Nata nel 1989, Arper è un’azienda con focus su arredi contract da ufficio che, fin dagli inizi, ha puntato sui mercati esteri. Oggi l’export rappresenta il 95% del fatturato (del quale il 70% in Europa, con Germania e Nord Europa in primis) che nel 2014 si è attestato a 55 milioni di euro, in crescita esponenziale pensando ai 5 milioni del 2000. “E’ stata la nostra fortuna”, ha commentato il presidente Claudio Feltrin, consapevole di trovarsi in un periodo storico in cui, per crescere, è necessario esportare e in questa attività non ci si può improvvisare.
Feltrin ha proseguito il suo intervento in occasione del Convegno Pambianco Design tenutosi ieri in Borsa Italiana spiegando che, per le sue creazioni, lo staff Arper osserva il mercato, che considera il suo ‘committente’, cercando di coglierne i bisogni per tradurli in prodotti. L’azienda conta circa 140 persone, ma dà vita a un indotto molto maggiore (circa 500-600 persone) che copre l’intera filiera: dalla materia prima al prodotto finito, passando per la lavorazione artigianale. “Per affrontare il tema del design – ha spiegato l’imprenditore – abbiamo managerializzato l’azienda e collaboriamo con artigiani del territorio”.
“Il nostro compito – ha proseguito Feltrin – è scegliere quali prodotti realizzare e affidarne la realizzazione a designer, dopo averli ‘brieffati’. I progetti vengono successivamente presentati in azienda dove ne valutiamo la realizzazione. L’importante è che siano ‘buoni’, per design e livello tecnico”.
Sul fronte della comunicazione, Arper non si rivolge al B2C ma al B2B per il contract ed è una diffusione di brand awareness che avviene tramite face-to-face contattando direttamente studi di architettura e interior designer. “Dal 2005 ci siamo dotati di una squadra di area manager che andassero a presentare la nostra azienda ai nostri potenziali stake holder”.
Arper, poi, ha puntato sull’avvicinamento ai mercati con l’apertura di showroom dedicati al servizio verso l’architetto e il progettista. Dopo un primo spazio test a Colonia, l’azienda ha proseguito con aperture a Londra, New York, Chicago, Amsterdam, Oslo e Stoccolma, e altri per un totale di 11 showroom in due anni. Le città prescelte sono i cosiddetti ‘poli del design’.
Per il futuro le strategie di sviluppo non cambieranno, “l’azienda resterà nelle nostre mani – ha concluso l’imprenditore – e proseguiremo con l’internazionalizzazione”.