Nella società dell’immagine la parola si riappropria degli spazi che le sono propri. Recupera il suo ruolo e la sua capacità di definire gli ambiti, di approfondire. Di dare spazio alla riflessione. Nel suo essere pensiero pensato, racconta tutto quello che sta dietro e dentro un oggetto. Su questo scommette Nemo Lighting, con un progetto che è una dichiarazione di intenti, disruptive rispetto al contesto. In occasione della prossima edizione del Salone del Mobile di Milano, porterà in scena le parole, quelle pensate, e poi dette, dai grandi maestri del design. Per riaffermare un principio: che un oggetto non va visto solo nel suo ultimo miglio, ma per tutto quello che porta con sé. Sarà una video installazione, nello showroom di corso Monforte, a raccontare, dal 6 giugno prossimo, questo nuovo corso per l’azienda di design.
“Un progetto strategico-comunicativo – spiega l’amministratore delegato Federico Palazzari – che si riaggancia a quelle che sono le radici del nostro mondo, che vive di contatto con la realtà. E in un momento così complesso, confuso, dai confini non chiari e incerti, guardiamo indietro, alle figure di riferimento dell’architettura e del design di cui siamo testimoni, e vediamo che in fondo sono persone che si sono sempre ancorate ai temi del presente per lavorare, da Le Corbusier ad Aldo Rossi, c’è sempre stata una lettura dell’attualità”.
“Penso che, lavorando nel solco che hanno tracciato i grandi maestri, possiamo e dobbiamo ricordare – sottolinea – quanto ci hanno lasciato non solo in tema di progetto, ma anche di riflessione sul mondo. Dalla caduta del muro di Berlino, al Secondo Dopoguerra, il presente, e anche le tragedie, sono sempre state oggetto di riflessione che non necessariamente venivano riversate nei progetti, i quali comunque non ne restavano avulsi”.
Insomma, un omaggio da una parte, un rischio dall’altra per indicare una strada: “evitiamo foto di lampade e mobili per una volta. Proviamo a fare un passo laterale per dire anche che il nostro mondo non è fatto solo di oggetti e progetti ma è anche di un pensiero. Altrimenti si dà corpo ad una discrepanza per la quale ci si riferisce a mostri sacri, ma di loro si prende soltanto un pezzo”.