È l’acousthetics, un neologismo per raccontare un mondo tutto nuovo: “Siamo un ibrido, i nostri ambasciatori sono gli architetti. Ma vogliamo arrivare sempre di più alle persone”, racconta la fondatrice di Slalom.
Bisogna avere un po’ di lucida follia per fondare a venticinque anni un’azienda con l’ambizione di rivoluzionare il mondo dell’acustica. Dieci anni dopo quella scommessa è vinta: oggi Slalom esporta l’80% della propria produzione, ha negli architetti i suoi più fidati ambasciatori nel mondo ed è in prima linea nella battaglia per l’affermazione del benessere acustico. “Per me è sempre difficilissimo parlare di quello che facciamo. Ci siamo inventati un termine per raccontarci: acousthetics, un misto tra estetica, etica ed acustica”, spiega Elettra de Pellegrin, architetto, fondatrice e partner di Slalom.
L’idea di governare l’inafferrabilità del suono è arrivata ad Aquisgrana, in Germania, quando de Pellegrin era impegnata a chiudere il suo percorso di studi verso una laurea in architettura. “Lì – dice – si fa grande ricerca sull’acustica ed è nata una passione che è diventata un’azienda. Slalom nasce con la mission di lavorare sul comfort acustico, ma l’innovazione vera è stata creare un’azienda che ragionasse come uno studio di architettura: la nostra parte di progettazione è molto ampia e, più che un prodotto, noi vendiamo un progetto chiuso”, spiega de Pellegrin.
La ricerca del comfort acustico fatta su misura
Un decennio fa, racconta, “di acustica se ne parlava pochissimo. Nei primi tre anni abbiamo fatto ricerca e abbiamo lavorato con il Politecnico di Milano per perfezionare le nostre soluzioni. Di letteratura scientifica ce n’era poca e sul mercato c’era una totale mancanza di supporto agli architetti nella fase di creazione”. Il rumore, prima che arrivasse Slalom, era un problema da affrontare solo dopo la chiusura del cantiere. Poi le cose sono cambiate: “Noi siamo un ibrido tra un’azienda che fa un prodotto e un consulente sull’acustica, in grado di ascoltare i bisogni e vedere ciò che manca in un progetto. Il pannello fonoassorbente è diventato così un materiale capace di integrarsi totalmente nell’architettura di uno spazio, tanto quanto un rivestimento o una moquette, senza imporre ai progettisti forme e dimensioni preconfezionate”, spiega la fondatrice di Slalom.
Il nuovo approccio ha aperto una strada verso la ricerca del comfort acustico, cambiando anche il modo di utilizzare prodotti che esistono fin dall’inizio. “Eravamo abituati a ragionare su dimensioni standard, ora ci siamo aperti al custom e al fatto su misura. Vogliamo realizzare quello di cui il cliente ha bisogno e che l’architetto sogna. Ma allo stesso modo abbiamo sviluppato i pannelli-oggetti che sono diventati modulabili”, sottolinea de Pellegrin. “Negli anni – aggiunge – il nostro cliente è passato da chi soffre una situazione di discomfort acustico all’ideatore dell’edificio ex novo, in cui il pannello diventa un materiale del moodboard, tanto da permettere di eliminare le fasi di progetto che servono per completare le parti che poi vengono nascoste” (come ad esempio evitare di ritinteggiare le pareti da tappezzare con i pannelli fonoassorbenti).
Sostenibilità per poter arrivare a tutti
Sempre vigile l’attenzione alla circolarità e al riuso, con tanto di bilancio di sostenibilità pubblicato da Slalom ogni anno per tenere conto dei progressi compiuti. “Abbiamo cominciato fin da subito a lavorare con materiali post consumo riciclati al 50%, oggi per alcune collezioni arriviamo al 96% di riciclo con una tracciabilità completa”, rivela de Pellegrin. I materiali perfetti sono la lana, “che può arrivare da un mercato di seconda-terza mano o dagli invenduti”, e la plastica delle bottiglie, “ne bastano trenta per un chilo di feltro”, dice l’architetto. “Anche i tessuti che noi non usiamo vengono utilizzati: non buttiamo niente, li conserviamo e ricuciamo i pezzi di tessuto che non abbiamo utilizzato per realizzare una collezione zero waste che si chiama Felt-Over”.
E per il futuro dell’azienda, ragiona, la sostenibilità acquisterà un valore sempre maggiore: “La ricerca è ancora molto lunga, ma sono sicura che non si potrà fare a meno di considerare l’acustica come l’opportunità di pensare in maniera sostenibile. Per Slalom – assicura de Pellegrin – la sfida è spingersi sempre di più a utilizzare sfrido e rifiuto, parlare di economia circolare e creare materiali con gli scarti post consumo per poi poterli riutilizzare ancora in futuro”.
Luogo simbolo della ricerca e dello studio per le nuove soluzioni, dove confluiscono progetti e pannelli, è lo showroom di via Rossini a Milano dove c’era la Case degli artisti che ospitava le opere di Giorgio de Chirico e Lucio Fontana. “Un luogo magico dove possiamo invitare gli architetti, raccontare una superficie e farla vedere e toccare”, sottolinea de Pellegrin. Ma è anche un posto che serve ad abbattere le barriere e ad avvicinare le persone all’acustica: “Il nostro ambasciatore è l’architetto, ma l’acustica non può essere inarrivabile e stiamo lavorando per raggiungere l’utente finale. Soprattutto in questi ultimi anni, con la scoperta dello smartworking, il comfort acustico è diventato anche un tema domestico in una scala molto personale”. Per sondare questo terreno Slalom ha stretto una partnership con Rubelli, un’icona dell’arredamento made in Italy. “Abbiamo lanciato una collezione che fa dell’acustica un oggetto flessibile che può essere acquistato da chiunque. Abbiamo fatto un salto di scala tornando a quello che all’inizio abbiamo rifuggito”, evidenzia de Pellegrin. La vera sfida del prossimo decennio è “offrire uno strumento che possa essere utilizzato da tutti: senza dimenticare l’integrazione tra i progetti di architettura e l’acustica, è importante sviluppare delle soluzioni che possano arrivare all’utente finale. E – chiosa l’architetto de Pellegrin – pensare di poter utilizzare anche in casa un pannello riciclato e riciclabile è, certo, fondamentale”.