Michael Anastassiades Si definisce un creativo e rifiuta le etichette. All’ultima design week ha presentato Arrangements con Flos, rafforzando una collaborazione che gli permette di lavorare liberamente.
Una continua ricerca rivolta all’eclettismo, all’individualità e alla qualità senza tempo: queste sono le principali caratteristiche del lavoro di Michael Anastassiades, ingegnere civile naturalizzato designer dopo un master al Royal College of Art di Londra, città dove vive tutt’ora. La sua progettazione, che occupa anche collezioni permanenti al MoMa di New York, al V&A di Londra o al MAK di Vienna, si muove tra arte e design e stimola l’interazione e la partecipazione da parte dell’utente finale. Ha aperto il suo studio nella capitale inglese nel 1994,. “Il sistema design era ed è piuttosto chiuso”, aggiunge, “e allora ero convinto che per non scendere a troppi compromessi l’unica strada fosse lavorare da solo. Con il mio team, ma da solo”. Una delle prime svolte in questo senso arriva però dall’incontro con Flos, azienda italiana con la quale il designer cipriota collabora da diversi anni e con la quale all’ultima edizione della Design Week 2018 di Milano a lanciato la collezione chandelier Arrangements al mercato internazionale. “Quando ho incontrato Flos – racconta Anastassiades a Pambianco Design – che rappresenta il primo lighting partner per me, avevo già un’idea sul prodotto e quindi la collaborazione è iniziata subito in maniera più costruttiva. Non l’ho vista come restrittiva, ma anzi come una forma di libertà. Adesso posso creare progetti più ambiziosi grazie al supporto e alla gestione di Flos alle mie spalle”. La collaborazione è un flusso di idee da entrambe le direzioni, ma “di solito sono io a portare un concept iniziale. Poi, è ovvio, il progetto evolve e cambia. La cosa più importante è il supporto morale e creativo che proviene da quest’azienda”. Creativo è una parola chiave per Anastassiades, perché rappresenta al meglio il suo approccio al progetto: “sono un designer esattamente come mi chiamo Michael. Con questo voglio dire che a mio parere non è altro che una definizione data da ciò che ho studiato. Se devo essere sincero, però, nel cosiddetto mondo dei creativi non credo sia importante etichettare in un modo piuttosto che in un altro”. La versatilità si rispecchia anche nel suo ultimo progetto Arrangements, nato dall’idea di creare un sistema d’illuminazione modulare componibile che spinga chi lo possiede a sceglierne i singoli elementi e combinarli a piacimento. “L’idea nasce da un gesto di creatività che vorrei dare a chi decide di acquistarlo, un modo per poter dire questo è mio. Oggi tutti vogliamo essere unici e diversi e questa è una lampada che si può adattare al proprio stile e cambiare nel tempo, diventando quindi un pezzo senza tempo. Sono sempre più convinto infatti, che si debbano progettare oggetti semplici che siano davvero timeless e la tecnologia ci può venire in aiuto in questo senso”. Secondo Anastassiades il designer deve sfruttare la tecnologia per rendere il quotidiano più confortevole, ma occorre che allo stesso tempo sia attento a non permettere che questa diventi soffocante: “non deve alienare la nostra vita”. Promotore di un uso consapevole e ragionato del design, infatti, Michael Anastassiades è convinto che non basti solo la prima impressione dettata dal valore estetico di un oggetto, ma piuttosto da come lo si impari ad apprezzare e a vivere. Per questo il Salone del Mobile per lui “è una piattaforma ideale dove presentare idee, è estremamente interessante, perché si hanno le prime reazioni, rimane il fulcro del design perché è qui le nuove idee si presentano a livello commerciale”.