La transizione energetica rivoluziona il settore del riscaldamento, spingendo l’Europa a vietare le caldaie a gas a partire dal 2029 e favorendo l’adozione delle pompe di calore come alternativa green.
Negli ultimi anni l’Europa ha compiuto importanti progressi verso un consumo energetico più sostenibile, con effetti significativi in vari settori, primo tra tutti il riscaldamento. Secondo la revisione del Regolamento Ecodesign 813/2013, a partire dal 2029 l’Europa (Italia compresa), dovrà eliminare le caldaie a gas, favorendo l’adozione delle pompe di calore, una soluzione più efficiente ed ecologica. Questo testo, secondo Fernando Pettorossi e Giacomo Di Stefano, referenti della segreteria tecnica di Assoclima, prevede importanti cambiamenti nel settore energetico, fra i quali “l’aumento delle soglie di efficienza energetica per i prodotti immessi sul mercato, l’estensione dello scopo del Regolamento fino a 1 MW di potenza, la possibile estensione della valutazione di conformità da terze parti e l’introduzione del self-monitoring per verificare le prestazioni energetiche effettive dei prodotti”. Un passo avanti per promuovere l’efficienza energetica e ridurre gli sprechi, anche se nel nostro Paese la discussione non è stata neppure avviata, fatta eccezione per l’ambito più strettamente tecnologico.
Il riscaldamento elettrico, bandiera della nuova era energetica
L’Italia si trova oggi di fronte a una sfida epocale che mette in discussione le sue convenzioni. I radiatori alimentati a gas sono stati per decenni l’emblema del comfort domestico e ora un’inevitabile alternativa si fa strada nella vita quotidiana delle case: l’utilizzo dell’energia elettrica per il riscaldamento e il raffreddamento. Questa transizione è accompagnata da non pochi dubbi, e si trova a dover fare i conti con abitudini consolidate e con non poche incertezze, tra cui la mancanza di familiarità con il funzionamento di questi apparecchi, spesso associati erroneamente ai vecchi condizionatori: l’inghippo sta nel loro meccanismo, che è tutto fisico ed è basato su un ciclo di compressione di gas refrigerante per trasferire il calore da una sorgente a temperatura più bassa a una a temperatura più alta. In sostanza, la pompa assorbe il calore dall’ambiente interno e lo rilascia all’esterno, o viceversa, a seconda che si desideri raffreddare o riscaldare uno spazio.
Così sembra quasi facile, ma i costi dell’energia? Ci saranno incentivi? E il comparto produttivo come sta rispondendo? Mentre il dibattito tarda ad accendersi, Assoclima, autorevole associazione che rappresenta l’industria della climatizzazione in Italia, ha deciso di farsi portavoce del cambiamento: “Le pompe di calore elettriche producono energia rinnovabile in quantità sempre maggiore grazie all’aumento delle fonti idriche, solari ed eoliche nel mix elettrico nazionale”, raccontano i due esperti dell’associazione. “Questo apre la strada a un riscaldamento sostenibile, con una riduzione delle emissioni di CO2 e degli inquinanti locali. Inoltre, la comunicazione intelligente con la rete elettrica aggiunge flessibilità e contribuisce alla stabilità e alla sicurezza del sistema energetico”.
Eppure il Belpaese non sembra per nulla pronto per una rivoluzione di questa portata: “Molti professionisti dell’impiantistica termoidraulica sono ancorati a vecchi modelli e tradizioni: abbiamo bisogno di fare formazione per superare questo ostacolo”, rimarcano Pettorossi e Di Stefano. E poi c’è la solita tiritera: ‘l’elettricità costa’, che causa una forte resistenza al cambiamento. In realtà, da quanto raccontano in Assoclima, un attento esame metterebbe facilmente in evidenza che – pur a fronte di una spesa di installazione più elevata – il risparmio gestionale compenserebbe in pochi anni l’investimento. “È importante introdurre una tariffa dedicata per incentivare l’installazione di queste macchine come principale sistema di riscaldamento, magari in combinazione con altre tecnologie efficienti. E magari sarebbe utile separare il costo dell’elettricità dal gas naturale e non applicare i costi delle emissioni di CO2 alle pompe di calore, agendo sulle imposte e gli oneri sulla bolletta elettrica”.
Il comparto industriale è già pronto al grande salto
Nel 2022, secondo una recente indagine di Assoclima, le vendite di pompe di calore hanno segnato un record in Europa, con 3 milioni di nuove unità vendute e un aumento del 38% rispetto l’anno precedente. Il totale di pompe di calore in Europa ha raggiunto i 20 milioni, coprendo il 16% degli edifici, sostituendo 4 miliardi di metri cubi di gas naturale e riducendo le emissioni di CO2 di 8 milioni di tonnellate. Un grande passo avanti che sottolinea come il mercato sia di fatto già pronto al cambiamento. Compreso quello italiano: “La climatizzazione è un settore che genera un volume d’affari tra i 5 e gli 8 miliardi di euro. Nel 2022, l’Italia è stata leader in Europa per l’aumento delle vendite di pompe di calore rispetto l’anno precedente e si è classificata al secondo posto per le vendite totali. Ma c’è bisogno di una visione programmatica e di un sistema di incentivi che riduca i costi operativi dell’energia elettrica”, sottolineano da Assoclima. Ma intanto i produttori stanno introducendo nuove soluzioni e, tra i tanti noti del settore, c’è anche un outsider come Deltacalor, famoso per i radiatori di design, che ha appena lanciato due prodotti competitivi anche dal punto di vista estetico. “Siamo convinti che i generatori del futuro saranno le pompe di calore”, racconta l’ingegnere Giovanni Pastorino, amministratore delegato di Deltacalor, “e questo ci ha spinto a pensare ad Aer Fan e Pisolo. Il primo rappresenta la vera svolta per diventare il radiatore del futuro, sostituendosi ai classici termosifoni, mentre il secondo fornisce e una soluzione all in one con pompa di calore integrata, che permette di godere del massimo comfort climatico senza intaccare il decoro architettonico degli ambienti”.