La strategia dei ‘piccoli passi’, mai troppo distesi, mai troppo corti. Una garanzia di solidità, ma anche di capacità reattiva alle sempre diverse richieste del mercato. Ben sapendo che la ‘forza’ sta tutta nella filiera.
Soffia a favore Eolo per Poliform che manda in archivio il 2021 con un fatturato consolidato di 240 milioni di euro. Un anno che segna “un record storico” nella storia del brand made in Italy, o meglio made in Brianza, visto che nasce a Inverigo nel 1970. Alberto, Aldo Spinelli e Giovanni Anzani sono tre cugini che rilevano l’azienda di famiglia e la rifondano per dare vita a una realtà internazionale che oggi è presente in 85 Paesi con 500 punti vendita e oltre 100 monobrand. In attesa di ripresentarsi al Salone del Mobile di Milano con una scenografia allestitiva di forte impatto estetico, immaginata all’interno di una villa ideale, in continuo dialogo con l’esterno, Poliform affronta con grande pragmatismo il momento attuale. Ben sapendo che i cicli economici vanno gestiti e preparati per tempo. Senza strappi in avanti, dunque, ma lavorando sulla qualità dei prodotti, certamente, ma anche sulla fiducia, sulla credibilità, su una consolidata filiera che è garanzia di flessibilità nella continuità.
Per il comparto dell’arredamento, nonostante ‘tutto’, il 2021 è stato un anno importante che ha segnato in molti casi anche una sovra-performance rispetto al 2019.
Per noi il 2021 è stato un anno record e, se guardiamo al primo quadrimestre dell’esercizio in corso, siamo già a +22%. La partenza è, dunque, ‘più che ottima’. Ora ci confrontiamo con venti di guerra. Ma ancor più, va detto, abbiamo avuto dapprima difficoltà a reperire alcuni tipi di materia prima. In seconda battuta, gli aumenti dei materiali sono stati importanti, probabilmente frutto di una speculazione, che continua. E ancora di più il tema dei trasporti, con le difficoltà note a spedire la merce che, pagata al 50%, non trova modo di essere spedita. Se potessimo escludere questi fattori, l’aumento potrebbe tranquillamente essere nell’ordine del 25-26%. Ora dobbiamo capire nel secondo semestre che cosa inflazione, costo dei materiali, venti di guerra e speculazioni porteranno. Sicuramente ci sarà una frenata in qualche direzione. E comunque, anche a livello psicologico, quando ci sono delle incertezze, le persone rimandano gli acquisti.
Una frenata possibile che vi spaventa o in qualche modo è già considerata all’interno delle stime?
Assolutamente no, non ci spaventa. Gli ordini continuano ad arrivare. Vediamo un rallentamento legato alle tensioni. Nulla più. Certamente il mercato ha un movimento ondulatorio, rispetto al quale noi non possiamo fare più di quel tanto. Diciamo che più che avere il tempo di dare un migliore servizio e allargare la gamma dei prodotti, cosa che per altro si fa tutti gli anni, non è nulla di nuovo. Insomma, fenomeni che vanno assorbiti che meglio sarà per chi è più elastico in questo senso.
Torna il Salone del Mobile di Milano, in grande spolvero, visto che manca di fatto da due anni. Quali sono le aspettative?
Mancheranno Ucraina, Russia e Cina e questo è un dato di fatto. Certamente c’è una grande voglia di normalità, di ritrovarci dopo due anni di pandemia. Ci saranno buyer da Europa, Stati Uniti e dal Sud Est Asiatico (esclusa, appunto, la Cina). E se anche non sarà un salone come ‘ai vecchi tempi’, rispetto a buyer e architetti abbiamo la conferma della presenza di tutti quanti. Restiamo attrattivi, per tutta una serie di ragioni che hanno a che fare con la qualità, il saper fare e le caratteristiche specifiche dell’essere italiani rispetto a cui il Salone certamente ‘fa centro’.
Resta il tema materie prime e consegne. Avete cambiato qualcosa in corso d’opera?
In realtà no. Siamo un’azienda di riferimento, dunque i fornitori hanno voluto tenere fede e onorare un rapporto che va avanti da 50 anni. Non abbiamo sin qui avuto nessun ritardo. Esclusi alcuni elettrodomestici che ci stanno richiedendo tempi lunghi. D’altra parte anche noi non abbiamo mai tradito i nostri fornitori e ci sono stati riconoscenti.
Obiettivi per il 2022?
Gli obiettivi per quest’anno erano più prudenziali, intorno al 15%, ma vediamo che siamo già oltre, circa il 22%, quindi la crescita potrebbe essere a fine anno intorno al 22-25%. La Russia pesava per noi circa il 7%, ma andremo a recuperare sicuramente in altre aree. L’ordinativo nel frattempo è del +45%.
Vi aspettate una crescita dall’Europa? E dagli Stati Uniti?
Abbiamo società negli Usa che gestiscono il mercato del Nord e del Sud America. Non immagino rimbalzi enormi, ma compatibili con quella che è la crescita in altre parti del mondo. Non dobbiamo dimenticare che quello americano è un mercato difficile. La nostra è una politica di ‘piccoli pass’ che in 52 anni ci ha portati ad essere presenti sui mercati internazionali, in oltre 90 Paesi e con 102 flagship store nelle maggiori capitali del mondo. Questi ci consente di crescere tutti gli anni e di surfare molto bene le crisi.
E per il futuro? Operazioni di finanza straordinaria o ‘piccoli passi’?
La seconda, ovviamente. Avremo allargamenti rispetto alla produzione e in particolare nel 2023 allargheremo all’outdoor che è il segmento che ci manca. Verrà sviluppato secondo la nostra politica: senza acquisizioni, ma con ancora piccoli passi, con qualche prodotto che verranno aumentati via via. Quindi strutturando di conseguenza la capacità produttiva. Sicuramente non stiamo pensando al momento ad acquisizioni.