La recente edizione di Furnex al Cairo consente di registrare le potenzialità delL’Egitto: export +15,1% nella prima metà del 2016. ci credono Giulio Cappellini e Carola Bestetti di Living Divani.
Nella prima metà del 2016, l’export italiano dell’arredo ha superato gli 11 miliardi di euro, confermando alcuni mercati, come quello francese (+5,3%), quello statunitense (+8,1%) e quello cinese (+18,4%), ma spostando l’attenzione anche su alcuni nuovi, come l’Iran e gli Emirati Arabi. In questo scenario, dai dati elaborati dal Centro Studi FederlegnoArredo, si affaccia anche l’Egitto, che ha registrato nella prima metà dell’anno (gennaio-ottobre) una forte crescita, per un totale di 62,73 milioni di euro (+15,1%) rispetto allo stesso periodo del 2015. Questo interesse e questa forte spinta verso l’esterno sono stati il leitmotiv della 12° fiera Furnex. ‘Per una via egiziana al design’ è stato l’obiettivo posto dall’Egyptian Exporters Association-Expolink e dall’EFEC (Egyptian Furniture Export Council), con l’intento di consolidare la posizione forte per l’Egitto sia come mercato d’esportazione che d’importazione, aprendo le porte in particolar modo al design italiano. Tutto il macro sistema dell’arredo e del complemento dal sapore nostrano infatti è l’apporto più significativo (+38,4% tra gennaio e ottobre 2016) e rappresenta circa il 46% del totale dell’export della filiera. “In una prospettiva futura, sicuramente il mercato egiziano è interessante per l’industria italiana – ha affermato a Pambianco Design Giulio Cappellini, chiamato al Cairo nel ruolo di art director della fiera – c’è grande voglia di rinascita e c’è una nicchia di mercato con un buon potenziale economico che desidera possedere prodotti raffinati di gusto internazionale.” Perfettamente in linea anche le parole riferite a Pambianco Design da Carola Bestetti, communication manager di Living Divani, rappresentante in fiera dell’imprenditoria italiana: “Credo sia un Paese molto interessante per il design italiano e che sia un mercato nascente, in particolar modo per il contract. Penso soprattutto ai resort e all’hotellerie di lusso ai quali possiamo offrire le nostre migliori soluzioni”.
L’export è dunque riconosciuto come uno dei principali motori per la crescita delle aziende italiane, sebbene il periodo storico sia caratterizzato da forti tensioni e incertezze che influenzano i commerci. Dopo la battuta d’arresto degli ultimi anni dovuta alla crisi economica, i mercati stanno tornando a farsi dinamici (nel 2016 sono stati raggiunti i livelli pre-crisi, sopra 12 miliardi per il settore arredo) e cominciano ad aprirsi nuove scenografie che comprendono anche il continente africano, già interessato nel 2014 dalla rete di imprese nella parte sub sahariana promossa da FederlegnoArredo Eventi. Oggi, grazie alla posizione geografica strategica, all’eccellente manodopera nella lavorazione del legno, e ai costi di produzione molto contenuti, l’Egitto si riconferma nuovo terreno per scambi e punto d’accesso per i principali mercati africani, nel ruolo di “porta sull’Africa”, come l’ha definito Cappellini. “L’Africa è rimasta l’ultimo vero continente quasi inesplorato, dove c’è ancora un’enorme possibilità di sviluppo – ha continuato Bestetti – e a mio avviso anche queste zone diventeranno in futuro oggetto di pesanti investimenti alberghieri, com’è successo in Asia, che ha visto una crescita incredibile per un target altamente qualificato”. La conferma di questo panorama di ripresa arriva anche da recenti analisi dell’Eiu (Economist Intelligence Unit) che, slegando la realtà creativa da quella politica del Paese, ha previsto una crescita economica egiziana dei prossimi anni fino a +4,8% nel 2019. In questo scenario, il design italiano è tra i più apprezzati dalle classi agiate, spesso caratterizzate da un gusto più internazionale acquisito nei frequenti viaggi, come ha suggerito a Pambianco Design Luca Fois, docente di Interior Design del Politecnico, coinvolto nella curatela di Furnex. Se da una parte quindi è possibile tracciare interesse e attenzione volti al mercato egiziano dalle aziende italiane, dall’altra è altrettanto vivace e in crescita la varietà egiziana nella progettazione. Secondo uno studio del 2016 dell’International Labour Organization dedicato agli sviluppi e ai trend economici, negli ultimi dieci anni l’industria del mobile egiziana, che impiega circa 270.000 persone, ha assistito a rapidi progressi, diventando il settore più promettente del Paese. Ma come si fa a dare un respiro internazionale all’industria dell’economia africana? Secondo Cappellini, alimentando il design internazionale, dando la possibilità a designer egiziani di lavorare con industrie italiane e viceversa: “L’Italia deve difendere e promuovere i propri prodotti e la propria qualità, non importa se gli oggetti sono disegnati da designer italiani o esteri”. L’internazionalizzazione dei progetti è infatti all’ordine del giorno per le aziende di design italiano, e le collaborazioni a livello intercontinentale non fanno che accrescere e migliorare la visione di un brand. “Sono impaziente di intercettare un progettista africano talentuoso, magari egiziano, che stimoli e metta alla prova il savoir-faire Living Divani con nuove tecniche e lavorazioni”, ha affermato in questo senso Carola Bestetti. A testimonianza di un feeling culturale forte, Fois ha citato alcune felici collaborazioni tra designer egiziani e aziende italiane, come i successi firmati da Cherif Morsi per Covo e ha anche ricordato: “Il design egiziano e le aziende egiziane devono investire su questa strada per trovare e affermare un’identità contemporanea che innovi la tradizione millenaria egiziana. Questo farà sì che gli scambi e le contaminazioni crescano”. Una vetrina perfetta sarà il Nile Design Hub Project, un nuovo progetto laboratoriale di formazione sia per designer egiziani e africani sia per aziende locali, in stretto rapporto con le risorse formative universitarie e professionali e le esperienze delle aziende italiane.
Costanza Rinaldi