Priorità dell’agenda politica mondiale è lo sviluppo sostenibile, inteso come ricerca di compatibilità tra lo sviluppo delle attività economiche e la salvaguardia dell’ambiente, dei territori e delle comunità. Motore di questo processo le città, sostenute dalle multiutility.
Hanno il controllo su numerosi servizi essenziali come luce, gas, acqua e rifiuti. Ma i loro ambiti di intervento si sono ampliati sempre più, tanto da trasformarle in un vero motore di sviluppo sostenibile nelle comunità in cui operano. Sono le ‘multiutility’: società, spesso quotate, diretta emanazione degli enti locali a cui si affiancano però anche azionisti privati. Negli ultimi tempi stanno vivendo una fase di crescita che nemmeno la pandemia ha ostacolato. A dimostrarlo le numerose iniziative messe in campo dai big del settore.
RILANCIO SOSTENIBILE
Le multiutility giocano un ruolo cruciale nel processo di crescita sostenibile delle diverse aree del Paese, come dimostra lo studio “Il ruolo chiave delle multiutility per il rilancio sostenibile dei territori italiani”, realizzato da The European House-Ambrosetti in collaborazione con A2A. Nello studio si legge, infatti, che gli ambiti di attività di queste società presidiano le dimensioni chiave della transizione (Energia, ambiente e ciclo idrico i tre pilastri) verso un paradigma di sviluppo sostenibile, permettendo di dare un contributo significativo al raggiungimento degli obiettivi introdotti dall’Agenda 2030 dell’Onu. Promuovono, inoltre, soluzioni tecnologiche per creare le ‘smart city’, adottando modelli di economia circolare. Il settore delle multiutility, secondo le rilevazioni di Istat, è tra tutti i segmenti economici, quello con la più alta quota di imprese che hanno avviato azioni per ridurre l’impatto ambientale, il secondo settore per quota di imprese che hanno avviato azioni per migliorare il benessere lavorativo e per sostenere o realizzare iniziative a beneficio del tessuto produttivo del territorio e il terzo settore per quota di aziende che hanno avviato azioni per sostenere o realizzare iniziative di interesse collettivo.
Le multiutility si apprestano, inoltre, a giocare un ruolo significativo nell’attuazione del piano dell’Unione Europea Next Generation EU, la cui dotazione finanziaria (750 miliardi di euro) dovrà essere per il 30% destinata a investimenti green. “Le multiutility sono una leva chiave per dispiegare il Green Deal e attivare investimenti in infrastrutture virtuose utili per il Paese – afferma Marco Patuano, presidente di A2A -. Le imprese devono però avere un ruolo proattivo nello sviluppo di progettualità concrete per attrarre i finanziamenti europei”.
ENERGIA, AMBIENTE E CICLO IDRICO PER LA TRANSIZIONE ENERGETICA
L’Italia, secondo lo studio, nella gestione dei tre pilastri alla base della transizione energetica, è lontana dalle performance europee. Sul fronte Energia rileva un gap di oltre 7 punti percentuali che andrà colmato aumentando la potenza installata rinnovabile nella generazione elettrica, processo ostacolato dal gap impiantistico: ai ritmi attuali, il gap di potenza installata sarà di circa 2.200 MW al 2025 e di circa 2.400 MW al 2030 per l’eolico e addirittura di 3.700 MW al 2025 e di oltre 23.000 MW al 2030 per il fotovoltaico. Considerando l’Ambiente, molti territori sono lontani dagli obiettivi vincolanti del 10% dei rifiuti urbani conferiti in discarica al 2035 e del 70% dei rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata al 2030, fissati dal Circular Economy Package della Commissione Europea. Infine, il problema del Ciclo idrico è la rete infrastrutturale obsoleta (il 60% delle infrastrutture ha più di 30 anni e il 25% più di 50 anni) con la metà dell’acqua distribuita che viene dispersa. “Il gap nei tre settori va colmato con urgenza – commenta Renato Mazzoncini, AD di A2A -. Il piano industriale del nostro Gruppo, che sarà per la prima volta decennale, ambisce a favorire la transizione sostenibile con investimenti in infrastrutture strategiche per la crescita del Paese”.
A2A E SNAM (CON FNM) PER L’HYDROGEN VALLEY
Tra le mosse più recenti e significative dei big del settore in tema di sostenibilità e innovazione, rientra l’accordo di cooperazione tecnologica firmato da A2A con Snam per sviluppare il ruolo dell’idrogeno nella produzione elettrica e nelle reti di distribuzione. Primo step sarà la valutazione di fattibilità di progetti per la conversione delle centrali termoelettriche da carbone a gas naturale, idrogeno o miscele gas naturale/idrogeno.
Un accordo simile è stato raggiunto tra Snam ed Hera per il territorio emiliano-romagnolo con l’obiettivo di sperimentare e poi realizzare soluzioni in grado di dare risposta alle esigenze di decarbonizzazione del territorio in maniera trasversale, dalle realtà produttive fino alla mobilità e ai singoli cittadini. In Lombardia, intanto, A2A con Snam e Fnm – Ferrovie Nord Milano ha siglato un memorandum d’intesa per la mobilità a idrogeno verde. L’accordo, sottoscritto dal presidente di Fnm Andrea Gibelli, dall’AD di A2A Renato Mazzoncini e dall’AD di Snam Marco Alverà, mira a studiare modalità di fornitura e rifornimento di idrogeno da fonti rinnovabili e dal recupero di materia per alimentare i nuovi treni della linea Brescia-Iseo-Edolo. Il piano, denominato H2iseO, consentirà di dar vita in Lombardia, alla prima ‘Hydrogen Valley’ italiana, dotandola, a partire dal 2023, di una flotta di treni a idrogeno e delle relative infrastrutture. “I treni – commenta Alverà – rappresentano la prima applicazione nella quale l’idrogeno verde sarà competitivo e saranno uno dei primi passi nella creazione di una filiera nazionale dell’idrogeno, che potrà garantire nuove opportunità di sviluppo e occupazione. Abbiamo quindi previsto, nel piano 2020-2024 di Snam, investimenti per circa 150 milioni di euro per lo sviluppo di sistemi di rifornimento dedicati”. L’obiettivo è estendere, entro il 2025, la soluzione a idrogeno anche al trasporto pubblico locale per una decarbonizzazione dell’intero sistema di trasporto, offrendo opportunità in questo senso anche alla mobilità privata, grazie alla versatilità delle stazioni di rifornimento. “L’iniziativa – spiega Gibelli – è parte di un disegno più articolato che punta alla creazione di servizi di mobilità costruiti secondo criteri di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Il progetto H2iseO ha l’ambizione di diventare un modello da replicare in altre aree del Paese”. “L’idrogeno – aggiunge Mazzoncini – potrà avere un ruolo fondamentale nel favorire la transizione energetica per contribuire al raggiungimento dell’obiettivo europeo di emissioni di CO2 zero al 2050”.
LA REC DI SORGENIA COME MODELLO SCALABILE
Un interessante progetto di economia circolare su cui punta Sorgenia è la realizzazione di comunità energetiche rinnovabili (Rec) in grado di produrre l’energia (100% green) necessaria per soddifare il fabbisogno del territorio in cui si trovano. Protagonisti della prima comunità energetica della digital energy company, che ha l’obiettivo di promuovere l’autoconsumo collettivo, sono alcuni edifici pubblici di Turano Lodigiano e Bertonico.
Qui, l’energia prodotta soddisferà il fabbisogno dei due Comuni e quella in eccesso sarà messa a disposizione di alcune famiglie. Il tutto senza gravare sulla rete nazionale. “Le comunità energetiche sono l’esempio di come il digitale possa trasformare il mondo dell’energia – afferma l’AD di Sorgenia Gianfilippo Mancini -. Puntiamo a stimolare attivamente la nascita di Rec, individuando i distretti più adatti e progettando soluzioni su misura”.
Anche l’impianto di Marcallo di Sorgenia, in provincia di Milano, sarà realizzato seguendo una logica ‘circolare’: grazie all’investimento di circa 20 milioni di euro, l’impianto potrà produrre energia rinnovabile a partire dalla frazione organica del rifiuto solido urbano (Forsu) che, anziché andare in discarica, sarà trasformata in biometano 100% eco-sostenibile. Gli unici sottoprodotti di questo innovativo processo saranno un combustibile solido di alta qualità, che potrà essere utilizzato nell’industria in sostituzione di carbone o petrolio, e un fertilizzante di qualità, privo di inquinanti. La tecnologia adottata consentirà di produrre, a parità di frazione organica, una quantità di biometano maggiore.
L’investimento farà capo a una società controllata da Sorgenia (75%) e partecipata da Agatos (25%), società operante nell’impiantistica per la produzione di energia da fonti rinnovabili, e vedrà la partecipazione di una filiera tutta italiana. Il progetto che, per Mancini “garantisce la completa circolarità e si candida a essere punto di riferimento nel settore delle bioenergie”, avrà ricadute ambientali positive sul territorio anche grazie alla realizzazione di opere di protezione dal rischio idrogeologico e all’utilizzo di biomassa proveniente dalla manutenzione boschiva delle aree circostanti.
L’intervento va incontro agli obiettivi di crescita delle rinnovabili definiti dal piano nazionale energia e clima (Pniec), e risponde all’esigenza dell’Italia di dotarsi di strutture per lo smaltimento dei rifiuti organici, in continua crescita.
Tra i progetti eco-sostenibili della multiutility rientra anche la mobilità elettrica, con la condivisione in azienda di un parco di veicoli elettrici gestiti dalla piattaforma di mobilità progettata da GaiaGo e che permetterà di diminuire le emissioni di C02, ridurre il traffico e il numero di veicoli sulla strada. “Questo progetto identifica un nuovo paradigma in termini di mobilità – dice Alberto Bigi, chief of innovation & development di Sorgenia -. Il futuro non sarà semplicemente rappresentato dall’uso sempre più diffuso di auto elettriche, ma anche dalla consapevolezza che serviranno sempre meno macchine e potranno essere usate da più persone in base alle reali necessità”.
di Paola Cassola