I sogni, spesso etichettati come sfuggenti e irrealizzabili, sono in realtà le scintille che illuminano il cammino verso l’innovazione e il progresso. Sono visioni audaci che sfidano le convenzioni e aprono nuove frontiere. E se poi i sogni sono quelli di un imprenditore di successo, come il presidente Oscar Marchetto, che con il suo gruppo Somec, con sede a San Vendemiano (Treviso), ha chiuso l’anno con un totale ricavi di 328,8 milioni di euro, in crescita del 27% rispetto all’anno precedente, il loro impatto diventa tangibile e straordinario. Ma se a questa miscela si aggiunge anche la passione, beh, allora si aprono nuove porte verso strade ancora inesplorate. Proprio come è successo con Mestieri, che già nel nome evoca la maestria e la dedizione degli artigiani italiani, uno ‘spin off’ nato per preservare e promuovere le antiche tradizioni del saper fare tutto nostrano, un patrimonio inestimabile di conoscenze e competenze sempre più preziose in un’epoca in cui lo standard sembra essere la norma.

E pensare che come ci racconta il presidente Oscar Marchetto tutto è cominciato durante il periodo di fermo del COVID19: “la mia mente si è messa in moto, e ho continuato a riflettere su come trasformare la mia idea in qualcosa di concreto. Mi sono consultato con un amico esperto in retail del lusso e poi sono partito. L’idea era pronta bisognava solo agire”. Detto e fatto, il rivoluzionario progetto avviato nel 2021, sta facendo ora grandi progressi e l’obiettivo di creare una rete di eccellenze artigiane si sta concretizzando con successo, grazie all’esplorazione e all’acquisizione di diverse realtà nel corso del 2022. Basta dare un’occhiata ai numeri: il portafoglio ordini al 31 dicembre 2022 ammonta a 109 milioni di euro, niente male come prospettiva di crescita per un’azienda appena nata. I ricavi generati nell’esercizio 2022 sono stati di 69,7 milioni di euro, registrando un impressionante aumento del 126% rispetto all’anno precedente. Nel primo trimestre del 2023, i ricavi hanno raggiunto 20,6 milioni di euro, con una crescita del 65% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e le previsioni per l’anno in corso indicano già un fatturato di circa 100 milioni di euro, un notevole progresso per una realtà così ‘giovane’ nata dalla straordinaria visione di Marchetto e che ha il suo segreto nel combinare l’abilità artigiana con una visione imprenditoriale.

“L’Italia – spiega il presidente – è un luogo che porta con sé una ricchezza unica e straordinaria. È il simbolo inconfondibile del gusto, della raffinatezza e dell’eleganza. Negli Stati Uniti, in Europa e nell’intero globo la semplice menzione del marchio ‘Made in Italy’ risveglia istantaneamente un desiderio intenso, e subito il ‘sogno italiano’ (che oscura persino il sogno americano n.d.r.) diventa trainante”. Ma non basta, come ci spiega: “c’è anche l’elemento aggiunto del ‘fatto a mano’ che porta con sé la storia e la passione di chi lo ha realizzato. Questo fa sì che i clienti si sentano attratti non solo dalla qualità del prodotto, ma anche dall’esperienza e dall’emozione che trasmette”. D’altronde l’abilità del Bel Paese ha sempre giocato un ruolo fondamentale nel trainare l’economia, anche se: “non possiamo ignorare le sfide che molti dei nostri artigiani affrontano: l’isolamento, la mancanza di risorse e la difficoltà nel far crescere le proprie imprese. Da questa osservazione è nata la mia idea di business che va oltre il mero scopo di lucro perché si basa sulla passione per il bello e il ben fatto, nonché sulla volontà di creare qualcosa di unico e significativo”. Una visione ambiziosa che combina la razionalità dell’imprenditoria con l’amore per la creatività e la cultura, capace di dare vita a un connubio insolito ma potente e di produrre un impatto positivo non solo sul mercato, ma anche sulla società nel suo complesso.

Un progetto che si impegna a valorizzare e proteggere un patrimonio culturale specifico, e allo stesso tempo apre nuove strade o possibilità per le persone coinvolte, grazie anche alla formazione: “la scuola deve tornare ad essere al centro del percorso, perché la preparazione è l’obiettivo finale”. E poi aggiunge: “gli artigiani hanno un tesoro prezioso: una rete di contatti con gli architetti e con gli altri artigiani. Spesso, attraverso il passaparola, scambiano competenze e si aiutano reciprocamente. Se una piccola azienda si specializza nella lavorazione del legno e un progettista ha bisogno di competenze nel marmo, quasi sempre gli fornisce il contatto di un altro artigiano specializzato in quel settore. Quando uniamo i piccoli produttori, non otteniamo solo la somma delle loro competenze, ma qualcosa di più prezioso. Insieme, creano un valore che supera le aspettative. E Mestieri vuol diventare il collante che unisce queste competenze artigiane per diventare il punto di riferimento proprio per i progettisti. Gestiamo ogni dettaglio, dalla pianificazione alla consegna, assicurandoci che tutto sia curato nei minimi particolari. Non siamo un general contractor qualsiasi, ma ci dedichiamo, con le realtà che fanno parte della nostra compagine, a creare prodotti su misura e personalizzati, soddisfacendo le esigenze di chi è a caccia dell’eccellenza. Siamo qui per fare la differenza perché puntiamo non solo sulla qualità del prodotto, ma su un modo di operare unico nel nostro settore”. E mentre il presidente sogna e investe per far diventare Mestieri un vero e proprio marchio e aprire showroom e negozi in tutto il mondo, continua la politica di scouting a caccia di nuovi talenti. Perché per usare un gergo calcistico, chi gioca bene, deve entrare in squadra. “È un lavoro che amo fare di persona – continua Marchetto – mi piace stringere la mano del mio interlocutore, mi piace capire cosa fa e come lo fa. In fondo Mestieri è costruito sulle persone e non sulla tecnologia, che pur è presente nelle nostre realtà: l’uomo è al centro”. L’esito è già una rete, in una successione che non implica sequenzialità o una gerarchia, entro la quale si possono tracciare innumerevoli percorsi e collegamenti sempre più fitti e ricchi di prospettive. “Per portare il nostro fatturato a nuovi livelli, è fondamentale ampliare la nostra squadra di aziende artigianali specializzate.

Abbiamo bisogno di un gruppo di talenti preparati e motivati che sappiano offrire finiture di alta qualità e che siano pronti ad affrontare sfide sempre più ambiziose. Gli artigiani hanno bisogno di tempo per completare i loro lavori, e non possono generare un fatturato di 50 milioni da soli. Per la perfezione non ci sono scorciatoie. Per questo motivo, stiamo cercando partner nel nostro settore che possano unirsi a noi e offrire competenze e finiture diverse. Quando affrontiamo progetti più grandi, naturalmente dobbiamo coinvolgere più esperti nei vari settori. È un processo che potenzialmente non ha fine, così come la crescita del nostro business”. E mentre Mestieri, con sedi a Treviso e a New York, sta espandendo la propria presenza oltre i confini italiani, le commesse non smettono di arrivare. Dai prestigiosi negozi dei più famosi marchi della moda ad esclusivi hotel di lusso, passando per l’aeroporto di Doha e la maestosa moschea di Abu Dhabi, o per spettacolari residenze private ovunque nel mondo. E questo grazie alle aziende specializzate che fanno parte della galassia Mestieri e che permettono di offrire una vasta gamma di competenze e servizi di alta qualità ai clienti più esigenti. Da Skillmax che si occupa della lavorazione del legno e non solo, a Budri che eccelle nell’alta sartoria del marmo. C’è poi Ceolin che è specializzato nell’uso dei metalli nelle opere architettoniche, sia moderne che tradizionali e Lamparredo che si dedica alla produzione di elementi in metallo anche prezioso, una vera e propria officina del ‘tailored metal’. E infine c’è chi si dedica al settore nautico come Hysea che offre un servizio ‘on-site’ per progetti nel settore navale in tutto il mondo e TSI che si occupa di interni personalizzati per navi da crociera e yacht. Questo a oggi, ma chissà domani. Il sogno di Mestieri è appena cominciato.