Oltre 200 opere del grande artista e designer milanese saranno esposte nella mostra intitolata “Gio Ponti. Ceramiche 1922-1967”. Curata da Stefania Cretella e con la partnership della Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia di Sesto Fiorentino (FI) e dell’Archivio Gio Ponti, l’exhibition debutterà al MIC Faenza il prossimo 17 marzo per rimanere allestita fino al 13 ottobre. Esposte in quindici sezioni, oltre duecento opere – tra ceramiche, vetri, arredi e disegni – raccontano il lavoro di Gio Ponti esplorando la sua concezione dell’abitare e del vivere moderno.
“Impari le cose fatte con le mani. Nulla che non sia prima nelle mani”, questa sua emblematica citazione racchiude il suo pensiero, che fin dagli esordi recupera la tradizione classica e il fare dell’alto artigianato artistico, adattandoli al gusto moderno. Ponti è stato una figura chiave nella definizione dello stile italiano non solo attraverso la propria attività progettuale, anche grazie alla fitta rete di relazioni con artisti, industriali e artigiani, ma soprattutto grazie alla direzione di due riviste divenute storiche del settore come “Domus” e “Stile” e alla costante partecipazione a mostre ed esposizioni.
Ponti è infatti protagonista delle Biennali di Monza, delle Triennali di Milano e di eventi internazionali come la mostra itinerante “Italy at Work. Her Renaissance in Design Today” tenutasi negli Stati Uniti tra il 1950 e il 1953, volta proprio a promuovere oltreoceano il “Made in Italy” presentando i massimi rappresentati del design e dell’alto artigianato artistico italiano. Il suo rapporto con la ceramica inizia appena laureato. ha l’opportunità di entrare a far parte del comparto artistico della Richard-Ginori, con l’incarico di rinnovare radicalmente il repertorio storico della manifattura, proponendo nuove forme e decorazioni destinate ben presto a rivoluzionare in modo indelebile il concetto stesso di modernità e a segnare la strada della linea neoclassica dell’Art Déco.
La serie delle ciste, dei grandi vasi con coperchio, delle urne, degli otri e delle coppe sono l’essenza del genio creativo e progettuale di Ponti, capace di partire da modelli etruschi e romani per giungere a un linguaggio autonomo e chiaramente riconoscibile. Queste invenzioni si legano a preziose decorazioni pittoriche, affidate alle abili maestranze attive all’interno dei laboratori di Doccia. Tra i motivi più celebri ideati nel corso dei primi anni si distinguono temi legati al mondo antico, come La passeggiata archeologica, La conversazione classica e La casa degli efebi. Qui, la fantasia inventiva e lo spirito eclettico del designer si coniugano con una profonda conoscenza della storia dell’arte antica e contemporanea che influenza inevitabilmente la visione dell’artista. Il confronto continuo con la classicità si lega con tracce della pittura metafisica, dalla quale deriva l’atmosfera sospesa che ricorda le Piazze d’Italia di Giorgio de Chirico.
La mostra mette a fuoco il fondamentale contributo apportato dal nuovo direttore artistico nel corso di circa un decennio, proponendo anche confronti con designer e artisti attivi negli stessi anni presso altre manifatture italiane, evidenziando le ricadute che il modello pontiano ha avuto sul contesto contemporaneo. Dai primi anni ‘30 Ponti si avvale della collaborazione del giovane apprendista Giovanni Gariboldi che diventa suo assistente di fiducia e poi suo successore in casa Richard-Ginori. Terminati i rapporti con la manifattura nel 1933, Ponti torna saltuariamente a collaborare con l’azienda proponendo idee di grande estro creativo e inizia a stringere nel tempo rapporti con il mondo delle arti decorative e del design. In oltre cinquant’anni di attività collabora con Pietro Melandri e il contesto faentino (famose le cartepeste realizzate con i Dalmonte), con le Ceramiche Pozzi, Gabbianelli, Venini, Fontana Arte e Sabattini, per citare le principali aziende con cui promuove percorsi e progetti unici e straordinariamente attuali.