Ufficializzato il nuovo layout del Salone del Mobile, una evidenza balza all’occhio. Mentre la filiera del legno arredo archivia il 2022 con un incremento molto importante del valore della produzione, che raggiunge i 56,6 miliardi di euro (+12,7% sul 2021), si riducono, in termini di metri quadri gli spazi espositivi del Salone 23. Tutto viene infatti portato su un unico livello, con gli espositori dei padiglioni superiori ( 8-12 e 16-20), ricollocati in quelli inferiori. Un tema di costi? Forse, ma solo fino a un certo punto. Le aziende sono in buona salute e possono
permettersi ancora i pur importanti investimenti richiesti per esporre. In realtà stiamo assistendo, anche nel mondo dell’arredamento, a un fenomeno che negli altri settori ha già avuto modo di esprimersi negli ultimi 20 anni. I big player, che nell’arredo hanno in portafoglio diversi marchi e molteplici spazi espositivi in città, scelgono sempre più spesso di presentare le novità fuori dalla fiera. E’ allora soprattutto un tema di immagine e
posizionamento. I gruppi si legano comunque al momento fiera, ma vogliono evidenziare una propria identità di gruppo / leader di mercato, che male si abbina al concetto di ‘aggregazione di aziende’ che una fiera, giocoforza, porta con sé. Stiamo assistendo – complice il Covid come elemento detonatore’ – a una sorta di separazione tra il settore e il Salone. Il rapporto di osmosi che da sempre ha caratterizzato queste due realtà si va sempre più affievolendo, diventando più naturale e in linea con i tempi.