Fatturato quadruplicato in cinque anni per l’azienda di Federico Palazzari, oggi poco sotto i 18 milioni. “La filosofia di prodotto, l’ingegnerizzazione, la produzione e la commercializzazione camminano sulle gambe delle persone e NEMO ha un capitale umano unico”
Di Nemo colpiscono innanzitutto i numeri, gli incrementi annui molto più simili a quelli di una startup che non a quelli di un’azienda fondata negli anni Novanta e a lungo dormiente. Con l’acquisizione da parte di Federico Palazzari, risalente a sei anni fa, è arrivata la svolta: da poco più di 4 milioni, il giro d’affari annuo è schizzato in alto fino a raggiungere quota 17,6 milioni nell’ultimo esercizio, con l’obiettivo di un ulteriore incremento del 13% per l’anno in corso. Della startup invece Nemo non ha la redditività, perché se una newco spinge sulla leva della crescita sacrificando i margini per affermarsi, l’azienda di illuminazione presieduta e amministrata da Palazzari ha tenuto ben fermi i paletti dell’ebitda oltre il 20% del fatturato e nel 2018 il valore ha sfiorato i 4 milioni. In sostanza, oltre a crescere, Nemo guadagna e crea le condizioni necessarie per potersi sviluppare a livello internazionale. “Dal nostro punto di vista – afferma Palazzari – è importante ottenere risultati in linea con le attese concrete che ci siamo dati a inizio anno. Significa lavorare ad una crescita organica e, soprattutto, consapevole. E vuol dire che abbiamo lavorato con idee corrette nella giusta direzione”.
SOLIDE BASI ESTERE
Il segreto di questo successo? Con le nostre collezioni abbiamo creato dei nuovi paradigmi nel mondo dell’illuminazione di design, che permettono ad architetti e designer di esprimersi con solidità di pensiero progettuale. Il resto era già presente in azienda, quando Palazzari la rilevò. “Sei anni fa, al di là di un forte brand, ho trovato un gruppo di persone fantastiche, con competenze specifiche consolidate nel settore dell’illuminazione, che potevano esprimere e trasferire in maniera importante il loro know how in tutti gli ambiti, da quello tecnico al gestionale e commerciale”. Su quel nucleo storico, l’imprenditore ha innestato nuove risorse ottenendo una trasmissione efficace di conoscenze da un lato e di entusiasmo dall’altro, a conferma della regola che il capitale umano è il vero fattore in grado di cambiare le cose in un’azienda. E ha responsabilizzato un team cresciuto in fretta. “Nelle tre sedi di Milano, Parigi e New York siamo poco più di 50, con tanti fuoriclasse, di quelli che risolvono le partite negli ultimi minuti”. Così si sono create le condizioni per affrontare in modo efficace i mercati chiave di Nemo che oggi sono, in ordine di grandezza, la Francia, l’Italia e gli Stati Uniti. Sulla Francia, Palazzari spiega: “Per Nemo è una fonte di ispirazione, ha una base culturale per certi aspetti assimilabile a quella italiana, ma molto più ‘contaminata” da contributi creativi internazionali. Lavoriamo in Francia con designer armeni, italiani e tedeschi, che si sono trasferiti a Parigi. In sostanza, ci sentiamo un’azienda molto italo-francese”. E da settembre, proprio oltralpe dove Nemo è fortemente radicata a livello distributivo, distribuisce in esclusiva i prodotti del grande Ingo Maurer. “È un onore e un arricchimento lavorare con Ingo, caro amico e maestro. E poi i nostri interlocutori, architetti e progettisti, vogliono avere la possibilità di scegliere tra diverse filosofie di prodotto”. Quella con Maurer è la prima partnership distributiva di Nemo, che apre la strada ad alleanze strategiche con altre aziende. Gli Stati Uniti, secondo mercato estero per giro d’affari, sono in grande crescita. Qui il gruppo ha acquisito nel 2016 la società Illuminating Inc. “Abbiamo una base logistica e tecnica che sta crescendo – sottolinea Palazzari – e c’è tantissimo da fare. Si tratta di un mercato con regole precise e richiede grande energia e investimenti che il mio consiglio d’amministrazione mi spinge a mettere in atto”. E poi c’è la Cina, un mondo che Palazzari conosce bene, di cui, tra l’altro, parla anche la lingua e che ha girato in lungo e in largo per intercettare le opportunità che si sono aperte. “Per molto tempo ho pensato fosse inutile presidiarla – ricorda l’imprenditore – perché il Paese non aveva ancora sviluppato la percezione che spazi ben disegnati ed arredati corrispondono ad un valore importante per l’uomo. Da qualche anno a questa parte, invece, anche grazie al lavoro degli architetti internazionali ed all’ambizione della Cina su tutto quello che rappresenta qualità, è diventato ‘il mercato’. Il nostro obiettivo è impegnarci in modo importante, diventando più ‘locali’ fino a presenziare il territorio così come abbiamo fatto in Francia e negli Stati Uniti”. Il 2019 sarà l’anno della svolta, con l’apertura nella seconda parte dell’anno di un ufficio a Shanghai, che rappresenterà la prima base asiatica di Nemo. “La nostra nicchia di prodotto ha grandi potenzialità e i consumatori cinesi sono ben informati e apprezzano. Non sono consumatori mainstream, amano l’unicità”.
IN AGENDA
Lo scorso anno, la rotta impressa dal gruppo si è tradotta nel potenziamento di due aspetti: la produzione e la logistica per ottimizzare il time to market. “Sapevamo – precisa Palazzari – che il tema portante sul quale occorreva concentrarsi era quello relativo alla parte industriale. Abbiamo lavorato in questo senso, stanziando risorse sul fronte dell’ingegnerizzazione per aumentare la produttività, e abbiamo poi reso più efficienti i nostri magazzini e migliorato ulteriormente il capitolo assistenza post vendita. Sempre di più, le collezioni lighting contemporanee, anche per i costanti sviluppi tecnologici, hanno bisogno di una struttura a supporto per la rete della clientela, compresa quella professionale”. Consolidato questo aspetto, nel 2019 l’obiettivo del gruppo verterà sul rafforzamento del capitolo distribuzione. “Inseriremo nuove figure nel nostro organico nella filiale americana e in Italia”, annuncia Palazzari, Ragionando a medio termine, il ceo di Nemo punta a crescere ma senza aver l’assillo dei budget sfidanti. “Quelli passati sono stati begli anni, duranti i quali siamo riusciti a realizzare gli obiettivi prefissati, con dinamismo e in grande libertà espressiva per quanto riguarda il prodotto. Ora cercheremo di capire come interpretare il futuro guardando anche a partnership, aggregazioni ed acquisizioni, che sono driver di sviluppo sempre più presenti nel settore della luce e che è giusto non escludere a priori”. Intanto aumenterà il peso del contract, che attualmente incide pochissimo: si parla di un 10% dei ricavi, perciò i margini di crescita saranno importanti.
NOVITÀ E RIEDIZIONI
Nemo si prepara all’appuntamento biennale più importante per il comparto illuminazione, quello di Euroluce a Milano, confermando la vocazione che porta l’azienda a muoversi sul doppio binario della contemporaneità e della riedizione dei classici. A fianco di Bird, nuova lampada ipersofisticata del designer tedesco Bernhard Osann e di Monument di Charles Kalpakian, saranno editate due classici: La Roche, un’applique di Le Corbusier del 1925 in versione led e messa in produzione la Newton, creazione pop di Branzi del 2002. “La lampada di Branzi l’ho sempre amata. A casa ho il prototipo e l’ho sempre immaginato come un oggetto che parla il linguaggio degli anni Ottanta con volumi forti, che rappresenta un punto di rottura in questo momento iper-razionale”. Ogni sforzo e ogni investimento, che riguardi il livello creativo o quello di potenziamento commerciale, viene effettuato con la certezza che il mercato risponderà, e lo farà per due ragioni. La prima è legata al momento storico vissuto dall’industria dell’illuminazione. “La luce – precisa – è un elemento di cui avremo sempre bisogno in maniera più efficiente ed efficace. L’idea della luce ha avuto una grande maturazione nella cultura di tutti, è diventata elemento d’arredo, funzionale, e si è fatta sempre più spazio nella casa e nelle città”. La seconda è legata alla considerazione del mondo verso l’Italia. “Quel che il nostro Paese esprime nel settore dell’illuminazione di design non ha confronti”, conclude Palazzari.