Il lavoro a distanza, tra spazi di tempo libero da ritagliare e una nuova normalità tutta da scoprire e da riorganizzare. Per non perdere il contatto e le relazioni interpersonali.
di Maria Elena Molteni
Cosa pensa che accadrà nel medio-lungo periodo? E’ la domanda che nella stragrande maggioranza dei casi, a chiunque la si ponga e su qualsivoglia argomento, ottiene più o meno la medesima risposta: “ci vorrebbe una sfera magica”. Ma, sappiamo bene, trattasi di oggetto che appartiene solo al mondo delle favole. Nella realtà sono gli uomini che con raziocinio e anche un po’ di immaginazione devono studiare tutti gli scenari scenari possibili, valutare pro e contro, rischiare poi con alcune scelte. Ci sono però realtà, big company, che hanno il potenziale intellettuale e tecnologico per essere super-reattive agli eventi. E possono indicare la strada. Alphabet (Google), Facebook, Microsoft, Amazon, Salesforce, Oracle sono solo alcune delle websoft company americane che hanno capitalizzazioni straordinarie. Le prime 5 al mondo, secondo la più recente survey diffusa da Ricerche&Studi di Mediobanca, a fine 2018 valevano oltre otto volte l’intera Borsa italiana e oltre il doppio di quella tedesca e al 14 novembre 2019 avevano ulteriormente incrementato la loro capitalizzazione. Competenze e possibilità che hanno consentito di mettere a punto modelli iper reattivi alle crisi. La più recente che ha colpito il mondo intero, la pandemia da Covid-19, oltre a ‘stressare’ fortemente il sistema sanitario mondiale, ha costretto a ripensare ai modelli di lavoro e alla mobilità. Ecco cosa hanno messo a fuoco in Italia due dei giganti, Google e Salesforce, come hanno spiegato Federica Terrenzio a capo dell’HR di Salesforce in Italia e Spagna e Carlo Marchini, Head of Google Workspace, SEEM (Southern Europe and Emerging Markets) di Google Cloud Italy.
FLESSIBILITA’ TOTALE
“Proviamo a distinguere tra aspetti infrastrutturali, organizzativi e motivazionali. In Salesforce il concetto e la pratica del ‘lavoro agile’ focalizzato su obiettivi da raggiungere è una realtà consolidata per cui l’obbligo dello smart working per noi non è stato un problema infrastrutturale o organizzativo. L’azienda ha deciso di dare completa flessibilità a tutti i dipendenti che potranno scegliere di tornare o meno a lavorare in ufficio fino al luglio 2021. La messa in sicurezza dei nostri dipendenti è la priorità numero uno. In Italia questo significa smartworking al 100% per tutti i nostri dipendenti” spiega Terrenzio che per il futuro immagina, come altre aziende, uno “scenario ibrido” in cui i dipendenti potranno utilizzare l’ufficio per determinate attività di tipo collettivo (es. gruppi di lavoro, riunioni con i client) continuando a beneficiare della flessibilità e conciliazione lavoro / vita che è possibile tramite lo smartworking”. Attenzione però agli effetti collaterali, fa appello Terrenzio: “un periodo prolungato di lavoro in smartworking come sembra prospettarsi avrà un impatto anche dal punto di vista di benessere emotivo dei dipendenti. Come molte altre aziende abbiamo predisposto un servizio di ascolto e counselling a supporto dei nostri dipendenti e familiari e strumenti di self-help per la resilienza individuale e di team”-
La manager tiene anche a evidenziare la necessità di “parlare di lavoro agile, più che di smartworking che ormai è sempre più sinonimo di lavoro da casa: una opportunità per trovare un nuovo bilanciamento tra vita personale e professionale”. Un aspetto su cui Salesforce è molto attenta “perche’ il rischio di rimanere troppe ore concentrati senza staccare è molto elevato e anche per questo cerchiamo di dare consigli per gestire meglio il tempo, mitigare lo stress e ritagliare degli spazi per il proprio benessere fisico e mentale qualunque esso sia perchè ognuno è diverso. Come diciamo sempre questa e’ una maratona non una gara di velocità, bisogna arrivare in fondo”.
MAI SCHIAVI DEL DIGITALE
Rispetto agli strumenti a disposizione dei dipendenti per affrontare il lavoro in questa nuova era, “in Salesforce oltre alla nostra piattaforma abbiamo un vero e proprio arsenale di strumenti di produttività che ci consentono di continuare a lavorare in team e per progetto. Questo ci ha consentito per esempio di mettere a punto un on-boarding che si svolge virtualmente per le decine di persone che abbiamo assunto negli scorsi mesi. Si sono creati nuovi team di lavoro del tutto virtuali. La produttività non ne ha risentito stando ai dati ma dobbiamo comunque continuare ad essere vigili e a tastare il polso dei nostri dipendenti per comprendere le esigenze sempre nuove e le sfide dei mesi che ci aspettano”. Il lavoro del futuro “Il futuro del lavoro dovrà essere agile e ibrido. Il digitale ci offre sempre più opportunità ma attenzione a non diventarne schiavi. La pandemia ha accelerato anni luce l’adozione di determinati strumenti e pratiche e ha forzato la resistenza culturale di alcune aziende”.
5 ANNI IN 8 SETTIMANE
“Durante questi mesi abbiamo assistito a un aumento nell’utilizzo della tecnologia da parte di aziende e persone, un’accelerazione di circa cinque anni in otto settimane secondo uno studio McKinsey” ricorda Marchini di Google Cloud Italy. Con molte aziende che hanno avviato, o accelerato, il proprio processo di trasformazione digitale, “il mondo del lavoro si trova oggi più pronto”. E se le persone hanno fatto esperienza diretta degli strumenti digitali e di quello che possono consentire anche dal punto di vista della gestione da remoto, “possiamo ipotizzare che l’esigenza di collaborazione sarà sempre più grande nei mesi a venire, con l’obiettivo di cogliere al massimo le potenzialità che gli strumenti digitali possono offrire per permettere alle persone di accorciare le distanze e allo stesso tempo ottimizzare i propri processi di lavoro”.
COLLABORARE SENZA INCONTRARSI
Ad esempio potrà capitare spesso “che interi team si trovino a cooperare e a crescere senza incontrarsi di persona; sarà importante poter sfruttare al meglio il tempo per concentrarsi sulle attività di maggiore impatto e relazionarsi con le persone anche attraverso nuove modalità”. Per portare un esempio concreto, “questa riflessione è parte dell’idea alla base di Google Workspace, la nostra suite integrata che comprende le app per la produttività e la collaborazione di Google – come Gmail, Calendar, Google Meet e molte altre – pensata per fornire un’esperienza semplice, intuitiva e ancora più flessibile tra i nostri diversi strumenti, proprio per andare incontro alle esigenze delle persone e delle aziende”. E oggi sono oltre 2,6 miliardi gli utenti privati, le aziende e gli insegnanti che ogni mese utilizzano le app per la produttività e la collaborazione di Google. Un altro aspetto da tenere poi in considerazione pensando al lavoro da remoto è sicuramente l’infrastruttura, che con lo smartworking diventa necessaria per garantire continuità di business. In questo senso, “l’infrastruttura globale di Google Cloud – sottolinea Marchini – è progettata per essere resiliente e affidabile, offrendo il massimo delle prestazioni in modo altamente sicuro e sostenibile”.
Per l’esperto la pandemia ha influito non solo sulle modalità di lavoro, ma anche su altri aspetti della vita: “pensiamo anche alla didattica a distanza, alla telemedicina, al digital banking e a come questi e molti altri aspetti oggi siano diventati più che mai essenziali e parte della nostra quotidianità. Per quanto la situazione che stiamo affrontando in questo momento risulti complessa, credo sia importante rimanere ottimisti: gli strumenti digitali si sono rivelati nel corso dell’anno una risorsa per supportare le aziende e le persone e conto possano continuare a farlo in molti modi, primo fra tutti offrendo soluzioni che consentano alle persone di rimanere in contatto e collaborare tra loro”.