Dopo avere archiviato i primi sei mesi dell’anno con un fatturato di 120,1 milioni di euro (il valore più alto di sempre) e previsto una chiusura d’anno record, iGuzzini conferma la guidance “a parità di perimetro” sul fine anno e, in ogni caso, “anche se con una crescita più probabilmente orientata al single digit” su numeri mai raggiunti sino ad ora. Lo anticipa Cristiano Venturini, CEO della società entrata a fare parte nel 2019 del gruppo svedese quotato Fagerhult. “Stavamo vivendo un momento di grande ottimismo, con il migliore semestre della storia in termini di ebit ed ebitda, assoluto e percentuale, e in termini di fatturato. Poi iniziamo ad assistere a un grande rallentamento. L’effetto inflazionistico impatta sugli investimenti con l’aumento dei tassi di interesse. Agosto, settembre e ottobre sono stati mesi molto limitanti e limitati, sia dal punto di vista delle opportunità sul mercato, identificato dalle nostre quotazioni,, ma anche dall’order intake. Ciononostante, avevamo un buon portafoglio e una strategia per combattere lo shortage, anche senza aver dovuto aumentato i prezzi in maniera esponenziale. Questo ci permetteva di consegnare ancora in maniera efficace. Novembre è ripartito alla grandissima e dicembre si chiuderà con la conferma della guidance”. Insomma, risultati che si confermano “record a parità di perimetro. Siamo molto contenti”.
Ma cosa ci si può aspettare per il prossimo anno? “Per il 2023 – spiega Venturini – ho fatto un budget in crescita, importante e non conservativo. In fondi si tratta di un mindset: crediamo di fare le cose giuste, pensiamo di avere la squadra giusta. Non possiamo permetterci che fattori esogeni limitino quello che di buono vogliamo mettere in campo”. Ad esempio, “alla crisi energetica rispondiamo con il 70% di produzione, dal prossimo anno, da energia solare (10 milioni l’investimento in questo senso, 5 dei quali già spesi e 5 che devono essere ancora investiti), mentre in Canada possiamo già contare sulla idroenergia. Anche in Cina andiamo verso una produzione clean ed ecosostenibile, grazie al fototovoltaico”. La stessa sostenibilità che si ritrova anche nei prodotti, realizzati “non solo con materiali riciclati e ma essi stessi riciclabili. L’ecodesign – chiosa l’ad – lo stiamo applicando davvero”. E sempre in tema si rischi esogeni, Venturini tiene a precisare che “la forza di iGuzzini è anche rappresentata dalle trenta società in tutto il mondo che possono bilanciare gli effetti negativi di un’area che magari altrove non si stanno verificando”.
Va anche detto, sempre in termini di bilanciamento del rischio, che iGuzzini “ha scelto di centralizzare molta parte della produzione a Recanati, con la conseguenza che il conto energia viene pagato 5 volte di più. Gli investimenti dunque sono necessari – sottolinea Venturini – per chi ha cassa anche per abbassare l’impatto economico. Meglio un ammortamento che qualcosa fuori controllo. Possiamo bilanciare la produzione senza impattare sulle risorse umane, perché abbiamo talmente tanti codici e e tante esposizioni in altrettanti mercati che il bilanciamento produttivo si può fare anche senza alcun tipo di ripercussione”. Anzi, “abbiamo previsto per il prossimo anno di tornare ad assumere. Il budget che abbiamo previsto è ambizioso e in crescita. Non abbiamo deciso un reshoring o un downsizing delle attività in Cina come conseguenza del fatto che logistica e materie prime sono più costose, perché non prenderemmo decisioni avendo una visione, ma sempliciemente come necessità contestuale del momento”. iGuzzini gioca dunque la partita più imporrtante su tre aree: Nordmerica, Europa e Apac. Se il mercato europeo vede una fase di consolidamento e crescita, in quello nordamericano stiamo ottenendo un posizionamento alto e di grande soddisfazione. L’Apac è di grande interesse, ma anche di grande ‘esoticità’. Nel senso che il brand iGuzzini lì è percepito come esotico, dunqure destinato solo ai grandi progetti”. Con la conseguenza che non serve avere una produzione in loco e che le risorse che vengono liberate trovano una nuova destinazione in Nordamerica e Recanati.
Tanti i lavori importanti in Nordamerica, da quelli con i big player della California high tech, che “lato infrastrutturale continuano a investire”, a Chicago con un “prodotto ad hoc per Hermes”. Se iGuzzini punta dunque moltissimo sul Nord America, proseguono comunque spediti progetti in tutti gli altri angoli del mondo. Due in particolare quelli che anticipa a Pambianco Design. La Fubon Xinyi A25 tower , nel distretto di Xinyi, Taipei, Taiwan. Un progretto fimrato RPBW – Renzo Piano Building Workshop. Sarà il sesto edificio più alto di Taiwan e il quarto più alto del distretto speciale di Xinyi. L’altezza è di 266,3 metri e comprende 56 piani fuori terra, oltre a 4 piani interrati. Sarà la sede centrale di Fubon Financial Holding Co. A est della torre, il Fubon Museum, alto 3 piani, che comprende oltre 2.000 m2 di gallerie d’arte contemporanea e moderna. A nord della Torre, il Pavilion che ospita negozi e servizi per l’intero complesso. Altro intervento al Istanbul, al Museo del Palazzo Topkepi. Si tratta di un grande museo nella parte orientale del quartiere musulmano della capitale turca. Dal 1460 al completamento del Palazzo Dolmabahçe nel 1856, servì come centro amministrativo dell’Impero Ottomano e fu la residenza principale dei sultani fino al XVII secolo. Recentissimo anche un ulteriore progetto: la riqualificazione di Edificio Monterosa, la ex sede de Il Sole24Ore a Milano, in collaborazione con lo Studio Renzo Piano.