Ernesto Gismondi e Carlotta de Bevilacqua, le anime di Artemide, tratteggiano le nuove frontiere del lighting design e raccontano i retroscena degli oggetti di culto che hanno scritto la storia della loro azienda e della luce. E promettono: nel futuro faremo lampade capaci di accendere le emozioni.
Ernesto Gismondi e Carlotta de Bevilacqua, ingegnere e architetto, sono rispettivamente fondatore e presidente e vicepresidente di quella straordinaria avventura della luce che è Artemide, nata nel 1960 a Pregnana Milanese come fabbrica di lampade. Amabile e brillante lui, travolgente e instancabile lei, legati nella vita come nel lavoro, sorridono dell’attestato di stima con cui Charles Eames, celeberrimo designer americano, apostrofava la moglie: “Ogni cosa che faccio, Ray la può fare meglio”. L’ingegnere, che è anche designer, ribatte: “Ognuno nel suo mondo deve dare il massimo. Senza mai dimenticare, però, che a un buon imprenditore, oltre all’efficienza, serve anche la capacità di sognare”. Il migliore progetto? “Si chiama Carolina, nostra figlia”, prosegue Gismondi. “Ma se penso a un prodotto, mi viene in mente Tizio, la lampada di Richard Sapper. Ogni volta che lo guardo, dico che mi sarebbe piaciuto disegnare un pezzo simile. Anche perché è uno dei tanti oggetti che sono entrati nei musei e nella storia del design e sono felice di poter dire che, insieme a Carlotta, sono stato uno degli artefici del processo produttivo che sta alla base di queste creazioni”. Negli anni Novanta, con il manifesto
“The Human Light”, Artemide rivoluziona il modo di concepire e sviluppare i propri prodotti, mettendo la luce più al servizio dell’uomo. Questo nuovo approccio determinerà una crescita netta dell’azienda a livello internazionale, che nel 2016 ha registrato un fatturato di 125 milioni di euro e che oggi opera attraverso 24 società controllate e una rete distributiva con 55 showroom monomarca nelle più importanti città del mondo. Un percorso sempre in salita dove, soprattutto negli ultimi anni, sono i numerosi brevetti di invenzione che accompagnano lo sviluppo dei prodotti e i riconoscimenti internazionali che testimoniano la tensione progettuale di Artemide verso il futuro. “Con Ernesto condividiamo da sempre il desiderio di esplorare nuovi orizzonti e, in questo senso, gli anni che hanno visto la nascita Artemide sono stati un periodo davvero rivoluzionario”, aggiunge Carlotta de Bevilacqua, lei stessa autrice di svariati pezzi tuttora in catalogo accanto a quelli di designer come Michele De Lucchi, Achille Castiglioni, Giancarlo Mattioli, Enzo Mari, Giancarlo Fascina e lo stesso Gismondi, solo per citarne alcuni. “In particolare mi viene in mente Eclisse di Vico Magistretti, il primo vero progetto interattivo sulla luce.
È stata disegnata nel 1965 ed è entrata in produzione nel ’67, vincendo subito il Compasso d’oro. La regolavi, la aprivi, la chiudevi. Era una lampada democratica, pensata per tutti, bambini e adulti. Ormai ha più di cinquant’anni, ma sembra nata ieri”. Con cinque unità produttive dislocate in Italia, Francia, Ungheria e Canada, una vetreria a Venezia e una struttura di ricerca e sviluppo supportata da laboratori di prototipazione e test all’avanguardia, il Gruppo impiega attualmente 753 dipendenti di cui 61 in attività di Ricerca e Sviluppo: “Viviamo in un periodo storico di grandi cambiamenti economici, sociali e tecnologici: è il momento di tornare a sperimentare per indagare le nuove forme di interazione fra uomo, spazio e luce”, sottolinea de Bevilacqua. “La vera novità sta nell’enorme accelerazione della ricerca, per cui oggi il tempo di transfer tecnologico – cioè quello che passa tra la ricerca e l’applicazione – è sempre più ridotto. Noi, in Artemide, siamo già preparati perché al nostro interno abbiamo creato una competenza sempre in evoluzione, un sapere che è in rete con il mondo”. Da questo approccio interdisciplinare e fortemente contemporaneo, sono nate nuove storie di luce: ultime, in ordine di tempo, le collaborazioni con Mercedes-Benz Style, lo studio di architettura Big,Tapio Rosenius, Michele de Lucchi, Herzog & De Meuron, i cinesi Neri&Hu, Foster+Patner e Paolo Rizzato. Che riconfermano la continua tensione di Artemide verso un design bello, emozionale e oggi sempre più sostenibile e responsabile nei confronti dell’uomo e dell’ambiente.
di Monica Montemartini