L’analisi 2017 delle quotabili di Pambianco considera per la prima volta ben 25 aziende dell’arredo. Il primo posto resta a flos ma sono molte le novità in classifica.
L’assioma piccolo è bello non fa più parte del Dna del design italiano. Che, invece, ha ormai conquistato una certa maturità non solo dal punto di vista delle strategia di crescita all’estero, ma anche nell’ambito della gestione manageriale e della solidità finanziaria. Lo conferma la dodicesima edizione de Le Quotabili di Pambianco Strategie di Impresa dedicata alle aziende di arredamento made in Italy che rientra nel più ampio studio relativo alle aziende di moda e del lusso 2016. Quest’anno la classifica dei nomi del design tricolore si è sensibilmente ampliata rispetto allo scorso anno. La ricerca, condotta in partnership con EY (Ernst & Young) e che si pone l’obiettivo di individuare le società italiane che hanno i requisiti per essere quotate in un orizzonte temporale di 3/5 anni (indipendentemente dall’effettiva quotazione), ha infatti allargato lo spettro delle aziende considerate. “La novità – ha sottolineato Carlo Pambianco, presidente di Pambianco Strategie di Impresa – è rappresentata dall’allargamento dell’analisi alle aziende dei settori arredo-bagno e rivestimenti, che ci ha portato ad aumentare il numero delle aziende quotabili del design dalle 15 del 2016 alle 25 di quest’anno”. Tra le new entry del segmento rivestmenti figurano Laminam, Florim, Antolini e Marazzi. Fanno poi capolino nella classifica delle Quotabili 2017 anche Poltrona Frau, Rubelli, Boffi, Luxury Living Group, Arper, Estel, Veneta Cucine e Calligaris.
UN RATING D’ORO
Come ogni anno, sono stati presi in considerazione i bilanci di circa 250 aziende tra moda e design, che hanno registrato un fatturato superiore ai 50 milioni di euro nell’ultimo esercizio considerato. In particolare, la selezione è stata effettuata, oltre che sulla base del turnover (appunto, oltre i 50 milioni di euro), su una serie di parametri economici che prendono in considerazione l’incremento dei ricavi e di Ebitda. Alle Top 25 del segmento del design è stato poi assegnato un rating sulla base di otto fattori di cui cinque quantitativi e tre qualitativi. La parte preponderante (un peso del 18% ciascuno) è riconosciuta alla crescita percentuale del fatturato e all’ebitda medio dei tre esercizi precedenti. Un peso leggermente inferiore (il 16%) è assegnato alla notorietà del marchio, mentre il 13% ciascuno è riconosciuto alla dimensione e alla percentuale delle esportazioni. Rispetto alle Top 15 dello scorso anno, nel 2016 il rating delle aziende prese in considerazione ha registrato un netto miglioramento, soprattutto nella parte alta della classifica. Entrando nel dettaglio del ranking, al vertice si riconferma Flos che presidia il primo posto da alcuni anni. L’azienda, guidata da Piero Gandini, ha aperto alla fine del 2014 il capitale al fondo di private equity Investindustrial, operazione che ha consentito di portare avanti un percorso di crescita organica e di acquisizioni. Alla posizione numero due si trova un’altra aziende della galassia Investindustrial. Si tratta di B&B Italia, il gruppo fondato da Piero Ambrogio Busnelli e a cui fanno capo, oltre al marchio omonimo, anche Maxalto e la new entry Arclinea. Chiude il podio il Gruppo Poltrona Frau mentre la quarta e quinta posizione sono occupate da Minotti e Kartell.
NUMERI IN CRESCITA
In termini di risultati economici complessivi, il fatturato totale 2016 delle top 25 del design è del 4,8 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 4,4 miliardi del 2015. La crescita è stata del 9,1% contro il 9,2% dell’esercizio precedente. Sale anche il fatturato medio che si attesta sui 193 milioni di euro a fronte di un precedente valore di 177 milioni. Migliorano anche i margini. L’ebitda in valore è passato da 580 milioni a 684 milioni e il dato in percentuale dei ricavi è cresciuto dal 13,1 a 14,1 per cento. Restano importanti le differenze dimensionali tra le diverse aziende di design selezionate all’interno della classifica, ma si conferma la forte propensione verso l’export soprattutto delle realtà più piccole. A livello medio, comunque, questo valore resta elevato. Per il design si attesta infatti sul 68 per cento.
di Milena Bello