La filiera legno-arredo nei primi tre mesi del 2023 ha esportato complessivamente per un valore di 4,98 miliardi di euro, un valore stabile rispetto ai primi tre mesi del 2022 per un saldo del -0,3%. Tra le regioni è ancora una volta la Lombardia a confermarsi prima per valore esportato con 1,2 miliardi di euro, in aumento del +3,9% sul primo trimestre 2022 e pari al 29% del totale. A seguire il Veneto (+1,3%) con un valore esportato pari a 991 milioni di euro, mentre il Friuli Venezia Giulia completa il podio con 581 milioni di euro, ma in flessione al -3,8%.
A fotografare la situazione del settore sono i dati elaborati dal Centro Studi di FederlegnoArredo su fonte Istat, secondo i quali l’andamento nell’avvio di anno dell’export del legno-arredo ha la sua punta di diamante nell’export di mobili. Questo segmento infatti vale per il primo trimestre di quest’anno circa 3 miliardi di euro e un +0,3% di crescita sul 2022 che corrisponde a un andamento pressoché stabile. Tra le mete più performanti per le esportazioni di mobili allora è la Francia ad aggiudicarsi il primo posto con un +5,4% sul 2022, mentre gli Stati Uniti sono al secondo posto, ma registrando una brusca battuta d’arresto pari a un -9,5%. Terza posizione per la Germania con un +4,6%, mentre la Cina è più indietro: settimo posto e con un calo del -17,6%.
“Se i dati della filiera possono essere moderatamente rassicuranti – spiega Claudio Feltrin presidente di FederlegnoArredo -, grazie a un trimestre stabile che vede Lombardia e Veneto trainare i risultati, è l’export dei mobili che dà qualche segnale poco confortante e che ha trovato riscontro anche nei dati sulla produzione industriale di maggio 2023 su maggio 2022, con un -17,4% per il legno e un -8,5% per il mobile. Un calo che possiamo dire fisiologico dopo due anni eccezionali, ma non possiamo non vedere come i mercati di punta del nostro made in Italy si stiano riposizionando. Sia gli Usa, pur rimanendo il secondo posto, che la Cina registrano infatti un brusco calo. Servono allora misure efficienti per favorire l’internazionalizzazione delle imprese e l’apertura verso mercati finora poco esplorati, come Emirati Arabi e Arabia Saudita”.