Pba rientra tra le aziende che avrebbero potuto non fermarsi perché, alla luce del DCPM 22 marzo 2020, riferimento lettera d, rientra tra quelle considerate funzionali ad assicurare la continuità delle filiere di cui all’allegato 1 dello stesso DPCM (servizi di pubblica utilità e servizi essenziali).
Pba disegna, produce e posa componenti per le residenze assistite e per gli ospedali e in questo momento è coinvolta nella fornitura per gli ospedali, ormai denominati ‘Covid 19’, rifornendo aziende che prestano assistenza sanitaria (cod. 86) e assistenza sociale non residenziale (cod.88).
“Avremmo quindi potuto non chiudere – afferma il presidente di Pba Francesca Masiero – ma, semplicemente, proseguire. Ho preferito “far respirare” persone (con 10 giorni a casa, la maggior parte in smart working) e cose (con due sanificazioni nel giro di una settimana) per poter ripartire con una carica psicologica meno invasiva. Abbiamo un portafoglio ordini importante e clienti che non possono aspettare e non possono aspettare perché chi deve entrare in quegli ambienti NON può aspettare. Trovare il punto di equilibrio tra, dover proteggere la salute mia e dei miei collaboratori e rispondere alle necessità dei clienti, è la sfida di noi imprenditori in questo momento. Non ce ne sono altre”.
L’azienda, operativa, sta garantendo ai dipendenti la protezione dal virus con tute e mascherine apposite e il distanziamento sociale attraverso l’occupazione della sala riunione, di showroom e la creazione di nuove postazioni mantenendo una sola persona per ambiente negli uffici. “Distanti e bardati come fossimo nell’alimentare – spiega Masiero – ma, a differenza dell’alimentare, non è la merce il soggetto centrale ma chi la produce. Anche questo è un insegnamento che nessuno potrà trascurare in futuro. Un insegnamento che deve diventare un’abitudine del pensiero”.
“Siamo aperti perché siamo chiamati a farlo e perché siamo capaci di farlo”, conclude Masiero.