Lo Studio-Museo Achille Castiglioni, un concentrato della vita e delle opere del grande designer e un punto di riferimento della comunità dei designer a livello internazionale; ha ricevuto lo sfratto dopo sessantuno anni. Il Fuorisalone, con la mostra ‘Fa ballà i man, il Design dei Castiglioni guardato con mano’, che strizza l’occhio e stringe la mano al famoso detto lombardo ‘Fa ballà l’oeucc’, sarà l’ultima occasione per visitare il luogo magico in cui Achille e il fratello Piergiacomo hanno pensato e progettato gli oggetti che hanno fatto la storia del design. Dentro quei 180 metri di un palazzo borghese al civico 27 di piazza Castello c’è tutta la produzione originale di Achille Castiglioni, premiato 9 volte con il Compasso d’Oro.
“In questi anni di attività della Fondazione oltre 80.000 visitatori sono passati in questi locali e hanno potuto vedere questo studio ed ascoltare i nostri racconti – spiegano Giovanna e Carlo, figli del grande designer -. In queste stanze che affacciano sul Castello abbiamo raccontato l’attività di nostro padre e dei suoi fratelli, ma soprattutto abbiamo condiviso il processo progettuale di oggetti che hanno fatto la storia e portato il design italiano alla portata di tutti. Abbiamo dato ai nostri visitatori gli strumenti per entrare nel mondo dei Castiglioni e di esserne partecipi, li abbiamo condotti ad avvicinarsi ai progetti guardandoli, toccandoli, usandoli”.
Chi visita e ha visitato negli ultimi anni quello spazio ha potuto godere di tutta questa straordinaria eredità, compresa la libreria in cui sono classificati i faldoni che custodiscono i progetti originali e addirittura le fatture con ancora i costi dei materiali. Ecco, tutto questo vede un orizzonte preciso, perché il 31 gennaio del 2024 scadrà, dopo 61 anni il contratto di affitto e il proprietario dell’intero palazzo, che i Castiglioni condividono con un grosso studio internazionale di avvocati d’affari, ha già annunciato che non lo rinnoverà. Da quella data la Fondazione Achille Castiglioni dovrà cercare una nuova casa. «Stiamo dialogando con le istituzioni per trovare una soluzione- dice ancora Giovanna – . Molti dei visitatori e gli amici della Fondazione Achille Castiglioni ci hanno garantito appoggio, sostegno e aiuto, forse è arrivato il momento di fare un “grande lavoro collettivo“, come l’avrebbe definito Achille, facendo uno sforzo comune di molte persone dalle diverse specifiche competenze per dare nuova vita alla Fondazione Achille Castiglioni o nel luogo storico oppure in una nuova struttura tutta da progettare”.
Milano possiede un vero e proprio museo diffuso in piccole realtà dove architetti, designer, grafici e artisti hanno lavorato e creato le loro opere contribuendo alla ricchezza di Milano. “Perdere questo insieme di riferimenti – aggiunge Carlo Castiglioni – renderà certamente questa città meno attraente da parte dei moltissimi che ogni anno vengono a vistare questi luoghi ricchi di cultura. Dopo la morte di nostro padre nel 2002 abbiamo aperto a tutti i locali dove ha lavorato con il fratello fino al 1968 e poi da solo, e abbiamo riversato in questo luogo una parte importante della nostra vita. Siamo pronti a rimboccarci le maniche per dare una nuova identità alla fondazione, mantenendo però lo stesso spirito ‘alla Castiglioni'”.
In sessant’anni lo studio-museo Castiglioni ha avuto da parte della Sovraintendenza almeno un vincolo, quello sull’archivio contenuto nello studio. Ma questo non basta a far sì che il museo non possa essere sfrattato. “Cercheremo di capire se ci può essere un vincolo d’uso dello spazio”, dicono i figli del designer. Per l’obbligo di restare in piazza Castello 27 la Sovrintendenza, però, dovrebbe ravvisare gli estremi della “tutela del patrimonio culturale del luogo, mettendo un vincolo culturale e la necessità di mantenere integro lo stato dei luoghi”, solo così la Fondazione avrebbe la garanzia di poter restare nello spazio attuale.