Abbassare il volume al mondo esterno, per riconquistare comfort acustico e tutelare la propria privacy. Un business da 30 miliardi di dollari nel mondo, la rivincita del silenzio dopo anni di rumore. L’acustica è la scienza che tradizionalmente studia il suono e la sua trasmissione; oggi viene sviscerata per trovare soluzioni tra l’edilizia e il design capaci di isolare e proteggere gli spazi invasi da un sottofondo insopportabile. Gli analisti di Market Research stimano che il giro d’affari per chi nel settore si occupa di isolamento acustico valga 16 miliardi di dollari e possa superare i 22 miliardi solo nel 2026, con un tasso di crescita annuo superiore al 6%. Un’altra importante porzione di mercato è rappresentata dai pannelli acustici che si fanno sempre più largo negli uffici e nelle case in tutto il pianeta: fatturato a oltre 14 miliardi, con proiezione a 18,2 miliardi di dollari nel 2027 per una crescita del 3,3% all’anno. A spingere le commesse e tener su il morale del mercato sono la ricerca di sostenibilità, che impone l’utilizzo di materiali isolanti tecnologicamente avanzati, e la voglia di star bene con se stessi, a casa come sul posto di lavoro o in automobile. “L’acustica è una scienza fortemente interdisciplinare che dialoga con l’urbanistica, l’architettura, i trasporti e la medicina per tutti gli aspetti sulla salute delle persone”, sottolinea Francesco Asdrubali, docente dell’università Roma Tre e presidente dell’Associazione Italiana di Acustica (AIA).
EXPLOIT EDILIZIA SPINGE ISOLAMENTO ACUSTICO
Per l’isolamento acustico si pregustano tassi di crescita maggiori anche grazie all’exploit dell’edilizia. Oggi solo un quarto dei cantieri dedicati all’isolamento è focalizzato sul miglioramento delle condizioni acustiche; a farla da padrone è l’isolamento energetico che è al centro del 75% dei lavori. Ma secondo i ricercatori di Stratview le cose presto potrebbero cambiare: l’isolamento acustico, scrivono, “offre una forte crescita potenziale per i prossimi anni, grazie al suo minor costo di realizzazione degli impianti e all’eccellente durata degli apparati”. A spingere i lavori è “la graduale apertura di economie e la ritrovata fiducia dei consumatori” dopo che il deflagrare della pandemia da Covid-19 ha rallentato gli affari. Le buone prospettive dell’architettura, si legge nel report, lasciano prevedere in tutto il mondo “un impressionante rimbalzo della domanda per isolamenti acustici” e anche in Italia, nota Asdrubali, dopo i mesi difficili del 2020 “il mercato è cresciuto tantissimo, sull’onda di decreti favorevoli all’industria come il superbonus. Gli infissi e i pannelli fonoisolanti, infatti, sono materiali che contribuiscono al doppio salto di classe energetica necessario per ottenere il bonus del 110%. Questo – sottolinea il presidente dell’AIA – sta avendo sicuramente un effetto positivo sulle prestazioni acustiche degli edifici e sta rafforzando la consapevolezza dei cittadini sempre più alla ricerca di maggiore comfort acustico”.
EUROPA CUORE PULSANTE, ASIA DA MONITORARE
Del resto è proprio l’Europa il cuore pulsante dell’acustica mondiale e resterà centrale nel panorama anche quando il mercato diventerà ancor più interessante dal punto di vista dei ricavi, sia per l’isolamento che per i pannelli in grado di addolcire il riverbero del suono. Un elemento strategico che differenzia il Vecchio Continente dal resto del mondo è l’attenzione maniacale riservata alla sostenibilità ambientale che, sottolineano da Stratview, spingerà costruttori e architetti a ripensare gli spazi con un miglior isolamento e i governi a fissare paletti sempre più alti per contenere l’inquinamento acustico e tutelare i cittadini. Una nicchia da monitorare è l’Asia che, spiegano gli analisti, presenta “enormi opportunità per gli anni a venire. La forte industria delle costruzioni e le prospettive infrastrutturali dei paesi-chiave possono creare nuove opportunità per le economie asiatiche emergenti” che potrebbero sostenere l’andamento del mercato anche “con la graduale adozione di norme edilizie più rigorose e con un maggiore utilizzo di materiali isolanti in tutta la regione”.
Anche per quanto riguarda i pannelli è l’Asia il mercato da guardare se si vuole pianificare il futuro, anche se oggi il mercato è racchiuso per il 70% tra l’Europa e il Nord-America. Nati per tagliare lo stress nei luoghi di lavoro, oggi i pannelli fonoassorbenti belli come quadri si affacciano nelle case grazie alle intuizioni di chi sa rendere attraente ciò che è anche estremamente utile: “Il grande problema è che la cattiva qualità acustica genera una mancanza di attenzione, con uno sforzo eccessivo da parte di chi parla e di chi ascolta – sottolinea Asdrubali – Ora tra i cittadini è ormai consolidata la consapevolezza dell’importanza del rumore e della qualità acustica negli ambienti, soprattutto in quelli lavorativi e scolastici dove si possono mettere molto facilmente dei pannelli fonoassorbenti in grado di ridurre la riverberazione del suono per ottenere una maggiore concentrazione”.
Lo studio dell’acustica ha avuto una accelerazione a partire dagli anni Novanta, con un nuovo approccio alla disciplina che ha invaso prima i centri di ricerca e poi gli studi di architettura e le aziende. “Mi sono laureato nel 1990 e da allora mi sono sempre occupato di acustica. La mia carriera accademica – racconta Asdrubali – è andata di pari passo con la sua crescita e in poco più di trent’anni lo scenario è radicalmente cambiato, grazie alla tecnologia che ha permesso di avere strumentazioni sempre più compatte e performanti in grado di ampliare i nostri studi”. La possibilità di poter controllare facilmente i decibel unita alla forza delle prime norme legislative (è del 1991 il primo testo che regola il settore in Italia) ha permesso di esplorare nuove frontiere e portare sul mercato soluzioni un tempo impensabili.
“Soprattutto in Italia – rivendica il presidente dell’Aia – dove lo stato dell’acustica è ottimo. Abbiamo numerosi centri di ricerca che rappresentano delle eccellenze internazionali nelle università, al Cnr e nei politecnici. Anche sul fronte delle imprese – ragiona – ce ne sono molte attive nella realizzazione dei pannelli fonoassorbenti e fonoisolanti, così come delle barriere autostradali e dei prodotti per la misurazione dei decibel. In generale si tratta di un mercato molto vario e frammentato, con lavori e ricerche che possono variare dalla fisica all’edilizia e all’automotive”. Sulle norme, spiega Asdrubali, il lavoro che è stato fatto nel corso del trentennio non lascia per niente insoddisfatti: “Abbiamo un insieme di leggi significativo che disciplina il rumore e dà i requisiti minimi per tutelare le persone. Purtroppo la mancanza di fondi a disposizione non ha consentito le necessarie attività di risanamento e prevenzione del rumore né ha agevolato i controlli che un po’ mancano… Non siamo attenti come i paesi scandinavi, Belgio e Paesi Bassi anche perché – aggiunge – molto spesso la tutela acustica è delegata ai singoli comuni che, come è facile immaginare, hanno priorità del tutto differenti”.
OLTRE IL LEGNO, MATERIALI NUOVI E RICICLATI
Ora bisogna guardare ai prossimi trent’anni di un settore che sta conoscendo adesso la sua piena gioventù. Di strada da fare e opportunità da cogliere ce ne sono molte, anche grazie all’innovazione tecnologica che mette a disposizione degli scienziati materiali nuovi e riciclati che possono essere utilizzati dall’industria per la produzione di isolanti e pannelli dove è il legno – fino ad ora – che l’ha fatta da padrone con una penetrazione fino al 65%. Ci sono anche pannelli in lana di roccia, poliestere e tessuto mentre si affacciano alcuni “materiali acustici innovativi – sottolinea Asdrubali – come quelli da riciclo e i metamateriali, per ora sviluppati solo a livello prototipale. Si tratta di materiali realizzati con stampanti 3D e progettati a tavolino per assorbire determinate frequenze. Rispetto ai prodotti tradizionali vantano proprietà uniche e caratteristiche che nessun altro materiale riuscirebbe mai a garantire naturalmente”, evidenzia il presidente dell’AIA. Una soluzione tecnologica di ampio respiro che potrebbe segnare il futuro dell’acustica, abbassando i costi di realizzazione dei pannelli, avvicinando agli utenti finali le soluzioni più all’avanguardia. Negli Stati Uniti d’America l’università di Boston ha ideato un metamateriale in grado di ridurre fino al 94% il rumore in uno spazio aperto, senza limitare il passaggio dell’aria grazie a una forma circolare come quella di un anello. “In Italia ai metamateriali ci lavorano anche le università di Bologna, Ferrara e Roma Tre. L’orizzonte per vederli sul mercato è abbastanza breve e ci si aspetta che possano essere disponibili in cinque anni. E costeranno di certo meno rispetto ai tradizionali prodotti fonoassorbenti, come lana di roccia o polistirene”.
“TECH TRANSFER”
Anche per questo è sempre più necessaria la fitta collaborazione tra le università e le imprese, per poter arricchire il bouquet delle risorse su vasta scala portando l’innovazione fuori dai laboratori di ricerca. Si chiama in gergo ‘tech transfer’ e, assicura Asdrubali, per quanto riguarda il mondo dell’acustica funziona “molto bene. C’è un rapporto molto stretto tra le università e le imprese; molti atenei mettono a disposizione delle aziende le loro camere riverberanti e anecoiche per misurare le proprietà acustiche dei pannelli e degli isolanti, passaggi fondamentali per poter ottenere le certificazioni quando si presentano materiali innovativi o infissi fonoisolanti. Ma non solo – conclude Asdrubali – perché alcune università hanno creato degli spin off accademici per portare direttamente sul mercato le migliori soluzioni nate sui banchi dei centri di ricerca”.