Un’industria, quella del mobile, che, al momento, è “in salute”, ma che mostra il fianco a diversi scenari molto preoccupanti, conseguenza del caro energia, che potrebbero portare anche a un vero e proprio blackout produttivo già a partire dal mese di ottobre. Il presidente di FederlegnoArredo, Claudio Feltrin, è netto nel riconoscere il buon andamento del settore, ma anche, contemporaneamente, nell’evidenziare i rischi alle porte. “Il mercato ha risposto con un incremento del 24% nel primo trimestre dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2021. Il secondo trimestre è stato un po’ più ‘parsimonioso’, ma sempre in crescita. Possiamo ragionevolmente dire che la filiera è in salute. Il problema è che abbiamo grandi ordini da consegnare e fatturare entro l’anno. Però poi se vengono a mancare i pannelli è impossibile”.
Sì perché proprio questo è il grande tema al momento, “l’anello debole”, colpito dal rincaro dei costi dell’energia e della difficoltà a reperire l’urea, componente chimico estratto dal gas. La conseguenza “è che ci ritroveremo nel paradosso di avere le aziende di mobili che hanno un volume di ordini importante da consegnare, dal momento che al primo trimestre dell’anno la domanda è stata assolutamente forte, circa il doppio rispetto all’anno precedente, e allo stesso tempo non potremo consegnare”. Anche perché, evidenzia Feltrin, “i pannelli nei magazzini delle nostre aziende hanno più o meno a un orizzonte di un mese, un mese e mezzo, quindi ottobre diventa la deadline”.
Il presidente di FederlegnoArredo invita anche a considerare una possibile contrazione dei consumi delle famiglie: “ci ritroveremo aziende che non possono evadere gli ordini, famiglie che non vogliono più consumare, prudentemente, fino a che non capiscono che cosa succede, quindi avremo un ‘disastro economico’. Se volessimo usare una metafora: è più difficile mettere in moto una macchina ferma piuttosto che una macchina che si è riusciti a tenere comunque in movimento e rilanciarla. Costerà molto di più dopo, se la macchina si ferma. E questo riguarda la nostra filiera ma in generale la nostra economia”.
La palla ora è nel campo della politica. “Io penso e spero che, partire dall’Europa, che sembra si stia allineando rispetto al fatto di mettere un tetto al prezzo del gas e anche a dissociare il costo dell’energia elettrica rispetto a quello del gas, intanto la speculazione possa essere frenata. Chi guadagna in questa situazione non sono certo i ceti produttivi, ma quelli finanziari che creano una situazione paradossale” conclude Feltrin.