Nel corso dei secoli, è un filo che non si è mai spezzato. Perché ancora oggi le oltre 150 mila pecore che vivono nel remoto arcipelago subartico continuano a fornire un materiale unico ed esclusivo, che si presta a nuove declinazioni. Anche sul versante interiors.
Sarà anche grazie al successo di Shetland, la fortunata serie poliziesca della BBC, che negli ultimi tempi si è riacceso l’interesse per questo lembo di terra perduto nel Mare del Nord. Di certo le avventure di Jimmy Perez, il commissario già protagonista dei romanzi Ann Cleeves, hanno contribuito a rendere più familiari le spiagge spazzate dal vento e le colline coperte di erica dove sono onnipresenti le pecore: in rapporto di 20 a uno rispetto agli abitanti, rappresentano una popolazione di 150 mila animali che vivono in prevalenza nelle 16 isole maggiori fra le cento dell’arcipelago, che più che alla Gran Bretagna sembra appartenere – per paesaggi e Dna dei residenti – alla Scandinavia.
REVIVAL DELL’ARTIGIANATO E TRANSIZIONE ECOLOGICA TRAINANO IL SISTEMA LANA
Eppure, al di là dell’effetto-vetrina legato alla fiction televisiva, l’interesse per le Shetland, e in particolare per il loro heritage tessile, aveva cominciato a riprendere quota già una decina di anni fa, in parallelo con il boom mondiale del knitting e il revival delle fibre naturali. “Negli anni 70 le Shetland divennero famose per la scoperta di un immenso giacimento di petrolio al largo delle coste”, spiega Misa Hay, fondatrice di Shetland Wool Adventures, società che promuove tour a tema lana & maglia e pubblica il magazine Shetland Wool Adventures Journal. “Le oil company offrivano salari migliori rispetto ai settori della pesca o dell’allevamento, e maglieria e tessitura poco per volta persero appeal. Poi qualcosa è cambiato. Grazie alla maturazione di una nuova coscienza ecologica, ora le Shetland stanno abbandonando gli idrocarburi a favore dell’eolico e dello sfruttamento delle maree, e nello stesso tempo il comparto della lana ha iniziato a rivalorizzare una tradizione da sempre legata a filati unici”.
Il territorio delle isole è dunque tornato a essere il volano per la promozione dei manufatti in lana: non solo sciarpe, cardigan e pullover lavorati con i tipici motivi Fair Island, ma anche complementi per la casa e tessuti per l’arredamento. La Shetland Wool Week, festival diffuso con mostre e workshop avviato nel 2010 nell’ambito di una campagna nazionale a supporto della lana made in UK voluta dal Principe Carlo d’Inghilterra, è stata il primo mattone per la ricostruzione del wool-system ed è ormai diventata il più importante evento annuale dell’arcipelago: quasi un migliaio le presenze registrate per l’edizione 2021 (per un giro d’affari di circa 900 mila sterline), e una nuova data già fissata a fine settembre 2022.
PRODOTTO ESCLUSIVO E LAVORO IN RETE
“Uno dei motivi principali del successo dell’intera operazione di rilancio della nostra lana è che tutti, compresi i concorrenti, fanno rete”, conferma Hay. “Con la pandemia, poi, la situazione è ulteriormente cambiata. I vantaggi garantiti dell’isolamento geografico, evidenziati dall’emergenza sanitaria, da un lato hanno convinto molti shetlander a radicarsi ancora di più la loro terra e, dall’altro, hanno spinto tanti stranieri a trasferirsi qui, per creare nuovi allevamenti, atelier, piccoli negozi, imprese agricole con annessi b&b che lavorano in sinergia”. È questa, per esempio, la storia di Chris Dyer, giovane archeologo originario dell’Hertfordshire che all’isola di Bressay era già sbarcato nel 2006 ma che solo di recente ha aperto ai visitatori la sua tenuta, il Garths Croft of Bressay, dove alleva le razze storiche delle pecore Shetland. Anche Ronnie Eunson e suo figlio Jakob di Uradale Farm, una delle sei fattorie biologiche presenti alle Shetland, hanno puntato sulla materia prima locale: producono filati che provengono solo da animali autoctoni e tutti gli aspetti della gestione del bestiame godono della certificazione della Scottish Organic Producers Association, che garantisce l’autenticità della lana con un marchio ad hoc.
IL RITORNO DELLA PECORA NERA (O MARRONE)
“Le nostre specie native, che non sono bianche, sono solo una trentina, per un totale di circa 30 mila capi: si tratta di pecore piccole e molto rustiche, che possono pascolare dalle colline alla riva del mare in tutte le stagioni”, precisa Oliver Henry, selezionatore da Jamieson & Smith Shetland Wool Brokers Ltd., uno dei due più grandi fornitori di lana delle Shetland (l’altro, con un nome quasi simile, è Jamieson’s of Shetland), che acquista lana dagli oltre 700 allevatori delle isole. “Ci sono undici colori principali nelle pecore Shetland, con sfumature che variano dal nero al marrone. E sebbene gli ovini Shetland siano diffusi ormai dappertutto in Gran Bretagna e nel mondo, è solo qui che conservano i loro legami con lo stile di vita tipico del crofting”.
UN POTENZIALE DI MERCATO SUPPORTATO DA UNA LAUREA IN TECNOLOGIE TESSILI
Considerando il numero degli ovini dell’arcipelago (circa 150 mila), e calcolando una media di 2 chili di lana per animale, si arriva a una produzione di circa 300 tonnellate l’anno. Il mercato oggi è soprattutto interno, britannico, ma l’interesse dei compratori internazionali è in crescita. Non a caso a Lerwick, la capitale delle Shetland che si trova a Mainland, l’isola più estesa dove ha sede anche lo Shetland Textile Museum, la University of the Highlands and Islands (UHI) ha inaugurato un corso di laurea in Contemporay Textiles. Gli studenti lavorano con gli interior designer e gli editori di tessuti, sviluppano le competenze tecnologiche e le conoscenze per produrre maglieria di ricerca e tweed a tirature limitate, ma acquisiscono anche gli strumenti per commercializzarli a livello globale. A fronte del costante aumento degli iscritti, è evidente come la formazione d’eccellenza connessa al territorio si stia rivelando uno dei plus per frenare l’emigrazione ma anche per portare nuova creatività dall’esterno. Del resto, gli abitanti delle Shetland sono noti per la loro proverbiale accoglienza: la trama del film potrebbe quindi riservare ulteriori colpi di scena.