La pubblicità, il rapporto con i distretti e il futuro dell’azienda. Il direttore generale di Scavolini, Vittorio Renzi, intervistato da Enrico Mentana nel corso del Convegno Pambianco Design, tenutosi ieri in Borsa Italiana, ha raccontato i suoi primi cinque anni in un’azienda dove il fondatore, Valter Scavolini, “è ancora sempre sul pezzo”. Un’azienda che ha puntato moltissimo sulla pubblicità tradizionale, che ha rappresentato il vero trampolino di lancio per quelle cucine che poi sarebbero diventate “Le più amate dagli italiani”. E fu proprio da una copertina di Sorrisi e Canzoni TV, ha raccontato Renzi, che a Valter Scavolini venne l’idea: i più amati dagli italiani nei primi anni Ottanta erano Papa Wojtila, Sandro Pertini e Raffaella Carrà. E fu così che la Carrà venne scelta come testimonial. La pubblicità, dunque, come strumento indispensabile per comunicare al cliente finale, ma anche per rafforzare il rapporto con il distributore. Accanto alle sponsorizzazioni, in particolare nello sport.
Oggi la pubblicità tradizionale “continua a essere importante, ma non basta”, ha poi affermato Renzi. “La parte di comunicazione legata ai testimonial è finita per noi”, ha spiegato. “Bisogna avere un brand e un prodotto forti, certo, ma anche buoni distributori: quindi il nostro ruolo è tornato di primo piano, preferiamo non avere intermediari, soprattutto all’estero dove avevamo ancora molto da fare”, per aumentare la quota di export.
Altri fattori chiave, il rapporto fra distretti, primo fra tutti il Veneto, e la scelta di restare relativamente piccoli (200 milioni il fatturato del gruppo) anche per mantenere più facilmente il controllo di tutta la filiera. Ma il futuro sarà sempre una dimensione familiare? “L’azienda è solida e ben patrimonializzata”, ha risposto Renzi alla domanda di Mentana “e questo le ha permesso di sopravvivere alla crisi”. Eppure, qualcuno che ha bussato alla sua porta c’è. Ma “non ci pensiamo”.