Consolidare la struttura societaria, migliorare le performance, accelerare il rafforzamento patrimoniale, potenziare le competenze imprenditoriali e sviluppare una cultura d’impresa votata alla consapevolezza del suo ruolo sociale. Questo emerge dal report ‘Design Economy 2023’ redatto da Fondazione Symbola, Deloitte Private e POLI.design, che posiziona l’Italia ai vertici del settore in Europa. E questo indicano anche Ermete Realacci, Presidente della Fondazione Symbola, Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader e Francesco Zurlo, di Poli.Design, che hanno redatto il documento che mette in luce un comparto ancora molto frammentato, che può contare su un giro d’affari che tocca i tre miliardi di euro, oltre 36mila operatori, quasi 16mila imprese e 63mila occupati e che posiziona l’Italia ai vertici in Europa. Il settore è composto da realtà diversificate: dalle imprese di progettazione alle aziende manifatturiere (in particolare dell’arredo e abbigliamento). Molte hanno esternalizzato le attività produttive spostando il focus sul design delle collezioni e la gestione del brand; altre invece partendo dalla progettazione hanno integrato anche attività di produzione. Diverse, poi, le sedi di aziende estere che collocano nel nostro Paese i loro centri stile.
Superato il 2020, anno in cui il design italiano ha sperimentato la prima battuta di arresto dopo dieci anni di crescita, il valore aggiunto 2021 si è portato su 2.939 milioni di euro, livello che si avvicina ai valori pre-pandemia (2019), pur restando ancora al di sotto di 4,6% punti. Anche l’occupazione è cresciuta di oltre 260 unità e con 63.081 unità è inferiore al dato del 2019 solo dell’1,3%. Il 2022, stando alla ricerca, si chiude con un incremento del 30,4%, che si declina in un +27,6% per i professionisti, un +32,5% per le micro imprese (aziende da 1 a 9 addetti) e un ancora migliore +34,9% per le piccole-medie (10 addetti e oltre). Guardando alle previsioni per il 2023, restano ottimistiche, con un saldo complessivo del +40,2%. Il mercato di riferimento delle organizzazioni del design è per il 22,3% regionale e per il 44,8% nazionale: sommando i dati si arriva ad un 67,2% complessivo che guarda all’Italia come ambito della propria operatività.
Tra i settori che trainano la domanda di servizi di design spicca l’arredamento (14,3%), seguito dagli altri prodotti manifatturieri (6,6%, ad esempio gioielleria, giocattoli, articoli sportivi, strumenti musicali, ecc.), l’illuminotecnica (6,4%), i prodotti per l’edilizia (5,2%), il turismo e la ristorazione (5,1%) e la meccanica-automazione (5,0%). Nei prossimi tre anni si attenuerà leggermente la domanda dell’arredamento (-0,9% di incidenza), e ancor più per gli altri settori manifatturieri (-2,4%), mentre crescerà quella degli accessori della moda (+1,6%), l’illuminotecnica (+1,4%), i servizi di healthcare (+1,3%) e il packaging (+1,1%).
La maggiore concentrazione di attività del design è in Lombardia e nello specifico della provincia di Milano. Il territorio lombardo raccoglie il 29,4% delle imprese italiane (due terzi dei quali fatto di liberi professionisti e lavoratori autonomi), il 32,5% del valore aggiunto e il 28,5% dell’occupazione complessiva. Seguono il Veneto, l’Emilia Romagna e il Piemonte. Nel complesso, queste quattro regioni concentrano il 60% delle attività produttive, il 68,6% del prodotto e il 64,6% dell’occupazione del Paese. Se la Lombardia è in testa tra le regioni, Milano lo è tra le province e conferma la posizione rilevata nei precedenti rapporti: l’area concentra il 14,3% delle imprese (con una presenza molto elevata di liberi professionisti e lavoratori autonomi, quasi il 65% del totale), il 18,4% del valore aggiunto prodotto e il 14,2% dell’occupazione nazionale. Al secondo posto della classifica per numero di imprese emerge la provincia di Roma (6,6%), terza per prodotto (5,3%) e per occupazione (5,7%), a cui segue Torino, Firenze, Bologna. Si tratta, evidenziano in definitiva gli autori della ricerca, di “un settore complessivamente dinamico nelle sue diverse componenti, un naturale protagonista del progetto europeo del Nuovo Bauhaus finalizzato alla transizione verde”. “Il percorso è ancora lungo, molto resta da fare, ma se il design sarà in grado di sintonizzarsi con le grandi sfide della contemporaneità tornerà ad essere un ingrediente fondamentale della vita sociale ed economica del Paese. Questo è il momento perfetto per dimostrare la sua importanza” concludono gli autori.