A Milano, la riqualificazione firmata dalla londinese BDG, specializzata nella progettazione di uffici e luoghi di lavoro, e dallo studio 967 ARCH Architetti Associati, restituisce alla città un gioiello di archeologia industriale.
Milano non è solo CityLife e non cresce esclusivamente in verticale. A partire dagli anni Duemila, il tessuto urbano del capoluogo lombardo si è sviluppato in maniera multiforme un po’ come le piante, che si muovono libere nello spazio, talora prendendo direzioni diverse dal classico asse terra-cielo. Ne è un esempio la recente riqualificazione dell’area ex Richard Ginori nel quartiere San Cristoforo che, vista dall’alto, magari con l’aiuto di un drone, potrebbe ricordare un enorme grattacielo sdraiato per un fronte di oltre 200 metri lungo il corso del Naviglio Grande: un gigante a lungo addormentato fra le vie Morimondo e Lodovico il Moro dopo che le vicissitudini societarie l’avevano portato nel corso del tempo sulla strada del progressivo declino, e che oggi, grazie al progetto architettonico di 967 ARCH Architetti Associati e BDG Architecture + Design, si è riconvertito in un dinamico polo della pubblicità e della comunicazione, di proprietà della multinazionale WPP.
Dalla storica manifattura della ceramica all’advertising 5.0
Una ventina di anni fa si è cominciato a parlare di recupero dello stabile ottocentesco che è stato la sede storica delle Manifatture Richard Ginori, nate quando, nel 1896, la Società Ceramica Richard si fonde con la Ginori di Doccia diventando leader italiana nella produzione di oggetti in porcellana e ceramica, e dove Gio Ponti è stato direttore artistico dal 1923 al 1933, prima che Giovanni Gariboldi diventasse il suo successore nel Dopoguerra. Risale al 2013 il fallimento della Richard Ginori (poi rilevata da Gucci e affidata all’art direction di Alessandro Michele), nel 2016 l’intera area viene acquistata da WPP, colosso della consulenza creativa con oltre 100 mila dipendenti distribuiti in 112 Paesi, che ha l’obiettivo di riunire in un unico hub il personale di 35 agenzie. Ed è nel 2017 che, accanto allo studio londinese BDG, già coinvolto in passato nella progettazione di diversi campus per WPP, sono entrati in scena gli italiani di 967 ARCH, che hanno seguito da Milano l’intero progetto di restauro e rigenerazione.
“Certi edifici storici sono come gli abiti di buona fattura: anche se invecchiano, riescono a trasformarsi più e più volte, come se avessero la capacità di adattarsi senza sforzo alle esigenze dei tempi che cambiano”, osserva Cesare Chichi, architetto e partner, con il collega Stefano Maestri, di 967 ARCH. “La chance di poter affrontare il recupero di un contesto così denso di valore sotto il profilo architettonico, artistico e culturale è stata per noi un’opportunità straordinaria, che abbiamo approcciato con il massimo rispetto applicando al progetto una chiave di lettura filologica ma senza scivolare nel citazionismo fine a se stesso: certe atmosfere non hanno prezzo, ma vanno calate nella contemporaneità, tenendo sempre ben presenti le esigenze della committenza e i requisiti di sostenibilità”.
Il fascino del cemento armato ingentilito dal vetro e dal legno
Prima del cambio di proprietà, il complesso, che occupa una superficie di circa 27mila metri quadrati, era stato già frazionato in loft e uffici: “Le strutture erano comunque da rivedere integralmente”, prosegue Chichi. “Abbiamo scelto di conservare il mood industriale delle origini esaltando gli elementi in cemento armato, lasciati a vista come gli impianti, e creando degli open space senza separazioni fisiche tra le diverse agenzie del gruppo”. Undici grandi scale a vista in acciaio, legno e vetro connettono le varie funzioni presenti nei due piani dell’immobile, come una sorta di controcanto visivo che spezza il ritmo uniforme degli spazi, disegnati durante il cantiere anche per rispondere just in time alle necessità del dopo-pandemia. Un altro elemento nuovo sono le aree di supporto condivise, adatte per ospitare clienti, consulenti esterni ed eventi, oltre ai numerosi spazi di aggregazione distribuiti in tutto l’edificio. “Nei cortili interni, che portano luce agli ambienti, sono state previste pavimentazioni in legno e pietre naturali locali, e sono stati inseriti là dove possibile zone con prato e piccoli alberi, che diventano un ulteriore valore aggiunto per chi lavora. Nel campus WPP, in effetti, oggi operano più di 2 mila persone – in pratica, un piccolo paese –
per le quali sono stati predisposti, oltre alla mensa e al bar aziendale, una lavanderia, una farmacia, un minimarket, sportello bancomat e ufficio postale”.
Serramenti energeticamente performanti ma con l’estetica delle origini
“Un elemento di citazione storica è rappresentato dalla parete interna all’area uffici del secondo piano, che abbiamo rivestito di piastrelle in ceramica nera con superficie liscia diamantata, disegnate a suo tempo da Gio Ponti”, precisa l’architetto Francesca Capuzzo Dolcetta di 967 ARCH, capoprogetto con l’architetto Tommaso Franchi. “Altri interventi di recupero del Dna dell’edificio che, in quanto esempio di archeologia industriale, ricade in un ambito di salvaguardia paesaggistica, si trovano all’esterno: sulle facciate, per esempio, gli intonaci sono stati rifatti con tonalità ispirate alla palette originale, e anche i serramenti d’epoca sono stati sostituiti con serramenti nuovi capaci di migliorare le prestazioni energetiche ma senza alterare lo stile autentico del fabbricato”. A fronte di una radicale revisione del sistema impiantistico, la “vecchia” Richard-Ginori è anche entrata di diritto nella hit degli edifici tecnologicamente avanzati oltre che virtuosi dal punto di vista dei consumi e del comfort: “Anche grazie a questi plus, il WPP Campus Milano ha ottenuto il Breeam”, conferma Capuzzo Dolcetta, “una fra le più prestigiose certificazioni a livello internazionale ideata per monitorare, valutare e convalidare la sostenibilità degli edifici”.