La società di consulenza strategica Bain & Company ha inaugurato al terzo piano dei suoi uffici in piazza Cordusio a Milano un Digital Innovation Hub di 700 metri quadrati articolati in aree showroom e coworking. Un incubatore d’innovazione destinato a ospitare giovani imprenditori, startup e gli oltre 200 clienti della società, appartenenti a tutti i settori merceologici, al fine di aumentare la contaminazione del sapere ed essere il catalizzatore di iniziative digitali.
“Il Digital Innovation Hub non sarà solo il punto riferimento in termini digitali per l’Italia, ma anche il nucleo dell’impegno del Gruppo su questo fronte nell’Europa mediterranea – ha affermato Domenico Azzarello, managing partner Emea di Bain & Company -. Lo spazio, che si propone come centro di eccellenza per i servizi digitali, andrà ad integrare, con sviluppo di soluzioni ad hoc, app e prototipizzazione, la vasta offerta di Bain ai suoi clienti”. Una scelta coerente con i trend che stanno emergendo a livello globale trasversalmente a tutte le aree legate al digitale: il numero di aziende in espansione su tecnologie di automazione – si legge nella nota – è destinato a raddoppiare nei prossimi due anni, e il Covid-19 sembra aver accelerato questa previsione.
La progettazione degli spazi interni è stata affidata a Il Prisma, che ha realizzato un luogo in grado di affiancare alle raccomandazioni teoriche in tema di digital transformation da parte della società di consulenza anche l’implementazione pratica. “La sfida è stata quella di trasformare degli input molto alti, estremamente diversi e che non erano mai stati sviluppati in Europa, in un progetto concreto – ha dichiarato a Pambianco Design Giuseppe Carone, partner dello studio che ha oggi sede a Milano, Roma e Londra -. Si tratta, infatti, del primo Digital Innovation Hub di Bain, fortemente voluto da Roberto Prioreschi, managing director per Bain Italia, e l’obiettivo dal punto di vista architettonico è stato di creare scenari futuri tangibili”. Come precisato dalla project architect Rafaella Codato, “Bain aveva necessità di uno spazio che fosse flessibile, modulare, aperto a diverse attività. Una tela bianca, che consentisse di fare esperienza di un contesto polivalente”.
L’ingresso, di grande impatto sensoriale, è un corridoio digitale, nero e rosso, con luci interattive che invitano il visitatore a varcare la soglia per immergersi in una dimensione phygital e fluida dello spazio espositivo, che si sviluppa in due ambienti: lo Showroom, concepito per adattarsi alle esigenze di ogni cliente e per trasformarsi, in base al suo settore, in negozio, auditorium, centrale; e l’Immersive Room, dove il visitatore non è più un osservatore passivo ma diventa il protagonista diretto dell’esperienza, capace di interagire con l’ambiente e di attivare così la tecnologia. “We design human life” è, infatti, il motto che anima lo studio.
“Il layer digitale è stato inserito senza andare a snaturare quello architettonico – ha commentato il digital strategist dello studio Davide Merlo -. Quindi c’è una perfetta coesione, commistione, convivenza della parte digitale e di quella fisica. L’eterogeneità dei profili che vivono questi spazi ci ha indotti a concepire diversi approcci e varie tipologie di esperienze intercambiabili. Ci sono esperienze immersive e interattive, provenienti dal mondo museale, che consentono una fruizione del contenuto meno rigida rispetto a una tipica impostazione consulenziale”.
Soluzioni trasformabili e modulabilità caratterizzano anche l’area dedicata al digital (co)working, contraddistinta da pareti scrivibili, scrivanie regolabili in altezza e una sala riunione riconfigurabile. Un’area che si estende e confluisce in uno spazio di continuità con l’open space, che ospita invece i Bainees.