Rispondendo ai rigidi requisiti previsti dalle normative di settore, i produttori propongono formulazioni a basso impatto ambientale, capaci di mettere d’accordo performance, esigenze estetiche e durabilità.
Le aziende produttrici di vernici di ultima generazione sono costantemente “messe alla prova” dai mutamenti del mercato e delle normative, e sono chiamate a garantire al cliente finale un prodotto altamente performante, capace di durare nel tempo e, contemporaneamente, in linea con i diktat imposti dalle esigenze della sostenibilità. È ormai pressoché tramontata l’era dei solventi (e c’è chi non li ha mai utilizzati), mentre è sempre più diffuso l’impiego di componenti a base acqua. Senza contare che, oggi sempre più spesso, le aziende chimiche realizzano prodotti su misura per il restauro di edifici di particolare valore storico e architettonico: è il caso, per esempio, di Mapei, che per il restyling della Torre Velasca, l’iconico grattacielo milanese realizzato fra il 1955 e il 1957 da BBPR, ha formulato un intonaco ad hoc addizionato con il Legante Velasca, che restituisce all’edificio post bellico il suo colore originario ed è particolarmente resistente al microclima urbano.
La qualità di una vernice non dipende solo dagli ingredienti
“L’effetto sulla salute di una vernice è solo l’ultimo di quattro passaggi fondamentale”, spiega Marco Fellin, ricercatore del CNR IBE, Istituto per la BioEconomia. “Le aziende di certo sono responsabili di ‘cosa mettono nel barattolo’, ovvero del contenuto in VOC espresso in grammi per litro di vernice, ma poi occorre valutare le dinamiche emissive: una volta che la vernice è applicata, infatti, i solventi evaporano nell’aria in base a molte variabili, come temperatura, umidità e modalità di aerazione. Le aziende fanno dei test, ma per una valutazione finale dobbiamo spostarci nel mondo reale, dove i produttori non c’entrano più: spetta al progettista che predispone la ventilazione meccanica degli ambienti, e all’utilizzatore – inutile avere una casa perfetta se non la uso bene, se non arieggio, se fumo – fare in modo che l’abitazione abbia un adeguato ricambio d’aria. Non è quindi facile ricollegare la qualità di una vernice ai soli ingredienti, perché ci sono altri fattori di cui tenere conto. Di sicuro, però, ciò che si mette in un prodotto alla fine viene respirato, ed è meglio che la composizione di una vernice sia la più naturale possibile”.
Coating più ‘bio’ anche grazie alla collaborazione costante con i fornitori
San Marco Group ha una storia legata alle vernici ad acqua che inizia negli anni Sessanta, il periodo in cui il solvente era l’unica risposta tecnica disponibile per poter garantire un prodotto capace di durare nel tempo. “La lungimiranza dell’azienda”, commenta Roberta Vecci, International Marketing Director San Marco Group (fatturato di gruppo 2022 a 116 milioni di euro e primo semestre 2023 in linea con l’anno precedente), “l’ha portata a essere tra le prime in Italia a studiare il tema dell’acqua e a diffondere sul mercato un valore aggiunto legato alla formazione, allo studio e alla ricerca che ha permesso la formulazione di smalti all’acqua con finiture decorative che rispondo a esigenze estetiche precise”. Nel 2017 San Marco Group lancia una call to action interna e, insieme alla BASF, diventa la prima azienda a inserire una componente di materie prime derivate da biomasse, sostituendo il 30% di leganti provenienti da petrolio con scarti dell’agricoltura e oli vegetali. “Il processo è stato articolato”, prosegue Vecci, “perché riuscire a garantire la durevolezza e la performance, mantenendo un certo costo non è così scontato. Ed è una ricerca in itinere, in quanto ancora oggi continuiamo a formulare nuovi prodotti e a spostare parte della produzione sull’utilizzo di questi leganti”. Per il 2023 San Marco Group ha lanciato 12 nuove pitture tra rivestimenti decorativi e soluzioni destinate all’edilizia professionale, che si aggiungono alle diciannove referenze certificate nel 2022 da Eurofins: a oggi, sono 31 i prodotti con la qualifica Indoor Air Comfort Gold, che ne sancisce la conformità rispetto a stringenti criteri legati alla qualità dell’aria negli spazi abitativi.
“Questa certificazione richiede un lavoro non banale”, conferma la direttrice marketing, “perché impone di andare a rivedere la formulazione di un prodotto nella sua interezza, spesso modificando le materie prime, come le cellulose, e lavorando sugli agenti che proteggono il prodotto una volta nella latta. Se si usano sostanze chimiche di sintesi il risultato viene garantito, ma il processo diventa più complesso con le materie prime di ultima generazione, che non rilasciano VOC in atmosfera. È un percorso virtuoso, e il nostro obiettivo è quello di avere in catalogo nei prossimi anni non più del 5% di prodotti con solventi chimici”. Tra i materiali introdotti di recente, argilla e le calce, ma c’è anche l’intenzione di inserire materie prime derivate da riciclo, come mattone tritato, cocciopesto, argilla ottenuta da detriti di fornaci o carbonati di calcio: “Ascoltiamo la domanda e ci impegnano a realizzare prodotti sostenibili, capaci di garantire la salubrità degli ambienti. La nostra mission è quella di ridurre la carbon footprint, rispondendo in parallelo alle sfide legate alle nuove estetiche che privilegiano matericità e texture”.
La chimica avanza, i prodotti migliorano. E il cliente va (in)formato
Vicky Syriopoulou, responsabile ricerca sviluppo e color designer Oikos S.P.A., ha conosciuto e scelto Oikos 31 anni fa come cliente, proprio per l’attenzione dell’azienda verso la sostenibilità in un momento in cui questo era un valore e non mero strumento di marketing. “L’azienda nasce 40 anni fa per produrre vernici senza solventi”, racconta lei stessa, “e prosegue questa ricerca. In passato, trovare sul mercato resine ad acqua con caratteristiche e performance garantite non era una sfida facile: si trattava di prodotti che richiedevano tanta sperimentazione e un’attenta formulazione, e noi siamo tuttora riconosciuti nel settore per la durevolezza e la qualità dei nostri prodotti. L’evoluzione della ricerca chimica ci ha poi consentito di mettere a punto vernici sempre più salubri, in linea con regolamentazioni europee sempre più restrittive. In questa fase e ancora di più in futuro, sarà necessaria un’opera di formazione sul cliente finale, per fare in modo che al momento dell’acquisto possa ragionare non solo sul costo, ma anche sulle performance del materiale. Il nostro impegno, quindi, non si ferma solo alla produzione con determinati standard di qualità, ma vuole creare cultura. La sostenibilità, per esempio, spesso si riferisce solo ad alcuni parametri tecnici, ma di solito si dimentica che tra le variabili più importanti da considerare c’è la durata nel tempo: creare una vernice che duri 10 o 15 anni ha un impatto ben diverso rispetto a un altro prodotto che magari costa meno, ma che va applicato nuovamente dopo un paio d’anni”.
Oikos S.P.A da sempre punta sui prodotti bio e continua a farlo, sostituendo le componenti sintetiche con le equivalenti naturali o derivate da riciclo. “Quello su cui stiamo lavorando è l’utilizzo di materiali meno impattanti, cercando di eliminare il più possibile le fonti fossili, che comunque utilizziamo pochissimo. Vorremmo arrivare a componenti bio al 100%, ma molto dipende da quello che possiamo trovare a livello di materia prima e dalle performance che ci garantiscono i nostri fornitori. Forse diventare bio al 100% oggi non è la soluzione ottimale, perché se non riesco a garantire un prodotto durevole nel tempo, pur certificando l’assenza di solventi, il concetto di ‘azienda sostenibile’ viene meno. Di certo negli ultimi 3-4 anni c’è stata una grande evoluzione su questo fronte, e se l’industria chimica sta fornendo risposte performanti è anche grazie anche all’input dato a suo tempo da noi”.
La sfida è quella di anticipare le restrizioni dettate dalle normative
L’approccio alla sostenibilità comprende iniziative che riguardano processi, funzioni e modalità di lavoro, tra cui la ricerca & sviluppo di prodotto, ma questo è solo uno dei pilastri su cui si basa la filosofia di Gruppo Boero, che ha archiviato il 2022 con un fatturato (vendite nette) di 110 milioni di euro, per una crescita di oltre il 15% rispetto al 2021. “Molto spesso si pensa solo alla materia prima, ma per valutare la virtuosità di un’azienda in termini di sostenibilità si deve ragionare su un concetto molto più ampio e complesso”, osserva Alessandro Beneventi, R&D e Purchasing Director di Gruppo Boero. “Oltre a sottostare alle normative che riguardano il prodotto verniciante, noi rispettiamo un format formulativo che ci permette di ottenere prodotti esenti da VOC e biocidi a minor impatto ambientale, e ricerchiamo collaborazioni con fornitori per anticipare le sfide che dobbiamo affrontare con un quadro giuridico di riferimento sempre più restrittivo e in evoluzione costante”.
Gruppo Boero ha abbandonato già da anni l’utilizzo di formaldeide, “ed è stata scelta solo nostra”, conferma Benvenuti. “Alcuni biocidi fino all’anno scorso erano consentiti, ma a breve non potranno più essere utilizzati. Noi spesso anticipiamo le scadenze, cercando di prevenirle, ed è una strategia che a livello di mercato ha sempre un certo appeal. Stiamo lavorando sulla durabilità dei prodotti, e questo ci permette di garantire una minor manutenzione, con un conseguente risparmio per il consumatore finale. Un altro filone di ricerca riguarda i prodotti che siano in grado di migliorare il comfort abitativo e la qualità dell’aria su superfici esterne. Di recente abbiamo lanciato sul mercato una pittura igienizzante batteriostatica che utilizza ioni d’argento per proteggere le superfici dal proliferare di batteri e muffe. Infine, abbiamo messo a punto dei materiali capaci di preservare l’isolamento termico degli edifici assicurando, in parallelo, una riduzione dei consumi di riscaldamento, tra le prime cause di produzione di CO2 all’interno degli ambienti. Insistere su tutti questi punti per noi è fondamentale, soprattutto considerando gli impegni previsti dell’Agenda 2030: siamo arrivati a un turning point che ormai non è più possibile bypassare”.