Grazie al web di ultima generazione oggi è possibile valorizzare le piccole e medie imprese del design, supportandole nel loro sviluppo e nell’aumento dei volumi di vendita, anche sui canali tradizionali.
Nel periodo della pandemia si è verificata una crescita a doppia cifra mai riscontrata prima nel settore dell’home & design. ‘Obbligati’ in casa per un lungo periodo infatti, i consumatori sono tornati a riporre una maggiore attenzione al comfort dell’ambiente domestico. Aumenti dei prezzi e recessione economica, unite all’incertezza internazionale, hanno poi rallentato questo trend per molti dei player del settore, mentre la stessa inflazione ha portato tanti potenziali clienti a posporre i loro acquisti. Ecco allora che sono i nuovi strumenti del digitale a proporsi, nei prossimi anni, con un ruolo importante per aiutare le aziende nel loro sviluppo, sia industriale che commerciale. Era questa la tesi che già aveva portato sul palco del 9° Pambianco-Interni Design Summit dal titolo ‘Il new normal dell’arredo italiano. Opportunità e opzioni strategiche per proseguire il percorso di sviluppo’ – il Manager Multichannel Programs di Google Customer Solutions Italy, Stefano Leccese Renzetti.
“In tutti gli ambiti, anche in quelli del made in Italy, la missione di Google è di organizzare le informazioni per renderle sia accessibili che utili. Grazie al supporto degli strumenti digitali di ultima generazione è possibile valorizzare in particolare il lavoro delle piccole e medie imprese, supportandole nel loro sviluppo. Anche quelle del design”. Si parte da una ‘scoperta’: anche nel settore dell’arredo il consumatore è già digitale e anche per questo le ultime tecnologie che sono potenziate dalle capacità dell’intelligenza artificiale sono strumenti perfetti per intercettare nuovi potenziali clienti rispondendo alle loro richieste nel modo migliore. “Per osservare la misura dell’opportunità che il digitale offre alle eccellenze italiane di ogni dimensione – ha aggiunto Leccese Renzetti -, si possono analizzare alcuni dati interessanti. Partendo da quelli che mostrano come, la categoria forniture, oggi si attesti globalmente come terza in termini di acquisti online, mentre circa un terzo delle revenue globali del settore proviene da canali digitali. E ancora questo grande trend di sviluppo dell’e-commerce nel mondo dell’arredo è confermato da una ricerca di TechNavio: per i prossimi cinque anni, fino al 2027, è prevista una crescita per le vendite online del settore del +10,5%”.
Questi numeri confermano che i clienti ai quali si rivolgono le aziende dell’arredo sono già online. Importante è però capire come si comportano in rete. “La prima cosa che interessa ai consumatori digitali è trovare l’ispirazione per quello che potrà essere il prossimo oggetto di design da mettere in casa. La seconda è la ricerca: vanno a scoprire quali sono le cose che rispondono ai loro desideri. Infine, il processo termina con l’acquisto. Lo spiegano bene i risultati di uno studio svolto dalla società di consulenza Trinity McQueen, commissionata da Google: il 44% degli utenti che hanno acquistato negli ultimi 6 mesi in Europa un prodotto del mondo design lo hanno fatto mentre erano alla ricerca ‘attiva’ in quel momento. Di contro quasi il 60% delle persone ha fatto una spesa nel momento in cui non stava direttamente navigando per acquistare. In particolare, il 28% stava vivendo attività di engagement del settore che poi lo hanno portato a comprare, mentre un altro 28% era si alla ricerca dell’ispirazione per un acquisto che avrebbe voluto fare solo dopo”.
L’opportunità importante che si presenta oggi è quindi quella di costruire l’awareness sui brand già nelle prime fasi di ricerca da parte del cliente. Da un lato rispondendo alle esigenze di ciò che le persone cercano, e dall’altro potendo interessare nuovi potenziali consumatori. L’online funge infatti ormai da vetrina digitale. Gli acquirenti si aspettano un’esperienza senza soluzione di continuità che permetta anche di indirizzarli, a partire dal web, anche verso i negozi reali. “Le persone sono più aperte a provare nuovi brand, retailer e marketplace quando li scoprono online. Ce lo dimostra il fatto che in rete 2 persone su 3 non abbiano un brand specifico in mente quando iniziano la loro ricerca. E questo è vero anche per il settore del lusso, in cui l’heritage del brand ha sempre giocato un ruolo chiave: solo il 57% degli acquirenti effettua una ricerca con un marchio già in mente. Se l’obiettivo è quello di trovare nuovi potenziali acquirenti, l’online è sicuramente un luogo da integrare alla propria strategia di marketing”.

Per le aziende infine conoscere quali sono le preferenze dei clienti è utile per capire quali sono i tipi di prodotti o servizi più richiesti, informazioni che i brand ricevono direttamente attraverso i dati di prima parte, ovvero i dati che le persone condividono – sempre esprimendo il loro consenso – proprio online. Grazie ad essi è possibile allora proporre messaggi rilevanti e personalizzati, ma sempre nel pieno rispetto della privacy delle persone. Come fu per l’avvento di internet e per la diffusione su larga scala dei dispositivi mobili, oggi il crescente interesse verso l’intelligenza artificiale dà poi il via a una nuova fase di digitalizzazione, una rivoluzione che può portare crescita anche per il settore retail; in questo rinnovato scenario Google continua a fornire insight e strumenti innovativi, per rispondere alle esigenze in evoluzione dei consumatori. “È chiaro oggi come il digitale – ha concluso Stefano Leccese Renzetti – possa avere un ruolo fondamentale per i brand, grazie in particolare a tre direttrici di business: offrire esperienze di acquisto online e offline sempre più integrate in cui il digitale possa essere di supporto anche per incrementare le visite a un negozio fisico; entrare in contatto con nuovi potenziali clienti che sono già alla ricerca di quel negozio; creare relazioni durature con i propri utenti già esistenti, integrando i dati di prima parte nella propria strategia di comunicazione. È un’opportunità per le aziende del design che possono così mostrare agli stessi consumatori come il canale retail e l’online non sono modelli in conflitto ma che devono collaborare per avere successo”.