Il settore del design, meglio di altri comparti del made in Italy, ha dimostrato particolare resilienza di fronte all’emergenza scatenata dalla crisi sanitaria. Una resilienza che si è tradotta in un calo del fatturato aggregato inferiore a quello di una buona parte dei settori storici nazionali. Quando si parla di risultati aggregati, occorre però fare attenzione. Come è noto, la media può nascondere situazioni di notevole discrepanza.
A favore dell’arredo c’è stato senz’altro un fattore contingente, ovvero la ‘riscoperta dell’ambiente domestico’. Tra i diversi fenomeni attivati dal Covid, infatti, c’è l’impennata della richiesta di abitazioni dotate di maggiori spazi, spesso anche dotati di opzioni all’aperto. Un driver immobiliare che ha sicuramente attivato le spese di arredo.
Non solo. La casa è divenuta il ‘centro’ delle spese domestiche, a prescindere da cambiamenti di abitazione. Sempre a causa delle restrizioni sanitarie, è stata congelata infatti una lunga lista di uscite di cassa a carattere ludico, dalle cene al ristorante alle vacanze allo shopping del week end, consentendo maggiore disponibilità di acquisto sul fronte dei mobili di casa. Questo trend non si è spento in questi primi mesi di ripresa, al contrario, così come altri settori, anche il design sembra trovare nel segmento consumer un importante driver di rilancio. Ma se questo ragionamento funziona a livello aggregato di settore, la sensazione è che ci siano state e permangano notevoli differenze nella capacità di cogliere le opportunità.
Nel corso della pandemia, gli acquisti di arredo hanno premiato i marchi già noti, in quanto portatori di maggiore sicurezza. E hanno altresì favorito le aziende dotate di una rete commerciale più strutturata, in grado di sopperire alle lunghe fasi di chiusura dei negozi con una logistica all’altezza degli acquisti a distanza.
Ancor più, nell’attuale fase di ripartenza, la struttura e la rete di distribuzione diventano cruciali per arrivare a contatto con i grandi mercati di Usa e Cina.
Insomma, la sensazione è che il Covid e, ancor più, l’uscita dalla Pandemia stiano avvantaggiando le aziende di maggiore dimensione, ampliando le differenze con quelle di piccole dimensioni. Certo, è ancora presto per trovarne traccia nelle statistiche, ma occorre iniziare a riflettere sul fatto che la ripartenza c’è, ma non avrà per tutte le aziende la stessa forza.