Mentre tutti i mercati immobiliari europei si preparano a chiudere l’anno con un calo del 13,8%, il settore dei servizi immobiliari ha messo a segno un incremento dell’1,3 per cento. L’Italia entra al secondo posto in classifica, con una crescita stimata del 4,5%, dopo la Francia, che registra +5,6 per cento. È questa la fotografia emersa dal 6° rapporto di Scenari Immobiliari presentato mercoledì in una videoconferenza tra Roma e Milano.
I settori delle costruzioni e delle attività immobiliari continuano a rivestire un ruolo centrale nell’economia dei Paesi europei. Lo dimostra, per quanto riguarda il nostro Paese, una percentuale, pari al 18,7%, che rappresenta il peso sul Pil italiano della filiera immobiliare, complessivamente considerata (mondo delle costruzioni, progettazione degli interventi, servizi alla proprietà e intermediazione alla vendita o alla locazione). In particolare il settore delle costruzioni, che si è ridimensionato nel corso degli anni, rappresenta il 4,4% del Pil nostrano, le attività di sviluppo immobiliare il 2,5% e, infine, il complesso delle attività legate alla vendita, alla gestione e all’intermediazione l’11,8%. Il dato italiano, peraltro, è in linea con quello dei maggiori Paesi europei: la quota più alta si registra nel Regno Unito, con il 19,3%, mentre la più bassa in Germania, con il 16 per cento.
L’attività dei servizi immobiliari si presenta come un settore sempre più importante delle economie europee. Il fatturato 2019 nei cinque principali Paesi europei (Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Spagna) è stimato in circa 375 miliardi di euro, in leggero calo (-1%) rispetto all’anno precedente. La Germania, pur in flessione di circa sei punti percentuali, si conferma il mercato più performante con oltre 127 miliardi, vale a dire il 34% del totale. Italia e Francia sono le due nazioni che registrano un fatturato in crescita (rispettivamente +2,7%, con 42 miliardi e +9,8% con 85 miliardi), mentre la Spagna registra il calo più consistente (-7,1% con 29 miliardi). In termini di volumi, dopo la Germania, è il Regno Unito a fatturare di più con 91 miliardi annui (-4,2% rispetto al 2018). Il dato del fatturato medio per occupato vede Italia e Spagna in posizione arretrata, rispettivamente con 130mila e 110mila euro. I mercati più produttivi si confermano quello tedesco, con oltre 243mila euro per addetto, e quello francese, con 275 mila euro.
“Questa sesta edizione del Rapporto sui servizi immobiliari – ha affermato Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, aprendo i lavori – giunge nel mezzo della pandemia di Covid-19 che sta stravolgendo il mondo in tutti i suoi equilibri consolidati. Il settore immobiliare non è esente dall’impatto del virus. Di conseguenza anche le attività a servizio dell’immobiliare partecipano a questi cambiamenti, assumendo ancora maggiore rilevanza supportate dall’utilizzo delle tecnologie. Il settore delle attività immobiliari nel nostro Paese risulta caratterizzato, più che altrove, dalla presenza di micro e piccole imprese e dalla quasi totale assenza di grandi imprese. Questa situazione ha visto negli ultimi anni qualche prima trasformazione, soprattutto tra le principali società del settore, con alcuni importanti processi di aggregazione. Questo processo sottolinea l’importanza delle dimensioni aziendali nell’affrontare i cambiamenti strutturali del mercato, insieme alla crescita del livello e della complessità dei servizi offerti, spinta anche dalla presenza di società e investitori internazionali. Questa industria si conferma in grande sviluppo sia di tipo quantitativo che qualitativo. Grandi opportunità arrivano dalla riqualificazione urbana e dai processi locali di valorizzazione immobiliare”.
Il Rapporto è realizzato con la collaborazione delle principali società di servizi italiane (Abaco Team, Agire Gruppo Ipi, Bnp Paribas Real Estate, Cdp Immobiliare, Coima, Colliers Real Estate Management Services, Cushman & Wakefield, Empam Re, Generali Real Estate, Morning Capital, Prelios Integra, Revalo, Rina Prime Value Services, Sidief, Yard – Reeas).