Dai tetti dipinti di bianco alle strade beige fino alle facciate trattate con prodotti fotocatalitici che catturano lo smog: sono le strategie per ridurre le temperature e per purificare l’atmosfera dall’eccesso di polveri sottili.
A detta dei climatologi, il mese di luglio 2023 è stato in assoluto quello più torrido mai registrato sulla Terra. E visto che di anno in anno i record del riscaldamento globale vengono purtroppo superati, già nel 2019 era stata lanciata la Million Cool Roofs Challenge, una sfida internazionale, nata da un’iniziativa congiunta della Clean Cooling Collaborative (ex K-CEP), della Global Cool Cities Alliance, di Sustainable Energy for All (SEforALL) e di Nesta Challenges (oggi Challenge Works), promossa per incrementare l’adozione di tetti “freddi” nei Paesi in via di sviluppo, dove le temperature sono elevate e l’accesso al raffreddamento è basso. All’avvio del programma, terminato nel 2022 a causa della pandemia, sono state assegnate sovvenzioni di 125 mila dollari a dieci “squadre”: la formazione che avesse individuato la soluzione più efficace e sostenibile per stimolare una rapida diffusione dei tetti “freddi” avrebbe conquistato il premio finale di 750 mila dollari. La vittoria è andata al team dell’Indonesia, che ha dipinto di bianco i manti di copertura di 70 edifici in 15 città, il tutto a beneficio di 10.250 persone. Al termine della Challenge, si calcola che siano stati “posati” un milione e 100 mila metri quadrati di cool roof in tutti i paesi coinvolti nella gara.
E se invece si provasse a “schiarire” il cemento (e l’asfalto)?
Le vernici bianche oggi disponibili sul mercato riflettono fra l’80 e il 90% della luce del sole, garantendo – se applicate sui tetti – un raffreddamento di 2-3 °C all’interno degli edifici. Nel 2021 un gruppo di ricercatori del Dipartimento di ingegneria meccanica della Purdue University, negli Stati Uniti, ha messo a punto un coating extra white a base di solfato di bario, già entrato nel Guinness dei primati, capace di riflettere addirittura il 98,1% della radiazione solare. Attenzione, però: “Una copertura candida realizzata su vasta scala nei centri urbani potrebbe creare problemi al sorvolo degli aerei per via dell’intensità del riverbero luminoso. Meglio rinfrescare i tetti utilizzando le piante”, avverte Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) e professore di prevenzione ambientale all’Università Statale di Milano. “Una nuova soluzione efficace e senza rischi per gli aeromobili è quella che si basa sull’impiego di coating fotocatalitici di colore beige con cui dipingere le infrastrutture in cemento – come ponti, viadotti, silos e così via – oppure da miscelare all’asfalto o da applicare sul manto stradale. Si tratta di prodotti all’avanguardia che, oltre a ridurre il calore, garantiscono contemporaneamente anche un’azione ‘mangia smog’, con un interessante effetto di purificazione dell’aria”.
La fotocatalisi è un processo chimico che si realizza normalmente in natura grazie all’azione combinata di una specifica porzione di raggi solari, gli UV-C, in presenza di alcuni materiali catalizzatori (per esempio, le vernici applicate sugli edifici), in rapporto all’umidità relativa all’aria. “La sanificazione con fotocatalisi ha il vantaggio di poter trattare in simultanea, e con costi relativamente bassi, più agenti inquinanti, dalle polveri sottili ai virus”, spiega Miani. “Inoltre è un sistema che non necessita di ‘carburante’ per essere attivato, non ha controindicazioni sulla salute di uomini e animali ed è attivo 24 ore su 24. Alcuni coating fotocatalitici attualmente in commercio generano gruppi ossidrili ad alto potere sanificante che, a contatto con l’umidità atmosferica, danno vita a molecole in grado di distribuirsi nell’ambiente e sulle superfici. In questo modo, i composti inquinanti vengono degradati ad acqua e anidride carbonica, con temperatura prossima a quella dell’ambiente ed eliminando consumo energetico. Una recente tecnologia sviluppata da Pasitea Srl (Torino), in collaborazione con SIMA, permette per esempio di ottenere coating fotocatalitici di sfumature chiare ma non bianche che funzionano, oltre che sotto luce UV, anche con luce solare nello spettro del visibile, consentendone l’utilizzo anche in ambienti outdoor come strade e autostrade, con efficienze decuplicate e su superfici molto ampie”.
Prodotti trasparenti da applicare su facciate, vetrate e mezzi di trasporto
L’Agenzia Europea per l’ambiente sottolinea che tra le 30 città più inquinate in Europa 17 sono italiane, e fra queste i valori più alti di polveri sottili – che l’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) considera direttamente responsabili di un terzo delle morti premature dovute a infarti o ictus cerebrali, broncopneumopatie e tumori polmonari – si registrano a Torino, Milano, Napoli e Roma. Ecco perché urge scendere in campo con soluzioni diffuse ad alta tecnologia, capaci di trasformare gli edifici pubblici e privati in strutture che contrastano l’inquinamento.
“Le vernici trasparenti a base di biossido di titanio ed etanolo sono dei layer invisibili con una doppia funzione: fotocatalitica e conservativa”, chiarisce il presidente SIMA. “Una volta vaporizzati sugli esterni degli edifici, questi coating iniziano subito a disgregare per contatto e a trasformare in sottoprodotti innocui per la salute tutti i maggiori inquinanti tossici aerodispersi: un palazzo di 6/8 piani con una superfice media di 2500 mq, trattato con coating fotocatalitico, è in grado di assorbire le emissioni corrispondenti a 5000 auto l’anno, pari alla capacità assorbente di 180 alberi”. Leader della tecnologia fotocatalitica è di nuovo un’azienda italiana, la Bromance di Firenze, che sta testando le proprie vernici anche sui mezzi di trasporto pubblico: i suoi prodotti, applicabili su qualunque superficie, incluse le facciate a vetri, proteggono il patrimonio urbano e artistico dall’attacco degli agenti inquinanti e dal degrado, riducendo notevolmente i costi di pulitura e con una durata minima garantita di 20 anni.