È una bella storia italiana, quella di Tooy. Una storia avvincente e per certi versi visionaria, ispirata alla cura e all’artigianalità, che inizia ad Amandola – piccolo centro d’origine medievale situato sul versante orientale del Parco Nazionale dei Monti Sibillini – come spin off dell’azienda d’illuminazione di famiglia, fondata nelle Marche negli anni Sessanta. E che nel 2023, a meno di dieci anni dal lancio del brand, ha portato a un fatturato di 3,85 milioni di euro, con la prospettiva di chiudere la gestione in corso a +10%.

Gli owner e co-fondatori di Tooy, Valeria Giacomozzi e Valerio Tidei, hanno ereditato il know how produttivo e il gusto per il “fatto a mano” dall’impresa creata dai nonni di Valeria. “Avviata fra 2015 e 2016, Tooy ha un catalogo di prodotti di sapore giovane e contemporanea, che li differenzia dall’offerta dei marchi iconici dell’illuminazione” spiega Valeria Giacomozzi. La scelta è stata quella di “posizionare il brand in fascia alta in linea con la genesi totalmente made in Italy e con l’esclusività del design e delle tecnologie costruttive”, le fa eco Valerio Tidei, “seguendo una strategia che innerva con coerenza l’intera immagine di Tooy – dal prodotto alla corporate identity – ma anche la costruzione della rete commerciale, che in Italia ormai può contare su una presenza retail capillare in tutte le regioni. All’estero, invece, operiamo con le agenzie: ne abbiamo quasi in tutti i paesi europei, così come negli Emirati e altri mercati principali EMEA, mentre negli Stati Uniti facciamo riferimento a un area manager, e lo stesso accade per l’Asia”.

I fatturati, lievitati a ritmo costante a una media annua del +40%, un 2022 archiviato comunque a +35%, e il 2023 che si candida a un ottimo risultato positivo a doppia cifra, sono frutto di un percorso imprenditoriale e creativo rigoroso ed estremamente selettivo: “Uno dei punti di forza di Tooy è rappresentato dalla scelta dei materiali e dalle modalità di produzione, che per circa l’80% avviene all’interno dello stabilimento di Amandola”, spiega Tidei. “Un altro plus è dato dal puntiglioso controllo qualità del prodotto a partire dal progetto fino alla scelta dell’imballo, ora solo in cartone riciclabile, e alle modalità di consegna. Inoltre, poiché fabbrichiamo lampade, il nostro laboratorio interno si occupa degli adeguamenti necessari in base alle certificazioni adottate in ogni singolo Paese, e da ultimo stiamo completando una ricerca sulle fonti LED intercambiabili”. Una piccola grande sfida per rivoluzionare il mondo delle lampadine a basso consumo.

In azienda si svolgono anche tutti i processi di verniciatura e di customizzazione che consentono di fornire un servizio personalizzato alla clientela di Tooy, composta in prevalenza da studi d’architettura, arredatori, interior designer, specialisti di brand di alta fascia. “Cerchiamo di essere concretamente più sostenibili, lo è anche la scelta di privilegiare la filiera marchigiana dei metalli – il core business delle nostre collezioni – così da far leva sull’esperienza secolare della manodopera locale e tagliare i costi di trasporto, diventando più competitivi e sempre più green”.

La scuderia dei designer Tooy, che annovera fra i suoi consulenti Corrado Dotti, Cara\Davide, Federica Biasi, Federico Peri, Roberto Giacomucci, Studiopepe e Studio10 si arricchisce di anno in anno con nuovi autori e “accoglie progettisti con i quali ci si trova in sintonia prima di tutto a livello empatico e che ci aiutino a spalancare le porte ad altri mondi e ad altri stili. Ci piace essere contaminati da nuove idee e da altre visioni, pur senza tradire la nostra filosofia”, sottolinea Giacomozzi. Una scelta vincente, visto che le lampade Tooy, così ricercate e evocative – scelte fin dalle prime collezioni per gli allestimenti di brand di prestigio come Flexform, Flou e Minotti e super instagrammate nello stand realizzato da Studiopepe per l’ultimo Salone – sono finite a casa di Chiara Ferragni, all’Hilton Molino Stucky di Venezia, ma anche nelle boutique Santoni e DKNY e, da aprile 2023, alla Rinascente di Milano. Nel frattempo, per allargare gli orizzonti e le collaborazioni, il team di Tooy ha cantieri in progress a Dubai, in Sardegna, in Francia e in Costa d’Avorio, mentre a gennaio 2024 “verrà inaugurato da noi nelle Marche un dipartimento per il custom made, per offrire un servizio ancora più mirato ai segmenti contract e hôtellerie”.

Attualmente il 40% del mercato Tooy è rappresentato dall’Italia, il resto è Europa e overseas.“Stiamo lavorando agli Stati Uniti, che oggi valgono il 5% del nostro fatturato e che richiedono un impegno importante sia sul fronte delle certificazioni che sul versante della distribuzione, ma sono andati avanti anche i progetti per il CCC, il certificato di sicurezza dei prodotti obbligatorio in China, dove stiamo stringendo partnership per una rete distributiva che potrebbe essere operativa nel 2025”, svela Tidei. Da ultimo, “ci sono arrivate proposte da alcuni fondi d’investimento, e siamo in fase di valutazione: non escludiamo in futuro di poter entrare a far parte di una galassia più ampia che per forza economica e capacità di penetrazione geografica possa valorizzare ancora di più il nostro prodotto. A patto di conservare intatte la nostra libertà creativa e la nostra originalità”.