Se la circolarità del settore edilizio in Europa passasse dal 30% al 50% entro il 2040, le emissioni di gas serra legate alla produzione si dimezzerebbero. Un’industria circolare al 50% entro il 2040 potrebbe soddisfare la crescente domanda di edifici commerciali e residenziali utilizzando un numero molto inferiore di materiali, che si contrarrebbero dell’8%, passando dagli attuali 642 milioni a 590 milioni di tonnellate all’anno. In Europa, la quantità di spazi residenziali e commerciali ristrutturati potrebbe raddoppiare entro il 2030, favorita dai cambiamenti nelle modalità di lavoro. Le innovazioni nella progettazione e nei materiali potrebbero ridurre il peso degli edifici del 20% e il carbonio incorporato fino al 15% al 2040. E’ quanto emerge dalla nuova ricerca di Bain & Company sul settore dell’edilizia europeo e le sfide di sostenibilità per il mercato italiano del cemento.
“Alla luce delle ipotesi di revisione della normativa europea sulla prestazione energetica nell’edilizia – che imporrà nel prossimo decennio un’accelerazione al rinnovamento degli edifici esistenti – in Italia, dove il 75% degli edifici è inefficiente dal punto di vista energetico, questo fenomeno potrà avere un impatto dirompente. Se al 2021, nel nostro Paese, le ristrutturazioni rappresentavano il 54% del mercato dell’edilizia e le proiezioni erano di una crescita annua di circa il 2,6%, è plausibile che si possa toccare quota 6% e questo porterebbe il segmento del rinnovamento degli edifici esistenti al 62% del mercato al 2030”, afferma Paolo Cerini, Partner di Bain & Company
Ma intanto edilizia e circolarità sono sfida ancora tutta aperta. “Per ridurre le emissioni dell’industria – spiega Cerini – sarà necessario migliorare la circolarità dei materiali utilizzati nella costruzione: si tratta di una sfida a livello globale, particolarmente critica nelle aree in cui si registra una rapida crescita demografica e una migrazione urbana. L’Europa – rispetto ad altri continenti – è leader grazie a politiche e normative che hanno contribuito a spingere il settore verso il riciclo e il recupero dei materiali a fine vita”.
L’edilizia contribuisce in modo significativo (40%) alle emissioni globali di gas serra e all’impronta di carbonio. La maggior parte dell’inquinamento associato agli edifici deriva dal loro funzionamento, principalmente dal riscaldamento e dal raffreddamento; tuttavia, le emissioni legate ai materiali da costruzione rappresentano ancora il 28% dell’edilizia. “Per ridurre le emissioni dell’industria – spiega- sarà necessario migliorare la circolarità dei materiali utilizzati nella costruzione: si tratta di una sfida a livello globale, particolarmente critica nelle aree in cui si registra una rapida crescita demografica e una migrazione urbana. L’Europa – rispetto ad altri continenti – è leader grazie a politiche e normative che hanno contribuito a spingere il settore verso il riciclo e il recupero dei materiali a fine vita”.
“Oggi, il settore edile europeo – che comprende gli edifici industriali, commerciali e residenziali (escluse le infrastrutture) – è infatti circolare per circa il 30%, con un potenziale di raggiungimento del 50% entro il 2040: il cemento e il gesso costituiscono la maggior parte dei materiali utilizzati nel settore.
“In questo contesto, alla luce della crescita stimata del mondo delle costruzioni, vediamo una ripresa anche per il mercato del cemento italiano. Il mercato locale è oggi composto da 5 operatori principali, con un’elevata presenza di impianti capillari e un utilizzo della capacità produttiva pari solo al 37%. Questo contesto suggerisce la necessità di investire nella razionalizzazione e ammodernamento degli impianti e”, prosegue Cerini, “il ricorso ad una maggiore circolarità insieme all’utilizzo di fonti energetiche alternative saranno passaggi obbligati per il settore. La maggior parte degli operatori storici – spinti non solo dalle autorità di regolamentazione e dalle richieste dei clienti, ma anche dalla competizione di prodotti alternativi – sta fissando obiettivi ambiziosi e mettendo in atto iniziative per lo sviluppo di soluzioni innovative e circolari”.
Oltre al riammodernamento degli edifici, un altro tema cruciale per il settore è quello del riciclo: una raccolta più capillare, combinata con processi di riciclaggio studiati end-to-end, potrebbe contribuire a quasi raddoppiare la quota di materiali riciclati (al 28%) entro il 2040. Di questo materiale riciclato, oggi solo un quarto proviene dall’industria delle costruzioni; il resto proviene da altri settori. Una migliore gestione dei rifiuti può contribuire ad aumentare la quantità di materiali da riutilizzare o riciclare. Entro il 2040, il 100% dei rifiuti da costruzione e demolizione potrebbe essere riciclato e il 49% (rispetto al 18% che si registrava nel 2020) potrebbe essere riutilizzato nelle costruzioni. Ciò potrebbe incrementare la circolarità complessiva del 3,6% e far crescere il mercato di questi materiali 1,5 volte più velocemente rispetto alle nuove costruzioni.A