Il mercato è sempre più la guida di tutto. E potrebbe essere una prospettiva molto positiva per un settore dalle profonde tradizioni artigianali e manifatturiere come il design made in Italy. È chiaro che da sempre il mondo dell’arredo deve confrontarsi con le logiche del marketing. Tuttavia, in questo delicato rapporto tra manifattura e mercato sembra possibile registrare un recente cambio di passo. Questo momento di discontinuità lo si legge nel successo del modello dei cosiddetti ‘editori’, ossia aziende che non producono, ma che utilizzano in buona percentuale una rete di terzisti specializzati per determinate tipologie di prodotto che poi distribuiscono con il proprio marchio.
II fenomeno, come spesso accade, potrebbe leggersi come una replica di quanto già avvenuto nel settore della moda. Ancora una volta, la differenza tra i due mondi si gioca nella complessità e dimensione della struttura industriale che li supporta. Nel design, difficile immaginare i laboratori di fasonisti nei sottoscala, fotografia dell’epoca d’oro dei distretti dell’abbigliamento. Nel mondo dell’arredo, la scelta di affidarsi al produttore terzo richiede prospettive e impegni che vanno assai oltre quelli ‘leggeri’ della moda pronta.
Ma i vantaggi strategici sono simili. Gli ‘editori’ del design sono aziende con notevoli potenzialità di crescita, spesso sviluppate su un proprio prodotto originario arrivato a imporsi nel proprio segmento di mercato. Per queste imprese, a un certo punto diventa necessario un allargamento di portafoglio, in modo da poter presentare un’offerta capace di reggere l’accelerazione e l’ampliarsi delle richieste del mercato globale.
Questa diversificazione di prodotto, e prima ancora di know how, richiederebbe investimenti fuori portata se realizzata internamente. Viceversa, diventa un driver cruciale poterla trovare già avviata, presso aziende specializzate in cerca di opportunità simmetriche: trovare le sinergie giuste per portare il proprio prodotto, sebbene sotto altro marchio, su mercati più complessi.
Queste alleanze consentono agli editori di concentrare i propri investimenti sul fronte del design e su quello della distribuzione. Per contro, le aziende fornitrici hanno l’opportunità di crescere, sviluppando la propria specializzazione, e lasciando ad altri la sfida sempre più ardua della distribuzione.
Insomma, la forza di un mercato sempre più ampio e complesso potrebbe spingere il made in Italy italiano a creare quelle forme di aggregazione semplice (cioè senza acquisizioni) su cui creare il necessario aumento di volumi e dimensioni tanto ricercato nei decenni.