Porre maggiore attenzione sulle persone. Anche in un’ottica di crescita. È questo il pensiero di Federico Palazzari, CEO di Nemo Lighting, raccontato in occasione del 6° Design Summit organizzato da Pambianco – Interni e intitolato ‘L’industria del design e la sfida della ripresa – L’impatto della crisi sui mercati e le risposte delle aziende’, tenutosi al Palazzo della Borsa di Milano martedì 14 luglio. Il 2020 “non è un’annata dove uscirà il miglior vino, ma alla fine dell’anno berremo comunque qualcosa”, ha raccontato il manager. “Ci sta che non si cresca sempre, che ci siano dei momenti di stop. Anzi, se non ci fosse stato questo momento di stop forse non avremmo fatto certe riflessioni. Noi adesso stiamo lavorando molto sulle persone, ne stiamo cercando di nuove, stiamo facendo molti colloqui. In una fase così serve più un lavoro basato sulle persone che sul prodotto, quest’ultimo infatti non viaggia da solo. È un momento di grande prossemica umana“.
Non a caso, infatti, “io sono molto appassionato di come lavorano le aziende del nord Europa, in quanto sono uno specchio importante per noi”, ha spiegato Palazzari. “Quello italiano è un mondo abbastanza democratico, le aziende italiane, che abbiano uno zero in più o in meno a livello di fatturato, condividono alla fine gli stessi problemi, e quindi un confronto con modelli che lavorano su paradigmi differenti, tipo i nordeuropei, sono importanti”.
Per esempio, “paragonando le risorse commerciali e di comunicazione, il rapporto è di circa 1 a 5, quindi se noi abbiamo un commerciale al nord ne hanno 5, ed è inversamente proporzionale ai numeri dei codici a catalogo, ovvero molti meno codici e più persone che lavorano pre promuoverli a livello commerciale e comunicativo. Mentre noi, in alcuni casi, abbiamo bulimie produttive e poche persone”. Ciò che bisogna tenere bene in mente, infatti, è che “il prodotto e il messaggio dell’azienda lavorano sulle gambe delle persone. È vero che c’è anche la parte digitale ma, soprattutto in momenti come questi, accanto all’importanza del digitale ci deve essere una sorta di umanesimo commerciale e comunicativo e quindi un riavvicinamento forte alle persone”.