Una crescita ‘garbata’ quella che Massimo Perotti, Executive Chairman di Sanlorenzo, vede nei prossimi anni per il campione della nautica ‘su misura’, nel segmento Star di Borsa Italiana dal 10 dicembre del 2019. Con una quota di mercato intorno al 6-7% relativamente agli yacht entro i 60 metri, il cantiere ligure si pone l’obiettivo di crescere, ma non di spingere sull’acceleratore.
Lo spiega Perotti in occasione del 7° Pambianco – Interni Design Summit: “produciamo imbarcazioni di alta qualità con un comfort superiore rispetto a quello della concorrenza, caratterizzati da una cura maniacale del dettaglio, ragion per cui ci siamo anche molto avvicinati all’arte recentemente. Il nostro obiettivo è una crescita garbata. Costruire 200 o 300 barche è un po’ lontano dal concetto di qualità di prodotto e servizio. Vorremmo mantenere tutte le caratteristiche del business model di Sanlorenzo che d’altra parte sono state proprio alla base del nostro successo in Borsa”.
Insomma, “essere una Ferrari” e non una Porsche, azzarda il paragone l’imprenditore, la cui famiglia, post quotazione, detiene il 60% della società. “Il vissuto di Ferrari è lusso vero. La scelta di Sanlorenzo è stata di essere per pochi e non vorremmo abbandonare questo business model che è stato vincente e ci ha permesso di non fare nemmeno un giorno di cassa integrazione, nemmeno in passato, quando altri cantieri hanno vissuto crisi epocali”. Una crescita, dunque che “guarderà alla qualità e ai margini grazie in particolare al servizio”. Ma nel futuro ci sono anche delle opzioni di M&A, come il deal promosso insieme a Ferretti su Perini Navi. “Ma le acquisizioni – avverte Perotti – vanno fatte sempre con grande attenzione ai numeri. Le aziende vanno comprate quando i numeri tornano e mai sulla scia dell’emozione”. E se finalmente anche la nautica “fa sistema”, tuttavia, avverte, l’operazione proseguirà “solo con i numeri corretti. Serve un turnaround delicato, il prezzo di acquisto è fondamentale. Dobbiamo capire bene il limite oltre al quale non andremo”.
Sanlorenzo si distingue anche per avere anticipato, rispetto ad altri cantieri, la scelta di affidarsi a designer che non appartenessero al mondo della nautica. “Una scelta strategica” ammette il presidente esecutivo, che risale al 2006-2007. Il primo fu Rodolfo Dordoni “con il quale abbiamo realizzato il 106, presentato al Salone di Genova nel 2009. In piena crisi. Ci ha aiutati a uscire dalla situazione difficile anche prima di altri”.
L’innovazione, dunque, la chiave del successo di Sanlorenzo che strategicamente Perotti porta avanti sin dal giorno in cui ha deciso di acquisire il cantiere. “Dal 2005 in poi l’idea è stata di innovare. Il precedente proprietario aveva fatto 45 anni di lavoro eccellente e portato il brand a un livello altissimo, ma il prodotto aveva perso smalto. La nostra è stata una scelta di ‘innovare nella tradizione’. Sanlorenzo era conosciuta per un certo stile e un certo design che non potevamo né volevamo ribaltare radicalmente. Quindi abbiamo pensato di innovare in particolare negli interni”. E nella ricerca di colui al quale affidare questo delicato passaggio “siamo usciti dal mondo della nautica, che per tanti anni non aveva dato alcun colpo di reni. La cosa più facile da fare, ma lo dico col senno di poi, è stata andare a Milano e contattare i designer. Citterio e poi, grazie a Sergio Buttiglieri, abbiamo incrociato Piero Lissoni con cui è scattata una scintilla chimica particolare. È diventato art director e il lavoro gomito a gomito con lui è stato importantissimo. Se devo individuare una scelta strategica importante degli ultimi anni, tra quelle che ci hanno portato alla quotazione, quella con Lissoni è la più importante, ha segnato la differenza”.