L’esperienza di Rockwell Group, studio newyorchese specializzato nell’hotellerie e motore, con W Hotel, della svolta esperienziale in ambito alberghiero. Visione e progetti futuri del gruppo nelle parole di Greg Keffer, architetto e partner dello studio
Noto nel panorama mondiale del design per aver firmato progetti spettacolari dedicati a ristoranti, centri commerciali e terminal aerei, fino a spingersi ai teatri e agli spazi espositivi, il Rockwell Group, con base a New York e uffici a Madrid e Shanghai, è uno studio d’architettura e di progettazione d’interni che spicca per innovazione e carisma. Basti pensare al lavoro gestito insieme allo studio Diller Scofidio + Renfro per The Shed, lo spazio per performance artistiche recentemente inaugurato a New York. I suoi progetti creano autentici link tra architettura e teatro, tecnologia e artigianato. David Rockwell, fondatore dello studio, ama correre rischi creativi e non si esime dall’affrontare nuove sfide, spingendosi sempre oltre il proprio estro. Due dei suoi libri più famosi sono Pleasure e Spectacle, piacere e spettacolo, concetti-cardine del lavoro firmato da Rockwell. Proprio da una sfida ebbe inizio, nel 1998, il suo operato nell’ambito dell’hotellerie, poi diventata una delle attività di riferimento dello studio che oggi vanta un portafoglio davvero spesso di hotel progettati a livello globale. Fu proprio 21 anni fa che prese il via la collaborazione con il brand americano di alberghi di lusso W per il W Hotel di New York. Il marchio, oggi proprietà del Marriott International Group, è stato il primo a ridefinire completamente l’esperienza dell’hotel e la progettazione di Rockwell ne è diventata la perfetta trasposizione in chiave di design. Da allora, Rockwell Group ha all’attivo collaborazioni di rilievo con altri brand di Marriott International Group (e sono due le inaugurazioni fissate per il 2019), con Nobu Hospitality, Edition Hotel, St Regis e molti altri, continuando a progettare spazi per l’ospitalità in armonia con la cultura e il contesto locale. Convinti che la figura del viaggiatore stia cambiando e che sempre di più si assista a una riduzione degli spazi privati a favore di quelli pubblici e condivisi, gli architetti del Rockwell Group lavorano concentrando una maggiore attenzione sulle esperienze degli ospiti nelle zone dedicate alla ristorazione, nelle aree lounge e, in ambito office, anche negli ambienti sempre più richiesti di co-working e workshop. “Credo che la narrazione e lo storytelling siano oggi gli elementi più importanti nell’ospitalità – ci racconta Greg Keffer, uno dei partner dello studio – perché i viaggiatori richiedono lusso e un senso di comfort residenziale, oltre a un’esperienza unica e coinvolgente. Si può riscontrare anche un crescente interesse tra le società committenti nel voler inserire i loro progetti all’interno di una cultura territoriale, espressione del contesto in cui si trova l’hotel”.
Osserva un aumento degli investimenti nell’ambito dell’hotellerie?
Sì, credo che gli albergatori stiano riconoscendo il valore del design e che abbiano compreso come per aver successo nel mondo socialmente connesso di oggi, sia fondamentale investire nel design. Gli hotel sono innatamente esperienziali e tutti i brand di hotellerie, di qualsiasi livello siano, sanno che i viaggiatori desiderano soggiornare in luoghi ben progettati e unici.
Quali paesi specifici le sembrano più in crescita?
La nostra attività è globale, abbiamo la fortuna di aver toccato praticamente ogni continente. Negli Stati Uniti e in Messico continua a esserci un certo fermento, particolarmente nei resort. Anche l’Europa sta risorgendo, la Spagna ad esempio è tornata in piena attività dopo una fase di recessione e una buona richiesta di lavoro per noi arriva proprio da lì.
Quanto incide il luogo di un hotel sul vostro progetto?
Il nostro studio non ha uno stile distintivo o un’agenda progettuale: non facciamo niente di diverso dal creare soluzioni totalmente uniche per i nostri clienti, indipendentemente dal progetto, dalla tipologia o dalla scala. Per ogni commessa, iniziamo sempre dal cliente, passando del tempo assieme per capire le possibilità della narrativa, il retroscena e le intenzioni, e poi ci immergiamo nella ricerca. Il nostro lavoro con il marchio Marriott’s Moxy ne è un ottimo esempio.
Ce lo racconta?
Ogni Moxy è diverso e ispirato ai suoi dintorni. Abbiamo recentemente completato la hall, il ristorante, i bar e il rooftop del Moxy Chelsea a New York City. Dal momento che l’hotel è immerso nel trambusto dello storico quartiere dei fiori di Manhattan, abbiamo concepito un design di ispirazione botanica e di influenza italiana. Il risultato è fatto di artigianalità e dettagli inaspettati: da Feroce, il ristorante italiano che sembra un’interpretazione di un angolo di una stradina laterale di Roma, alla Fleur Room, che invece offre un paesaggio lussureggiante con installazioni artistiche. Il nostro prossimo progetto Moxy, Moxy East Village, sarà influenzato invece dall’archeologia urbana, interpretata come una linea temporale verticale che riflette il quartiere in continua trasformazione.
Gli spazi pubblici negli hotel sono quelli che stanno vivendo una particolare trasformazione. Quanto sono importanti nei vostri progetti e perché?
Direi che sono essenziali, perché le persone trascorrono più tempo negli hotel e dunque sono proprio gli spazi pubblici a caratterizzare l’atmosfera di un albergo rispetto ad un altro. Un esempio recente è il Gran Hotel Inglés in Spagna. Il nostro team di Madrid ha recentemente riportato in auge le caratteristiche del 1853, attingendo al glamour, all’eleganza e all’innovazione dell’hotel originale. Fu il primo in Spagna ad avere un ristorante al proprio interno, nella prima strada della città a ricevere le luci elettriche, e gli intellettuali dell’epoca ne fecero un luogo di ritrovo. Volevamo trasformarlo nuovamente in un punto di riferimento culturale, tessendo pezzi originali nel nostro design degli spazi pubblici, dalla palestra ispirata all’Art Deco, alle sale riunioni, alla biblioteca con grandi scaffali dal pavimento al soffitto e un camino. Un vero e proprio ritorno al passato intellettuale dell’hotel.
Che tipo di collaborazioni avete avviato negli anni con le aziende di arredo?
Collaborare con designer e aziende d’arredo è una grande opportunità per esplorare idee, materiali, artigianato e processi produttivi. Ci piace particolarmente lavorare con artisti e artigiani locali. Penso che la personalità e lo stile di un pezzo emergano quando le tecniche industriali si intersecano con il lavoro manuale e quando un dettaglio raffinato o l’uso di un materiale inatteso riescono a dare una svolta a un oggetto familiare. John Houshmand, artista con sede nelle Catskill Mountains di New York, è uno dei nostri collaboratori preferiti, da lunga data. Realizza pezzi fatti su misura in legno, come la una scultura site specific per Nobu Downtown.
Quali sono i prossimi progetti alberghieri?
Prima di tutto, la riapertura dello storico Fairmont Royal York a Toronto. Il nostro concetto di design per gli spazi della hall e dei servizi dell’hotel è ispirato a un viaggio dal passato di Toronto fino al suo presente, che abbraccia la superficie dell’edificio storico e crea una fuga moderna e contemporanea che sembra senza tempo. Dato il collegamento dell’hotel alla ferrovia e alla Union Station di Toronto, abbiamo preso spunto per materiali, forme e dettagli dall’elegante estetica dei primi viaggi in treno. Poi, l’Equinox Hotel at Hudson Yards aprirà quest’estate a New York. Si tratta della struttura alberghiera di punta di Equinox, pertanto il nostro processo di progettazione è stato molto influenzato dal significato letterale della parola “equinozio”, un evento in cui il giorno e la notte hanno una durata approssimativamente uguale. Gli equinozi autunnali e primaverili significano anche rigenerazione e rinascita. Quindi il nostro concetto di design per l’hotel celebra le transizioni e le trasformazioni, dal giorno alla notte e dall’attivo al calmo. Stiamo anche lavorando al nuovo enorme Virgin Hotel and Casino di Las Vegas: abbiamo creato la prima location per questo marchio a Chicago, quindi è emozionante assistere alla crescita e all’espansione dell’insegna all’interno della frenetica energia di Las Vegas.
E in Europa?
Ci piacerebbe progettare qualcosa in Italia. Al momento abbiamo alcuni progetti interessanti in Spagna, un paio a Barcellona tra cui un Nobu Hotel aperto quest’estate e il resort e beach club W Marbella.