Se la corsa agli investimenti è il termometro della fiducia, per l’industria delle piastrelle in ceramica si può parlare di autentica “febbre”. Mai, negli ultimi vent’anni, i produttori avevano speso tanto in rapporto al fatturato per innovare i prodotti, intervenire nei sistemi organizzativi e potenziare la rete commerciale. Nel 2015, la quota investimenti ha sfiorato il 7% dei ricavi, con un incremento del 22,7% rispetto all’anno precedente. In milioni di euro, fa un totale di 351,3. La spesa, peraltro, corre a un ritmo nettamente superiore rispetto ai ricavi, che mettono comunque a segno un ottimo +4,1% superando i 5 miliardi di euro sotto la spinta dell’export, cresciuto del 5,1% con ottime performance in mercati chiave quali Germania e Stati Uniti. Le esportazioni valgono ormai l’80% del giro d’affari complessivo del mondo piastrelle, per oltre 4,3 miliardi di euro, a cui si aggiungono i ricavi derivanti dall’internazionalizzazione produttiva con sedici aziende avviate oltre confine in chiave market seeking per un fatturato di quasi 800 milioni di euro.
I dati relativi al 2015 sono stati presentati martedì scorso a Sassuolo in occasione dell’assemblea annuale di Confindustria Ceramica, l’associazione che raggruppa le principali imprese del settore. Le piastrelle si confermano il business prevalente all’interno di un mondo che complessivamente vale 5,83 miliardi, di cui circa 295 milioni sono generati dalle ceramiche sanitarie, 380 milioni dai materiali refrattari e poco meno di 50 milioni dalla stoviglieria. Le aziende di piastrelle sembrano aver metabolizzato i momenti peggiori della crisi: il numero di player è stabile a quota 150, per un fatturato medio di oltre 34 milioni di euro a impresa, mentre l’occupazione perde leggermente quota (-1,5%) restando comunque oltre i 19 mila addetti. Per quanto riguarda le destinazioni, il 2015 è stato caratterizzato da un incremento quantitativo a doppia cifra (+14,3%) del Far East e di un crollo prevedibile (-17,3%) dell’est Europa, principalmente per effetto della crisi russa, mentre la crescita americana (+21,5%) è stata realizzata attraverso le società di diritto estero controllate da gruppi ceramici italiani. L’Europa occidentale resta il principale mercato di riferimento per le industrie italiane, principalmente localizzate nel distretto di Sassuolo (Modena), con una quota di circa la metà dell’export complessivo in termini di metri quadrati.
In prospettiva, il presidente Vittorio Borelli intravede qualche nube. “Le condizioni macroeconomiche favorevoli – ha detto in assemblea il numero uno di Confindustria Ceramica – sono attenuate dall’incremento del prezzo del petrolio, che spinge in alto i costi energetici, e dal leggero apprezzamento dell’euro sul dollaro, oltre che dal rallentamento del Pil mondiale e dall’annunciato rialzo dei tassi di interesse negli Stati Uniti”. I principali temi in agenda sono due. Il primo riguarda la scadenza a fine anno dei dazi antidumping sulle importazioni di piastrelle cinesi in Europa, per cui Confindustria Ceramica ha annunciato che presenterà richiesta di rinnovo per altri cinque anni con tanto di dossier legato alle attività della concorrenza orientale. Il secondo è legato all’energia, argomento cruciale per un settore energivoro come quello delle piastrelle. “L’Italia, contrariamente alla Germania che ha fatto precise scelte allocative, non è riuscita a sbloccare gli sgravi già previsti e pensiamo che nella riparametrizzazione si debba tener conto anche della propensione al commercio internazionale”. Borelli ha quindi auspicato che sia fatta chiarezza sulla normativa legata alla cogenerazione, fiore all’occhiello in chiave sostenibilità di molte aziende del settore, perché “l’attuale confusione mette in serie difficoltà gli impianti già in esercizio e blocca tutti gli investimenti futuri”. Infine, un accenno a Cersaie, principale evento mondiale del settore che si terrà a Bolognafiere dal 26 al 30 settembre e di cui Confindustria Ceramica è organizzatore. “Confermiamo la scelta di Bologna come sede ideale di Cersaie – ha sottolineato Borelli – e contestualmente avanziamo una serie di richieste legate alla ristrutturazione dei padiglioni e delle aree esterne, per offrire a visitatori ed espositori tutti i comfort che l’evento di settore più importante a livello internazionale deve garantire”. I primi riscontri sono positivi, con il “tutto esaurito” in termini di superficie espositiva a tre mesi dalla fiera.