Nuove sfide attendono il mondo dell’hotellerie nel prossimo futuro, anche dal punto di vista progettuale. L’albergo di domani è dinamico e multifunzionale, capace di modificare il proprio assetto e in grado di rispondere velocemente alle esigenze di un mercato in continua evoluzione. Un’attenzione al cambiamento che incomincia dall’utilizzo consapevole di materiali sostenibili, sviluppati a partire dai nuovi sistemi di intelligenza artificiale, fino ad arrivare alla riqualifica e valorizzazione del patrimonio culturale del territorio.
Per rispondere alle richieste sempre più diversificate del mercato, la struttura alberghiera si fa teatro, racconta una storia e promuove una customer experience autentica e personalizzata, allontanandosi radicalmente da servizi cristallizzati e generalizzati. L’architetto Marco Piva, founder dello Studio Marco Piva, in occasione della prima edizione del Pambianco Hotellerie Summit, ha individuato i nuovi obiettivi necessari per la realizzazione di un approccio progettuale più fluido e flessibile.
“Oggi – osserva Piva – non si tratta più di creare solamente un luogo bello, ma anche funzionale e che incroci le attese di chi viaggia. Il progettista deve creare dei contesti attrattivi per garantire alla struttura una serie di elementi in grado di generare valore per i propri ospiti. L’albergo, nella mia visione, è un teatro dove metti in scena servizi, eventi e funzioni. Una macchina studiata per poter essere governata in modo dinamico e flessibile. Anche chi la gestisce deve avere nuove competenze, guidarla al meglio e poter essere reattivo nei confronti del mercato”. In un contesto in cui la personalizzazione diventa protagonista anche lo storytelling del prodotto, dunque, assume un ruolo altrettanto importante. Il progetto costituisce una visione d’insieme, spiega il designer, che insieme ad altri elementi, come la comunicazione, vanno a definire l’anima sempre in divenire della struttura.
Ma a quali esigenze del mercato deve rispondere chi è chiamato a progettare? Per Piva la risposta è semplice: “Pensiamo sempre a progetti che possano durare nel tempo e, dunque, serve che il materiale sia sostenibile”. Il legno deve provenire da una foresta rigenerabile o da materiali di riciclo, cita ad esempio l’architetto, evidenziando che “l’utilizzo del materiale fa parte di un complesso percettivo importante per l’esperienza dell’ospite”. Inoltre, “stiamo lavorando con l’intelligenza artificiale. È interessante come noi proponiamo determinati quesiti e questi sistemi ci diano delle risposte multiple”. Certamente l’intelligenza artificiale “non restituisce un progetto completo, ma delle configurazioni. I moodboard, per esempio, che sono determinanti per la scelta dei materiali, hanno una genesi molto interessante e molto particolare”.
L’Italia è un Paese particolarmente ricco di immobili destinati o destinabili all’hotellerie. Richiedono tuttavia, molto spesso, interventi di ristrutturazione e rigenerazione importanti. Questi ultimi devono avvenire “nel rispetto del luogo, che ha sempre una storia da raccontare”. La differenziazione studiata rappresenta “un valore aggiunto, soprattutto in Italia. Europa e Italia – osserva – hanno ricchezza di edifici monumentali. Ci sono edifici dal valore storico rispetto ai quali è necessario un lavoro di grande attenzione per mantenere la qualità del luogo”. A questo scopo, “abbiamo internamente creato la Heritage Monumental Division“, che si occupa esattamente di preservare l’identità anche laddove la ristrutturazione preveda una nuova destinazione d’uso.
La capacità di intervento dello Studio Piva è ampia e va “dal masterplan all’architettura, all’interior, fino al prodotto: non puoi scindere le cose. Interessante il progetto – evidenzia l’architetto – quando è visto nella sua complessità. In questo senso possiamo produrre un prodotto ad hoc per un progetto specifico, generare una popolazione di oggetti che animano un luogo. Disegniamo molto spesso anche la parte di arredamento”. E l’attenzione per il settore è su larga scala e comprende anche le piccole realtà che da sole non hanno la forza economica o il know how per intervenire. In questo senso, “abbiamo dato vita insieme a Gabetti Property Solutions a un progetto di smart hospitality”. Si tratta di Smart re+new, “un modo per trasferire qualità, informazioni e know how a progetti in grande scala. È appena partito e ha un’articolazione legata a tutto il territorio. Il primo problema, in Italia, al di là delle risorse, è cosa fare di una struttura, allo stesso tempo, quest’iniziativa, è qualcosa che può interessare anche i grandi investitori immobiliari”.