La piattaforma digitale Bim, acronimo di Building Information Modelling, è stata adottata dal mondo dell’architettura e delle infrastrutture per garantire alle commesse un unico flusso informativo, progettuale, costruttivo ed economico. È diventata oggi lo strumento di gestione dei grandi contract, che governa anche la scala dell’interior design e degli arredi. “È una metodologia a cui il settore dell’interior design si è affacciato concretamente solo qualche anno fa e che trova ampia applicazione nei progetti di una certa dimensione e importanza sviluppati con studi internazionali come Foster and Partners, Antonio Citterio Patricia Viel, Gensler e altri ancora”, ci dice Riccardo Cogliati, titolare dello studio InvenctA che opera come direttore tecnico Divisione Contract B&B Italia.
TUTTI NEL PROCESSO
Il Bim è una piattaforma tecnologica che consente la condivisione di tutte le fasi legate al progetto: dall’involucro agli impianti, dalla configurazione degli spazi interni sino alle finiture e agli arredi. Le informazioni da gestire sono molte e a vari livelli, dal progetto al facility management, dalle quantità e costi sino alle certificazioni e alle caratteristiche tecniche di materiali e soluzioni costruttive e tecnologiche; sta al committente o al general contractor profilare la piattaforma a seconda delle necessità e del livello informativo che ritiene necessario. Anche le tempistiche degli aggiornamenti sono definite all’inizio della commessa: possono essere quotidiane, settimanali o caratterizzate da altra periodicità. Chiunque sia coinvolto viene aggiornato in merito alle modifiche del progetto mediante specifiche notifiche. “L’ideale è che tutti gli attori entrino nel processo. Il general contractor attiva la piattaforma e tutti i subcontractor, dalle aziende di arredo e quindi anche i terzisti a impiantisti e l’impresa edile, devono stare all’interno del processo e gestirlo con lo stesso strumento. I referenti del ‘contract’ trovano spesso indicato l’utilizzo di questa metodologia come clausola contrattuale”, ci conferma Cogliati, che questa tecnologia la applica da molti anni e ne ha visto le molte evoluzioni. Il quantity surveyor, attraverso la piattaforma digitale Bim, gestisce il database oggetti (dove per oggetti si intendono tutte le componenti dell’opera) e i relativi costi rispetto alle previsioni di spesa e alle fasi di lavorazione, seguendo in tempo reale eventuali cambi di quantità ed eventuali extra budget.
IMPRESCINDIBILE LOD
La lunga esperienza nei contract internazionali ha insegnato a Riccardo Cogliati che: “La cosa più importante è stabilire da subito, con il general contractor, il Level Of Detail (Lod). Se, per esempio, consideriamo una cucina, composta da molti elementi – dalle ante, al top, dalle cerniere alle viti – noi disegniamo tutto, come se progettassimo un orologio. Ma è chiaramente impensabile che un modello Bim che accolga le informazioni di questa miriade di elementi, soprattutto quando abbiamo a che fare con contract da 500/600 cucine o da 600 armadi. Questo livello di dettaglio progettuale non è funzionale alla commessa e creerebbe file troppo complessi e pesanti da gestire, rallentando la piattaforma”. Durante la riunione preliminare con tutti i player – general contractor, costruttori e fornitori – bisognerà quindi definire quale livello di dettaglio dovranno avere gli oggetti che si caricheranno in piattaforma, nel modello condiviso. Se facciamo l’esempio di un armadio, il costruttore sarà interessato alla sua dimensione (larghezza, altezza e profondità), e alla raffigurazione degli elementi principali, come la maniglia e lo zoccolino. Ma non gli serviranno tutti i dettagli che, invece, vanno a fare parte del disegno esecutivo che diventa, per l’azienda di arredo, il documento di produzione. Anzi, spesso le aziende procedono in parallelo: si realizzano oggetti Bim degli arredi definiti dal contract, con un Lod prestabilito, e poi si sviluppa l’esecutivo dei medesimi elementi. A distanza, dalla propria sede – quale che sia il paese di origine dei contractor – si riesce, per esempio, a sapere, in tempo reale, quali armadi hanno bisogno di botole di ispezioni per raggiungere gli impianti. Sino a qualche anno fa si facevano lunghi viaggi per partecipare alle riunioni di coordinamento in giro per il mondo; il flusso quotidiano di informazioni viene oggi gestito in modo molto efficiente a distanza, senza passaggi di file di disegno esterni al modello.
LA GESTIONE CUSTOMIZZATA
La gestione del Lod non sempre è chiara ai fornitori, che hanno già pronti oggetti Bim dei loro prodotti o finiture, con livelli di definizione spesso troppo elevati. Tendono quindi a caricare in piattaforma quello che hanno già realizzato non consentendo una corretta gestione del modello. Questo è spesso il limite di chi ha prodotti industriali; chi ha livelli di customizzazione molto alti, invece, ridisegna gli oggetti rendendoli efficienti rispetto le esigenze della gestione in piattaforma. Emiliano Capasso, Bim manager dello studio Antonio Citterio Patricia Viel, racconta: “Anche se le aziende realizzano famiglie di prodotti in Bim – afferma – per noi studi di progettazione è sempre difficile utilizzarle perché sono complesse. Spesso le rimodelliamo in studio per essere coerenti alle esigenze del modello condiviso”. C’è una vera corsa da parte delle aziende a creare famiglie in Bim ma non succede quasi mai che gli studi le utilizzino; il problema è che il livello di dettaglio troppo elevato e non aiuta il processo di snellimento e di ottimizzazione delle informazioni per cui, invece, si utilizza il Bim. Continua Capasso, “Il problema è che quando si progetta, e si deve personalizzare il design, è difficile utilizzare file preconfezionati; è più facile per un elemento d’arredo quale una sedia, una poltrona ecc., indipendenti dall’architettura; è invece molto difficile per una cucina o per un sistema di contenimento”. Quest’attività di definizione del corretto livello di dettaglio, utile al general contractor o allo studio di progettazione (che spesso ha anche un suo standard grafico), andrebbe tenuta in considerazione da parte dei produttori perché si tratta di uno strumento di grande utilità anche per chi realizza l’opera, e non soltanto per chi la progetta.
ARREDO E ARCHITETTURA
“L’arredo, nel flusso della progettazione, è spesso in seconda battuta ma non nelle commesse in cui si lavora con grandi studi, quali quelli citati, o Hezog & De Meuron, Chipperfield e altri, dove l’arredo è un tutt’uno con il disegno architettonico”, ci dice Riccardo Cogliati. ”In alcuni casi la struttura è subordinata alle scelte di interior design”. Conferma il modus operandi degli studi internazionali Emiliano Capasso, che in un grande studio ci lavora: “Spesso si parte dall’interior design ed è l’architettura a seguire. Ci è capitato di dover modificare la maglia portante di un edificio perché una armadiatura doveva stare in una determinata posizione. Negli hotel, ad esempio, le soluzioni spaziali interne hanno la precedenza rispetto alle soluzioni architettoniche”. “I progetti ai quali lavoriamo – continua Capasso – sono dei ’design intent model’; quello che noi trasferiamo a chi poi scende alla scala del contract è un modello Ifc, aperto e di interscambio. Si tratta di un formato file neutro che non è controllato da un singolo fornitore o gruppo di fornitori. Da questo file si parte per disegnare arredi e finiture. Ci fermiamo spesso all’esecutivo, anche degli spazi interni, che consegniamo al cliente per poi essere affidati al suo general contractor; a quel punto noi facciamo supporto e direzione artistica. Se questo processo viene gestito in Bim è tutto molto più semplice ed è facile mantenere coerenza con il concept iniziale”. In merito al livello di personalizzazione dei modelli, Francesco De Matteis, Bim manager dello studio Lissoni Associati, sottolinea la questione dell’autorialità, “Non è facile, in un contesto generale di immagine del Bim legata alla standardizzazione, riuscire ad esprimere il proprio know-how fortemente legato al concetto di custom e tailor-made. Sicuramente ci siamo riusciti grazie ad anni di impegno nell’innovazione, arrivando ad avere vari Bim dataset e template direttamente disegnati dal nostro studio”. “Come Studio Lissoni – prosegue De Matteis – quasi ogni giorno raccogliamo i frutti dell’utilizzo consapevole del Bim nello sviluppo di progetti complessi, soprattutto nella scala di lavoro di interior design. Due dei principali vantaggi della modellazione informativa sono quello di riuscire a prevedere, e quindi risolvere, qualunque tipo di interferenza geometrica tra discipline specialistiche (mi riferisco alla incongruenza tra controsoffitti e strutture ribassate, per fare un esempio classico), nel contesto in cui ogni centimetro quadro cantierizzato senza problemi, si trasforma in valore economico reale nell’operazione edilizia e immobiliare; oltre alla possibilità di gestire con precisione e in modo “granulare” tramite le copie digitali (in scala 1:1), tutti gli elementi che andranno a comporre l’edificio una volta realizzato, con la efficiente possibilità di calibrare il rapporto di informazioni che compongono gli oggetti definendone bene il level of development, sia lato geometria sia lato informazione pura, facendo variare il rapporto tra le due parti in funzione dell’avanzamento delle fasi del progetto”.
DIFFUSIONE LIMITATA
Il vero punto debole del Bim è la sua ancora scarsa diffusione; la sfida è quella di far comprendere il cambio di metodo che la piattaforma digitale impone, sia progettuale che gestionale, e i grandi vantaggi che ne derivano. Il passo successivo sarà quello della formazione, che rappresenterà il principale investimento (con relativi costi da sostenere) per le aziende e per gli studi che vogliono entrare in un sistema professionale che guiderà il futuro della progettazione.