Dodici mesi di crescita vertiginosa, da settembre 2020 ad agosto 2021, hanno portato Nardi, azienda veneta di arredi per l’outdoor, a segnare numeri rilevanti: +53% sul mercato italiano e +40,4% come fatturato complessivo rispetto all’anno precedente, contando che l’azienda di Chiampo (Vi) è distribuita globalmente in 115 Paesi del mondo. Percentuali che si concretizzano in un anno da record, il 2021, in cui i primi sette mesi hanno portato entrate per 50,7 milioni, cifra equivalente all’intero fatturato del 2019. Per la chiusura d’anno a dicembre le previsioni si aggirano intorno ai 70 milioni. Con Anna Nardi, CEO e direzione vendite, e con la sorella Floriana, anch’essa CEO e direzione marketing, indaghiamo le ragioni di questo exploit e le scelte strategiche dell’azienda.
Quali sono stati i fattori decisivi per un risultato di queste dimensioni?
“Paradossalmente la pandemia ha giocato a nostro favore, come per tutto il settore arredo, poiché le persone hanno riscoperto il valore della propria casa, ma anche degli spazi all’aperto, piccoli o grandi, in cui trovare il senso di libertà e benessere che tanto ci è mancato. I prodotti Nardi sono stati concepiti, sin dall’inizio, per donare benessere a chi li utilizza e portare bellezza e praticità. Questa formula, che era già nel nostro dna, si è dimostrata vincente nel periodo di pandemia e continua oggi la sua corsa a fronte di una sensibilità accentuata rispetto agli spazi outdoor. È accaduto nel settore residenziale, ma ugualmente lo verifichiamo nel contract, in tutte quelle attività in cui gli spazi all’aperto si sono dimostrati decisivi, e continueranno ad esserlo in futuro.
Che cosa accomuna i best seller dell’azienda e quali sono le ragioni del loro successo commerciale?
La direzione artistica del designer Raffaello Galiotto ha favorito scelte e prodotti che sono in forte sintonia con il mercato e con le esigenze degli acquirenti. I nostri arredi hanno saputo anticipare bisogni e desideri. Ne è un esempio Sipario, il sistema modulare per la separazione degli spazi a cui lavoravamo già prima della pandemia, che sta trovando oggi uno straordinario riscontro, soprattutto nel settore contract, come ha dimostrato l’attenzione sollevata alla fiera Host che si è appena conclusa. Gli operatori ho.re.ca avevano bisogno di un sistema flessibile e gradevole per generare distanziamento e separazione. Inoltre, Sipario ha un’anima green perché è realizzato in polipropilene rigenerato.
Quali saranno le strategie aziendali a seguito di questo cambio di passo?
Abbiamo sempre lavorato con riassortimento di magazzino, ma in questi mesi abbiamo finito le scorte, quindi per la prima volta le produzioni hanno dovuto seguire gli ordini e non viceversa. La situazione non si è ancora normalizzata; continuano ad arrivare ordini con consegna entro l’anno, poiché molti operatori stanno anticipando i tempi per non rischiare di rimanere senza fornitura la prossima stagione. A livello di strategia, nei prossimi mesi abbiamo deciso di concentrarci sulla produttività: grazie a un investimento di circa 10 milioni, arriveranno cinque nuove presse a iniezione e dieci nuovi silos per riorganizzare la distribuzione dei materiali. Anche la logistica è stata sottoposta a un processo di digitalizzazione.
Quali le azioni previste sul fronte della sostenibilità?
Come per Sipario, è in definizione una linea di arredi realizzati in materiale riciclato post-consumo, ed è questo uno dei nostri obiettivi principali. La resina è uno dei materiali che meglio si adatta all’outdoor, e il problema sul fronte della sostenibilità non è il materiale in sé, quanto l’uso che se ne fa. Può resistere senza degradarsi fino a quindici anni e può essere reimmessa nel ciclo produttivo. Per ora è necessario conferire i prodotti a fine vita a impianti specializzati, ma ci auguriamo che presto la normativa italiana consenta alle aziende di ritirarli direttamente per riconvertirli. Ugualmente lavoriamo per innalzare sempre più la sostenibilità in tutti i processi aziendali. Tutti i nuovi impianti sono a impatto zero: produciamo energia attraverso pannelli fotovoltaici di grandi dimensioni e siamo dotati di macchine ibride che riutilizzano l’acqua nel ciclo produttivo e non emettono fumi.
Come spiegate la reazione del mercato italiano? Quale è la vostra analisi?
L’Italia è stata più veloce degli altri Paesi nella ripresa e più ricettiva sia a livello di retail, sia di contract. Ma tutti i mercati sono vivaci, in particolare in Europa: Germania, Spagna, Inghilterra, Paese in cui prima d’ora non eravamo riusciti ad entrare. Anche Canada e Usa dimostrano molto dinamismo.
Come avete strutturato la distribuzione e le reti di vendita?
Il nostro prodotto, che si colloca in una fascia medio-alta, è distribuito da una rete di rappresentanti in ogni regione italiana, quindi da numerosi rivenditori con aree shop-in-shop. Abbiamo un’agenzia per ogni nazione estera. Nei mercati lontani gli agenti gestiscono anche logistica e magazzino.
Che peso ha l’e-commerce in questa evoluzione?
Le persone sono sempre più informate, ricercano sul web prima di acquistare. Noi ci appoggiamo a negozi solo online e a rivenditori che hanno i propri canali digitali: una rete parallela che non va a disturbare il retail con svendite, ma permette di arrivare dove il negozio fisico non arriva. Le vendite online non sono ancora rilevanti in percentuale, ma il fenomeno è in incremento. Ha accelerato con la pandemia e non si è più fermato.