Dopo aver venduto lo showroom di Soho per 55 milioni di dollari, l’azienda leader nel mosaico artistico ha acquistato un building nella Fifth Avenue e un garage futurista nel Bronx.
L’arte del mosaico investe nel cuore di New York. Sicis ha acquisito la proprietà di un immobile di sei piani al 240 di Fifth Avenue, tra l’Empire State Building e Madison Square, con la possibilità di aggiungerne altri sette. Si tratta di un’operazione che l’azienda ravennate ha messo a segno dopo la cessione dello showroom di Soho, acquisito nel 2007 e rivenduto nove anni dopo ottenendo una più che soddisfacente plusvalenza, a conferma del fatto che Maurizio Placuzzi, presidente e amministratore della società, possiede un certo intuito anche in ambito immobiliare. “E pensare che ho vissuto in affitto fino al trentesimo anno di matrimonio, perché nella mia vita ho sempre investito nell’azienda e non mi sono mai concesso lussi”, racconta mr. Sicis. Ma non c’è solo Manhattan nei piani newyorchesi dell’azienda leader nella produzione di mosaico artistico, che ha attinto alla tradizione bizantina di Ravenna trasformando in chiave contemporanea una tecnica risalente all’evo antico. Con i proventi della vendita di Soho, pari a 55 milioni di dollari, Placuzzi ha acquisito il building in Madison Square, pagandolo 30 milioni, e in più ci ha aggiunto un garage futuristico nel Bronx, per altri 12 milioni. “Il risultato è talmente bello – racconta l’imprenditore – che ha determinato la riqualificazione del quartiere”. E se il garage del Bronx è già pienamente operativo, per quanto riguarda la Fifth Avenue, Placuzzi non sembra aver troppa fretta di inaugurare gli spazi. “Apriremo quando disporremo di un management perfettamente formato per comunicare il valore delle nostre creazioni, e non mi riferisco soltanto ai mosaici”. È questa, infatti, la svolta avviata dall’azienda romagnola: partire dall’arte musiva per applicare la tecnica a nuovi ambiti, dall’arredo al gioiello fino alla tessitura, utilizzando le tessere di marmo e vetro nella lavorazione a telaio o sostituendole con altri materiali preziosi per ottenere capolavori di gioielleria. In questo modo, Sicis recupera una parte di passato, perché il ricorso al mosaico era piuttosto frequente nell’arte gioielliera, e a modo suo richiama l’esempio di un precursore illustre, Louis Comfort Tiffany, che prima di dedicarsi totalmente al marchio di gioielli fondato dal padre aveva acquisito una specializzazione nella tecnica musiva. Un esempio che ha indotto Placuzzi a considerare l’ambito jewellery come se fosse una brand extension del mosaico e a operare con lo stesso brand in tutte le specializzazioni, arredo compreso. L’attività trentennale di Sicis è stata oggetto della mostra “Destinazione Micromosaico”, di scena a Palazzo Rasponi (Ravenna) in occasione della Biennale del mosaico. Un lungo viaggio attraverso le creazioni e i progetti che hanno trovato dimora nei più prestigiosi edifici mondiali, dal Plaza di New York agli hotel a sette stelle di Dubai fino alle case da gioco di Las Vegas e Macao. Intanto l’azienda è cresciuta, cambiando 17 sedi nel corso del tempo a partire dai 30 metri quadrati di una casa colonica per arrivare oggi ai 70 mila metri dei tre stabilimenti di Ravenna.
Il 2016 è stato chiuso a 50 milioni di ricavi e i primi nove mesi del 2017 sono stati caratterizzati da una crescita a due cifre. Con la stessa intensità, Sicis ha gradualmente aumentato la superficie occupata al Salone del Mobile, dove è entrata nel 2013 con la sua prima collezione di arredo ottenendo 70 metri quadrati di stand, che poi sono saliti a 600 nell’ultima edizione. “E non è detto che il prossimo anno non si arrivi a mille metri”, preannuncia il suo presidente, che non pone alcun freno con la sola eccezione dei fondi di investimento: “Siamo aperti a chiunque desideri condividere il nostro progetto, ma non a gente che entra ed esce dalle aziende”.
di Luca Zappi