La situazione a cui devono far fronte le aziende non è delle migliori. L’utilizzo di legno di recupero è da tempo una soluzione vincente, ma sconta l’aumento dei prezzi e la scarsa reperibilità.
All’inizio dell’anno si sperava di tornare ad una situazione più favorevole, con prezzi in decrescita. Invece, dopo la pandemia sono arrivate la crisi in Ucraina e la guerra, che hanno peggiorato lo scenario. Le materie prime sono in costante e forte aumento, la speculazione è tangibile, e il legno che proviene dai Paesi interessati direttamente o indirettamente dal conflitto tarda ad arrivare, oppure arriva, ma con prezzi ben diversi rispetto a qualche mese fa. Perché? Cosa sta succedendo all’interno della filiera?
IL LEGNO NON DIVENTI IL NUOVO GAS
Le dichiarazioni che arrivano dal presidente di FederlegnoArredo parlano di una situazione preoccupante, impossibile da non considerare. Un contesto politico ed economico che porta, a valle della catena, ad approvvigionamenti sempre più difficoltosi, con rischio di speculazione e impennate dei prezzi. “Siamo convinti – rimarca il presidente Claudio Feltrin – che questo sia il momento opportuno, e non più rimandabile, per diventare più autonomi mettendo da subito in atto le azioni necessarie per il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla Strategia forestale nazionale basata su una gestione rispettosa dell’ambiente, sullo sviluppo della filiera italiana del bosco e delle nostre segherie. Facciamo sì che questa immane tragedia umana ed economica dia almeno l’input per fare quello che viene rimandato da troppo tempo. Ci stiamo impoverendo di materia prima, mettendo a rischio il nostro settore e la sua concorrenzialità a tutto vantaggio ad esempio di Cina e Turchia. Non lasciamo che il legno ‘diventi il nuovo gas’. Le aziende costruttrici di pannelli, imballaggi, tetti, porte, parquet, finestre e altre parti di arredo che utilizzano il legno sono coinvolte in un pericoloso effetto domino. Come Federazione – sottolinea Feltrin – stiamo lavorando su più tavoli istituzionali, sia italiani che europei, proprio in tal senso e per sostenere le nostre aziende, alcune delle quali stanno già interrompendo a singhiozzo la produzione perché antieconomica o perché prive di materia prima sufficiente a evadere gli ordini. Ad oggi, grazie alle nostre pressioni, supportate dall’evidenza dei fatti, nel dl Ucraina bis almeno le aziende del legno risultano tra quelle che, ricorrendo agli ammortizzatori sociali, sono esonerate dal pagamento del contributo addizionale. Non solo, per accedere alla cassa integrazione ordinaria, oltre alla mancanza di lavoro o di commesse e alla crisi di mercato, anche la ‘mancanza di materie prime o componenti’ è diventata requisito per l’accesso. Non è certo la soluzione, ma è comunque un risultato. Adesso dobbiamo concentrarci soprattutto sul sostegno alle aziende più colpite individuando adeguati strumenti di trasformazione e di consolidamento o ‘approdo’ in alcuni mercati ritenuti fino ad oggi secondari. I dati dell’export confermano che l’Europa è ancora il bacino più importante per il legno-arredo e dobbiamo difendere assolutamente questo primato, cercando di consolidarci sempre di più anche negli Stati Uniti e tenendo d’occhio il colosso cinese che ha registrato un +9,4% sul 2019, ma che può contemporaneamente diventare un temibile competitor in grado di acquistare materia prima a prezzi per noi improponibili”.
LA MATERIA LEGNO C’È MA CAMBIANO LE CONDIZIONI
La posizione del consorzio nazionale che si occupa della raccolta, del recupero e del riciclo degli imballaggi di legno è chiara: il settore legno registra un momento critico con molte complessità da gestire perché critico è il contesto, ma questo non ha un impatto diretto sui quantitativi di legno disponibili. Non possiamo parlare di carenza di legno a livello di disponibilità fisica del materiale, possiamo parlare di modifiche nei costi e nelle energie per reperirlo.
“I grandi importatori di legno – dichiara il presidente di Rilegno Nicola Semeraro – ci confermano che stanno ritirando regolarmente materia prima dall’estero. Quello che è cambiato è il prezzo del materiale. Il legno c’è se lo paghi con continui aumenti esponenziali. C’è in atto una speculazione da parte dei Paesi da cui l’Italia importa materiale, questo non si può nascondere. Il nostro Paese importa il 90% della materia prima dall’estero, non perché non esista il legno nei boschi italiani ma perché manca una strategia e una corretta gestione forestale.
Esistono diverse tematiche critiche quando oggi parliamo di legno: tematiche legate alla logistica e tematiche legate all’energia che incidono sui costi del materiale. Questi temi sono concreti ma vengono anche utilizzati per politiche speculative”. Finora abbiamo parlato di materia prima legno che viene utilizzata per la produzione di imballaggi.
Nel 2021 sono state 3.400.000 le tonnellate di legno utilizzate per la produzione di imballaggi, un numero record negli ultimi dieci anni. E’ una quantità incredibile, che dimostra che il mercato è attivo e che il legno c’è, di sicuro quello che cambia sono i prezzi della materia prima, dell’energia, perfino dei chiodi. Ogni aumento e ogni speculazione si ripercuotono non solo sulle aziende ma in primis sul consumatore finale.
C’è poi il tema fondamentale per Rilegno del legno di recupero e riciclo, grande risorsa per il Paese da ben 25 anni: “Da quando Rilegno è nato c’è una crescita costante nelle tonnellate di legno recuperate e riciclate. Nel 2021 Rilegno ha avviato a riciclo due milioni di tonnellate, quantità più alta in assoluto negli ultimi anni. Siamo in una situazione generale di grande movimento – prosegue Semeraro – in cui serve forte visione e capacità di collaborazione tra le aziende di tutto il sistema legno su strategie comuni.
Sottolineiamo quanto il sistema nazionale di economia circolare del legno sia virtuoso e reale: il nostro legno viene raccolto in tutta Italia, grazie a 400 piattaforme convenzionate con Rilegno, e portato agli impianti di riciclo dove si trasforma perlopiù in pannello truciolare utile poi alla produzione del mobile.
Un esempio concreto: una cassetta per la frutta prodotta in Sicilia, quando termina il proprio ciclo di vita viene raccolta e quindi riciclata grazie al nostro Consorzio, trasformandosi in un prodotto nuovo come l’anta di un armadio”.
Un produttore di cassette per la frutta in Sud Italia e un produttore di arredi in Brianza sono mondi apparentemente distanti ma legati dalla stessa economia circolare del legno.
E’ facendo sistema che troviamo le risorse nuove che servono oggi al Pianeta per affrontare la crisi climatica. La vera economia circolare è sistemica, non si fa da soli come sottolinea Semeraro: “Il consorzio Rilegno è al servizio delle aziende e del Paese ed è in tal senso che lavora da anni”.
LE AZIENDE LAMENTANO LA SCARSA DISPONIBILITÀ della MATERIA PRIMA
Forse la verità sta nel mezzo, come si suol dire, perché a sentir le aziende, effettivamente la disponibilità di legno è cambiata rispetto agli anni precedenti. “La materia prima di recupero che possiamo utilizzare – commenta Alessandro Saviola, presidente Saviola, trasformatore di legno di recupero che si basa sul processo di recycling e upcycling – non è elevatissima. I nostri pannelli ecologici, composti da legno post consumo al 100% riciclato, sono impiegati da centinaia di produttori di mobili in oltre 60 Paesi. Il legno ad oggi disponibile soddisfa appena l’attuale fabbisogno. Impossibile pensare che questa importante risorsa venga destinata alla combustione, soluzione possibile per cercare di diventare meno dipendenti dal gas russo per esempio: se accadesse, andremmo in emergenza, con una ricaduta negativa anche sulla filiera dell’arredo. Una minor produzione di pannelli porta ad una difficoltà nel rispondere alla richiesta del mercato, con conseguente aumento dei costi e dei prezzi al consumatore finale”. Una reazione a catena assolutamente da evitare, viste le difficoltà già presenti. “Noi riusciamo a garantire gli ordini perché, oltre alla materia prima reperibile attualmente, abbiamo lavorato d’anticipo con stoccaggi avvenuti in periodi precedenti”. Una possibile soluzione può essere lo spostamento su un materiale differente, cosa che in azienda sta già avvenendo. “Noi non usiamo legno vergine – spiega Saviola – ma legno di riciclo a cui diamo una seconda vita. Un’ulteriore soluzione sarebbe quella di utilizzare truciolare al posto del legno vergine, ma per ottenerlo serve comunque disponibilità di legno di recupero, tornando alla questione e alle difficoltà già menzionate”.