BI.CI., Busnelli e Bracchi inaugurano mega-showroom a Milano, aprendosi a nuovi clienti. IDB ingloba realtà come Modar e Cenacchi per ampliare l’offerta. Mentre Italian Fit Out studia la crescita attraverso un M&A.
Emerging unbranded. Il settore del furniture high-end su misura racchiude in Italia un microcosmo di aziende, e un futuro, in deciso rilancio. E la città di Milano si conferma la cornice ideale di questo sviluppo. È qui che si inaugurano showroom scenografici, situati nelle zone più alla moda. Intanto, le aziende entrano a far parte di grossi gruppi di design per offrire al cliente una visione sempre più lifestyle. Il trend è già stato fotografato nell’ultimo Pambianco Summit dalla ricerca “New normal dell’arredo italiano”. La fetta non brandizzata dell’alto di gamma, che resta una nicchia attestandosi all’8% dei consumi del mercato mondiale, rappresenta l’85% di questa punta della piramide. Cavalcando l’onda positiva verso gli ambienti domestici, generata negli anni della pandemia e del suo post, anche le realtà specializzate nella customizzazione hanno assistito a un boom di crescite a doppia cifra.
Per BI.CI. nuove vetrine di prestigio nel centro storico di Milano
Vicino a Michael Kors e Ralph Lauren, al civico 9 di via della Spiga, è approdato nel mese di settembre BI.CI. Srl con il format BI.CI. Lounge. L’azienda bergamasca da 15 milioni di ricavi all’anno che vanta una consolidata expertise nella progettazione di arredamento di lusso ha riunito in uno spazio concepito come le stanze di una casa, mobili (tra cui oggetti fuori catalogo o bespoke di aziende partner), accessori, sistemi di illuminotecnica, impianti hi-fi, soluzioni per la domotica, opere d’arte, installazioni di flower design, profumazioni per la casa, orologi di lusso e capi di abbigliamento frutto della partnership con lo stilista Alessandro Martorana (a cui è affidata anche la direzione creativa del brand per alcuni progetti esteri). Questo showroom vuole restituire un condensato dell’universo sartoriale BI.CI., realtà nata circa 30 anni fa nell’ambito della decorazione dell’involucro degli edifici, ma che da più di 10 anni ha spostato il core business sulla promozione del “su misura” luxury, con arredi realizzati da maestri artigiani. “Tutto il mondo del progetto ha bisogno di qualcuno che operi una sintesi e riesca a uscire dai cataloghi standard”, racconta il CEO e co-founder Bruno Cardin, “anche se il progettista resta la nostra locomotiva, non abbiamo mai disdegnato il BtoC e con questo nuovo spazio attiriamo anche una clientela privata”. In prima linea tra coloro che hanno compreso il potenziale del sartoriale nella fascia high-spender, BI.CI. ora punta sul prestigio di una location che diventa un nuovo canale di vendita. “Oggi come oggi non è il “marchio” che fa la differenza, bensì avere una casa personalizzata e sempre più flessibile”.
Bottega Busnelli reinventa il concetto di showroom come hub creativo
L’eccellenza si conferma il driver maggiore di sviluppo di queste realtà che vogliono crescere sia in fatturati che visibilità, optando per uno sviluppo controllato così da non perdere in qualità. “Nel 2014 abbiamo voluto creare un’azienda specializzata nell’arredamento su misura che fosse al passo con i tempi. In questi anni è emersa anche la volontà di essere più visibili”, spiega Andrea Busnelli, fondatore e CEO di Busnelli Corporate, che ha inaugurato Bottega Busnelli in Via Palestro. “Stimiamo di chiudere il 2023 poco sotto i 10 milioni di euro di ricavi (nel 2015 erano meno di 1 milione ed entro il 2025 si punta a 15 milioni). “Bottega Busnelli ci ricongiunge al nostro punto di partenza. Io sono cresciuto in una bottega e voglio proseguire in un viaggio nell’artigianalità contemporanea. Vorrei che questo nuovo luogo rappresentasse non solo una vetrina, ma anche un hub creativo e di aggregazione tra architetti e artigiani. Una fucina con un format esportabile anche all’estero”. Intanto, lo spazio di 240 metri quadrati, immaginato come un atelier multiculturale, raccoglie oggi gli stimoli delle numerose realizzazioni firmate Busnelli, dalle residenze di City Life al ristorante Yapa a Milano, i negozi di Chiara Ferragni Collection e quelli di Gcds, ma anche la boutique di Larusmiani. “Non vogliamo rappresentare un’alternativa al design brandizzato, integrabile in tutti i progetti su misura. Vogliamo essere la migliore azienda tailor-made dal punto di vista qualitativo. Per fare ciò, recuperiamo il contatto diretto tra committente, progettista e artigiano, spingiamo sulla personalizzazione dei servizi e sull’efficienza grazie anche a macchinari innovativi”. Ma Bottega Busnelli vuole andare oltre, riportando l’attenzione su saperi artigianali. “Lanceremo una piccola collezione a marchio, composta da mobili bar, ping pong, tavoli da gioco, un condensato di altissima ebanisteria”. Poco distante, all’altezza di via Borgospesso è prevista per il prossimo aprile l’inaugurazione di Magazzini Bracchi, un nuovo spazio dedicato soprattutto alla divisione custom della realtà toscana. Già punto di riferimento a Forte dei Marmi dove opera da lungo tempo, ha fatto della customizzazione il suo snodo di crescita. Accanto alla rivendita di aziende branded ha infatti sviluppato in modo incrementale il segmento del su misura grazie all’inclusione di officine artigianali per la lavorazione del legno, del ferro e del marmo, nonché la creazione di un brand proprio di resine. Forte di uno studio interno di interior design, si rivolge già a una clientela BtoC, grazie anche alla location di villeggiatura, che attrae un turismo di lusso. “Lo showroom di 700 metri quadrati a Milano rappresenta la naturale evoluzione della nostra azienda e vuole comunicare un’idea di progetto globale”, racconta il CEO Jacopo Bracchi. “Abbiamo puntato su un format che valorizzi l’integrazione come nostro carattere dominante. Lo showroom milanese si presenta come un percorso itinerante in cui convivono una parte più emozionale e una più tecnica. Ma il format non è destinato a fermarsi alla metropoli lombarda. “Nel giro dei prossimi tre anni abbiamo in progetto l’apertura a Firenze”.
IDB-Italian Design Brands amplia il portfolio nel segno della diversificazione
E se da un lato il su misura vuole emergere con progetti diversificati, c’è un mondo che si è già accorto di queste aziende e che le sta coltivando per puntare alla crescita. In gergo la chiamano strategia win-win. Ossia, tutti ci guadagnano. È successo al gruppo IDB-Italian Design Brands che ha ampliato il proprio portfolio in questi anni con l’ingresso di Cenacchi International e Modar, società leader del comparto contract per il settore del lusso e del fashion. Il percorso di crescita di IBD, che oggi conta al suo interno realtà diversificate, tra cui Gervasoni e Meridiani, Davide Groppi, Axolight, Gamma Arredamenti e Turri, ha scommesso sull’high-end furnishing che a livello mondiale vale 45 miliardi di euro. “L’unicità del bespoke è la vera chiave di volta”, spiega Giorgio Gobbi, managing director di IDB, “perché coinvolge tutti, anche le archistar che disegnano i loro spazi e che poi si affidano a realtà di alto profilo per la realizzazione di mobili e progetti. L’evoluzione va verso una dimensione fluida. Da un lato gli studi di architettura hanno iniziato a esporre qualche prodotto, dall’altro le aziende che realizzano il su misura hanno inglobato al loro interno una serie di progettisti. È un valore aggiunto collaborare con chi ha comunque già inhouse tutta la filiera. Lo stesso Turri, marchio acquisito quest’anno dal gruppo, ha una divisione di prodotti a catalogo e un’altra custom made. Nel caso di Modar e Cenacchi, la scelta si è dimostrata vincente soprattutto oggi che il contract in senso stretto è in una fase di esplosione. A livello di comparti e geografie le società che abbiamo nel gruppo si compensano molto bene”. Un recente studio di Bain & Company ha individuato nella fascia alta del mercato dell’arredo una decisa resilienza e una buona stabilità: è dunque un segmento meno esposto a fluttuazioni che verosimilmente avrà una crescita media nel prossimo quinquennio del 5-7%. “Con IDB copriamo tutto il mondo: abbiamo filiali commerciali a Londra, in Cina e Usa. Il Medio Oriente sarà il futuro target se gli ambiziosi progetti sulla carta si concretizzeranno. In generale, puntiamo ad ampliare la clientela, anche BtoC”.
IFO-Italian Fit Out cerca un family office per crescere ancora di più
L’esigenza sempre più sentita di realizzare per sé un ambiente domestico esclusivo e personalizzato ha dato la spinta a realtà come IFO-Italian Fit Out per una crescita del 100% in 10 anni. “Oggi abbiamo un giro d’affari pari a 20 milioni di euro e cinque filiali di cui siamo azionisti di maggioranza, oltre a quella italiana. Esse si trovano in Vietnam, Singapore, Usa, Dubai e Montecarlo. Attualmente abbiamo un portafoglio ordini da completare entro il 2025 pari a 50 milioni di euro, con commesse in Estremo Oriente, nel Principato e in Middle East”, ha spiegato il CEO e co-founder Alberto Beretta, «per proseguire nello sviluppo, la nostra linea strategica deve rimanere il focus sull’extra-lusso”. In questa fetta di mercato si assiste a uno slancio del furniture su misura, perché il target non cerca la firma ma l’unicità e l’esclusività. Il fine è, dunque, quello di avere per la propria casa rivestimenti, cucine, tavoli e divani che non ha nessun altro. In questa fascia anche il margine delle aziende è alto, ma per crescere ancora ci vuole una spinta in più. “Abbiamo fissato un obiettivo, raggiungibile senza finanziamenti esterni, pari a 30-35 milioni di euro. Per andare oltre, è necessario avere un partner finanziario, che sarebbe ottimale individuare in un family office o in un socio che entri nel capitale con una minoranza, lasciandoci la governance”, ha precisato Beretta. “Dentro un panorama internazionale in accelerazione, non ci dimentichiamo che per noi è l’Italia a farla da padrona. Abbiamo progetti importanti con Enel, Bulgari e Le Méridien, ma anche con clientela privata facoltosa sul Lago di Como”.
di Vittoria Giusti