spazi pubblici interni sia fisici che digitali. Il master in Design innovation management ha l’obiettivo di formare un profilo di tipo manageriale in grado di leggere e interpretare le mutevoli condizioni dell’ecosistema di business e del contesto nel suo complesso più ampio per proporre risposte concrete. Il design manager è in grado di comprendere e interagire con il contesto sociale, economico e culturale in cui è inserito attraverso un approccio interdisciplinare e imprenditoriale. Mentre sul versante più architettonico, il master annuale di secondo livello in Emergency temporary circular architecture, affronta tematiche cruciali per la risoluzione di problemi legati alle grandi emergenze. Unico a livello internazionale e realizzato con la partecipazione di Emergency, focalizzato su tre temi di progettazione: emergenziale, temporaneo e circolare.