La necessità di crescere in dimensione e competitività sta imponendo una seria riflessione al mondo del design italiano, anche in questo momento di crescita generalizzata del settore. Il tema è come e se aprire il capitale ad investitori, attraverso operazioni di finanza straordinaria accompagnate da fondi di private equity o anche intraprendendo una strada sino ad oggi poco considerata, quella della Borsa.
La strada è stata chiaramente indicata in occasione del recente 8° Pambianco-Interni Design Summit, che ha raccolto molte testimonianze in tal senso.
Ad oggi ben poche società, che possiamo generalmente ricomprendere sotto il cappello ‘arredo’, sono quotate a Piazza Affari: Elica, Nusco, Ariston, Radici. Ma sappiamo anche che almeno due grandi gruppi stanno seriamente prendendo in considerazione l’opzione: Italian Design Brands, che salvo imprevisti, dovrebbe approdare a Piazza Affari entro il primo semestre del 2023, e Design Holding, che sta lavorando alla possibile Ipo. Crescere, dunque, ma non solo.
L’accesso al mercato di capitali comporta anche obblighi di trasparenza che aiutano a strutturare le aziende. D’altro canto la Borsa offre un palcoscenico internazionale che diversamente non sarebbe accessibile. E, di conseguenza, managerializzazione, riconoscibilità e attrattività, anche in termini di talenti, in grado di innescare un circolo virtuoso in questo senso. Tutto dipende dalla bontà dei fondamentali, ovviamente, è nei bilanci che si ‘legge’ la forza di un’impresa. Come ha testimoniato il presidente di Elica, Francesco Casoli, proprio in occasione del Summit a Palazzo Mezzanotte, “se non fossimo quotati, non so quanto saremmo cresciuti. Io penso molto meno”. La Borsa è dunque quel palcoscenico che consente alle imprese di valore, di cogliere realmente tutte le opportunità che il mercato offre loro. E questo in un mercato sempre più competitivo è una strada obbligata.