La flessibilità di tempi e metodi di lavoro impone il cambiamento del design per ufficio. A sostenerlo sono player e associazioni di settore. AL centro, il mutato rapporto tra spazio individuale e spazio collettivo.
In principio era il telelavoro, ovvero un modo di lavorare svincolato dalla localizzazione in uno spazio preciso. Oggi il termine di riferimento è smartworking, un approccio aziendale che permette al lavoratore e all’ufficio in cui svolge la sua attività di conciliare al meglio incarichi professionali e vita privata, in un’ottica di flessibilità e di incremento della produttività. Secondo l’Osservatorio Smartworking del Politecnico di Milano, nel 2016, i lavoratori ‘smart’ hanno raggiunto quota 250mila in Italia e rappresentano il 7% degli impiegati nel Paese. Stando alle ricerche, in circa il 50% dei casi gli accorgimenti per una maggiore flessibilità hanno portato a una crescita dei profitti e della corporate reputation. Centrale, in questa evoluzione, il nuovo modo di progettare gli spazi aziendali, con tecnologia e internet of things che permeano il design per ufficio. “Se cambia il modo di lavorare – ha spiegato a Pambianco Design Giuliano Mosconi, presidente e CEO di Tecno – deve poter cambiare l’ambiente di lavoro, dalla divisione delle aree all’orientamento delle pareti, alla progettazione delle sedute. Se cambia il rapporto tra lo spazio individuale e lo spazio collettivo servono prodotti che consentano questa riconfigurazione”. L’azienda di arredamento nata nel 1953, che dallo scorso febbraio ha inoltre rilevato la maggioranza di Zanotta, è tra i pionieri dell’estensione delle potenzialità di internet ai mobili per ufficio, ben esemplificata da io.T (Intelligence of Tecno), un sistema di arredi connessi ed integrabili a sistemi informativi. Tra le funzioni principali di io.T, il cui scopo è quello di “migliorare il benessere dell’utente finale trasformandolo in una persona riconosciuta dall’oggetto”, ci sono la connettività e la gestione dei dati, ma anche la personalizzazione dell’illuminazione e della climatizzazione (il sistema è in grado di mappare una stanza e fornire un’illuminazione ambientale e una temperatura ottimizzate). “Dare un’intelligenza alle cose – ha continuato Mosconi – vuol dire puntare alla memorizzazione delle gestualità e delle esigenze delle persone da parte degli oggetti. Questi sistemi hanno senso a maggior ragione sui grandi numeri del contract”. All’integrazione digitale, Tecno ha affiancato Clavis, scrivania che tramite un morsetto universale può essere configurata con accessori diversi: a disegnare il piano di lavoro sono infatti alcuni schermi (che offrono diversi livelli di privacy), mentre mensole, cassetti e bracci porta monitor contribuiscono a personalizzare il tavolo.
SPAZI FUNZIONALI SECONDO MICROSOFT
Tecno è oggi partner per la fornitura di arredi del Technology Center della nuova Microsoft House di Milano, inaugurata all’inizio del 2017. Qui il progetto degli interni, firmato dallo studio di architettura Degw, risponde al ‘new world of work’ proposto da Microsoft Italia, che prevede una maggiore flessibilità dei dipendenti in chiave smartworking, anche grazie alla condivisione di spazi funzionali e al potenziamento delle tecnologie che facilitano la collaborazione. “Più le persone sono in grado di organizzare autonomamente spazi e tempi di lavoro – ha raccontato a Pambianco Design Pino Mercuri, direttore delle risorse umane di Microsoft Italia – maggiore è la loro produttività. Se si guarda a un’intera giornata ci si rende conto di come le attività siano diverse e frammentate, con spazi di lavoro e spazi personali sempre più fluidi. Per questo gran parte delle aree della Microsoft House segue una logica abitativa”. L’edificio, con 832 vetrate che aprono gli uffici alla città e permettono di sfruttare appieno la luce naturale, si sviluppa su sei piani fuori terra. Dal secondo al quinto, i piani sono riservati ai dipendenti e collaboratori dell’azienda e seguono un’organizzazione libera. Le aree di lavoro open space non prevedono alcuna postazione dedicata, ogni persona si muove negli spazi a seconda delle necessità (Smart Platform, Creative Garden e Atelier: la struttura conta aree più collaborative e aree più riservate per creare uno spazio di lavoro senza monotonia, che stimola la creatività). “La nuova sede di Milano – ha concluso Mercuri – è un vero e proprio acceleratore di cambiamento. Gli stessi lavoratori hanno proposto alcune delle soluzioni adottate dal gruppo”.
I DATI DEL SISTEMA UFFICIO
Se il futuro dell’arredo degli spazi operativi va in direzione della domotica e della flessibilità spaziale e oraria, i dati congiunturali relativi al 2016 registrano, per il sistema ufficio, una crescita del 5% del fatturato alla produzione, che si attesta a circa 1,2 miliardi di euro. A renderlo noto è il centro studi di Federlegnoarredo, precisando come l’incremento sia da ricondurre prevalentemente al mercato italiano, mentre le esportazioni “segnano un calo, dopo un 2015 in forte espansione”. Come spiegato a Pambianco Design da Marco Predari, presidente di Assufficio, “a subire una flessione sono stati gli Emirati e l’Arabia Saudita, mentre Stati Uniti, Regno Unito e Francia hanno invece registrato una progressione”. Le esportazioni assorbono oggi il 45% della produzione italiana. “Lo sviluppo del fatturato, sia in Italia che all’estero, è avvenuto – ha sottolineato Predari – attraverso il contract prevalentemente appannaggio delle aziende più grandi e strutturate”. In questi contesti lo smarworking è, secondo Assufficio, una tendenza sempre più consolidata, con ambiti come l’acustica, l’illuminazione, le soluzioni per la divisione degli ambienti e per la creazione di spazi aggregativi in costante evoluzione.
NUOVE FRONTIERE PER WORKPLACE 3.0
Al Salone del Mobile 2017, nella nuova edizione di Workplace 3.0 , l’associazione presenterà, insieme all’architetto Cristiana Cutrona, il progetto-installazione A joyful sense at work – Il Senso felice del lavoro: il nuovo workplace, si legge nella nota ufficiale di presentazione, sarà un “organismo evolutivo”, capace di adattarsi alle necessità e all’uso che ne vorrà fare il singolo individuo. “Il vecchio modello organizzativo activity based – ha raccontato Cutrona – che ha orientato il corrispondente modello spaziale dell’ufficio ibrido, in cui l’individuo ha a disposizione un menù predefinito di spazi che gli consente di scegliere dove svolgere la propria mansione, non è più adeguato, perché non tiene conto del cambiamento della nostra relazione con lo spazio”. Secondo l’architetto l’edificio deve liberarsi da maglie e griglie, dalla scansione tra corridoio e aree operative, tra spazi chiusi e spazi aperti. Allo stesso modo anche i prodotti per ufficio devono tornare ad essere forme essenziali e archetipe. L’installazione è una rappresentazione astratta del nuovo modello spaziale di Workplace. Quattro elementi chiusi accolgono i progetti di quattro studi di architettura internazionali. Le proposte di 5+1AA e di Ahmadi Studio mettono in scena uno spazio ufficio che cambia nei diversi momenti della giornata in relazione all’utilizzo, mentre la proposta di Studio O+A punta l’accento sulla condizione creativa come motore di innovazione. UNStudio racconta infine come applicare la tecnologia per mitigare lo stress e apre una finestra su nuovi percorsi di welfare aziendale.
di Giulia Sciola